«Se non raggiungiamo un accordo di pace duratura sappiamo che scenario ci si prospetta, ha un nome, la guerra», parola di François Hollande. Forse. Ma nell’attesa dell’incontro di domani per il raggiungimento di un’intesa tra Ucraina e Russia mediata da Francia e Germania, gli occhi e le orecchie del mondo della finanza sono puntati sul sistema bancario della Federazione e sulle debolezze susseguitesi nei mesi scorsi di cui è difficile immaginare un epilogo nel breve periodo.
Alle difficoltà del sistema bancario russo, l’economista Davidia Zucchelli dell’International Research Network di Intesa Sanpaolo, ha dedicato interessanti pagine di approfondimenti che mettono in luce come lo stesso sia pensantemente colpito da due fattori che, la Zucchelli fa notare, pongono a dura prova il sistema bancario: le sanzioni di USA e UE e la svaluzione del rublo. La svalutazione della valuta nazionale, in particolare, che a fine 2014 ha finito per vedere dimezzato il suo valore rispetto al dollaro, ha contributo all’inasprimento di un processo già avviato dalle misure restrittive imposte dagli alleati occidentali. Le sanzioni nel sistema bancario si sono tradotte in limitazioni di accesso ai mercati finanziari internazionali e le conseguenze derivate da tali impedimenti rischiano di aggravare lo stato dell’economia reale del Paese. I limiti ai finanziamenti di derivazione estera hanno portato le banche russe ad avviare una serie di azioni, da una parte, cautelative della bontà dei loro portafoglio clienti e dall’altra, garantiste dei margini connessi alle operazioni di credito.
Negli ultimi mesi, interessate alle qualità della propria clientela, le banche hanno adottato restringimenti alla concessione di finanziamenti con il conseguente rallentamento degli impieghi soprattutto nei confronti delle famiglie (16,6% a ottobre 2014 dal 29% nello stesso periodo del 2013), meno nei riguardi delle imprese (impieghi stabili intorno al 19%). Non solo, data la necessità di garantire ritorni, il tasso d’interesse applicato si è di recente attestato al 15% dal 10,5% del dicembre 2013.
Alle ragioni sovraesposte che stanno causando la riduzione del credito e gli alti tassi d’interesse, si sommano due ulteriori considerazioni che mantengono il sistema bancario saldo nelle proprie posizioni: la prima, riguardante i timori di tensioni legate alla liquidità e che potrebbero sfociare in cali di fiducia nei confronti del sistema stesso, la seconda, sicuramente tangibile, connessa alle già fallite 86 banche domestiche durante lo scorso anno e le previsioni di fallimento di altre 200 banche per l’anno in corso. A dimistrazione di come il clima di diffidenza e non solo di difficoltà di derivazione esterna stia toccando il sistema bancario della Federazione, l’economista di Intesa Sanpaolo riferisce del tasso interbancario a 1m attorno al 30%, segno, in generale, di una scarsità di fiducia reciproca e, in particolare, della qualità del portaglio clienti delle banche russe.
In un tale momento di fragilità, la Zucchelli fa notare come a mantenere stabile il sistema ci stiano pensando, da un lato, la Banca centrale con operazioni di funding alle banche pubbliche per un’immissione a sistema (a fine anno 2014) stimata intorno ai 7000 miliardi di rubli, dall’altro, il Governo che ha acquistato 39,95 miliardi di rubli di azioni Gazprombank, che sta per elaborando un piano anticrisi da oltre 2 trilioni di rubli per il suporto dell’economia, e che manifesterebbe l’intenzione di indirizzare 1000 miliardi di rubli alla Deposit Insurance Agency per sottoscrivere obbligazioni subordinate bancarie che abbiano come obiettivo principe il finanziamento di progetti di settori strategici (energia, aereonatica, miliare, difesa, etc).
E’ difficile prevedere cosa accadrà nel breve periodo e quali le ripercussioni sul sistema bancario del Paese.
Si attendono le prossime ore intorno al tavolo delle trattative a Minsk.