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REPORT MEDIOBANCA – Il vino italiano cresce ancora all’estero: classifica dei top seller

Cresce ancora il settore vinicolo italiano, trainato dall’export. Secondo l’indagine annuale dell’area studi di Mediobanca, nel 2014 le vendite in Italia sono rimaste invariate rispetto all’anno precedente, mentre il fatturato estero dei maggiori produttori è aumentato del 2,8%, spingendo il fatturato complessivo a un +1,4%. Gli spumanti, in particolare, confermano il trend positivo del 2013 e “guidano la crescita con un +4,1% sospinti dall’estero (+6,2%)”. In particolare, gli spumanti confermano il trend positivo dello scorso anno e guidano la crescita con un +4,1% sul 2013 sospinti dall’estero (+6,2%).

DAL 2014 PIU’ EXPORT IN ASIA

Solo il 5% del fatturato estero del vino italiano è realizzato in Asia, nel 2014 proprio questo continente si è rivelato la destinazione che ha incrementato maggiormente le vendite, con un +16,9%. Energica anche la crescita del Nord America (+6,1%), dove si realizza il 32% dell’export, mentre rallentano le esportazioni italiane di vino nei paesi UE (+1,7% sul 2013), che tuttavia si confermano la prima piazza estera per il vino italiano assorbendo il 50% dell’export totale. In flessione invece le esportazioni in Africa, Medio Oriente e gli altri Paesi Europei (non nell’UE) che calano del 3,3%, per una quota pari all’11% del totale.

CHI VINCE TRA I TOP SELLER?

Al vertice della graduatoria 2014 per fatturato si riconferma primo il Gruppo Cantine Riunite-GIV con 536 milioni di fatturato. Nonostante le flessioni rispetto al 2013, al secondo gradino del podio rimane Caviro con 314 milioni. Segue Campari (209 milioni). Cresce invece il fatturato del Gruppo Antinori a 180 milioni (+4,8% sul 2013) che si colloca in quarta posizione davanti alla cooperativa Mezzacorona, quinta a 171 milioni (+5%). Record di crescita nel 2014 spetta alla forlivese Mgm che passa da 66 a 73 milioni (+10,1%), seguita da Ruffino che sale da 75 a 81 milioni (+8,4%).

Se invece si considera la proiezione estera, la medaglia d’oro va a Ruffino, che realizza all’estero il 92,9% del fatturato, seguita da Masi Agricola (90,5%) e da Fratelli Martini (89,5%). La più grande azienda nostrana, Cantine Riunite-GIV, supera la cinese Yantai Changyu che continua ad arretrare, e si attesta sesta a livello mondiale (preceduta dalla cilena Viña Concha y Toro).

IL VENETO DAVANTI A TUTTI

La classifica dei produttori in base alla forza dei loro bilanci vede in testa la veneta Botter. Seguono l’emiliano-romagnola Cantine Turrini, Masi Agricola, anch’essa veneta, e la toscana Ruffino. Veneto e Toscana registrano i ROE maggiori, rispettivamente del 9,8% e del 5,3% nel 2013.

LE ASPETTATIVE PER IL 2015

L’82% degli intervistati non prevede un calo delle vendite per l’anno a venire, ma sono solo il 9% gli ottimisti che prevedono una buona annata nel 2015 con crescita delle vendite superiore al 10%. Nell’insieme prevale quindi la prudenza e senza gli exploit del 2011 e 2012: il 50% degli intervistati ritiene di non poter accrescere le vendite del 2015 oltre il 5%; ma l’euro debole forse darà una mano.

LA BORSA BRINDA ALLA PRIMA MATRICOLA ITALIANA

Il 2015 ha portato con sé un avvenimento importante: la prima quotazione di una società vinicola italiana, l’Italian Wine Brands, controllante della Giordano Vini e di Provinco Italia, nel mese di gennaio. Secondo l’analisi della performance dell’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo elaborato da Mediobanca, investire nel vino sembra essere stato un ottimo affare. Il dato che emerge infatti è che da gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 336,5%, un risultato ben al di sopra delle Borse mondiali che hanno segnato un più modesto progresso dell’87%.

Infine le migliori performance dei titoli vinicoli in termini relativi (ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) sono segnate dal Nord America (+447%) e dalla Francia (+74%). Tuttavia non tutte le piazze hanno registrato un dato positivo: Australia -17,1%, Cile -30% e Cina -65%.

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