Prima un accenno di polemica sul deficit, poi la distensione. Ieri sera, al temine di un incontro durato un’ora e mezza con il permier italiano Matteo Renzi, il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso ha scritto in un tweet che “l’Europa sosterrà le riforme in Italia”. Anche l’ex sindaco di Firenze ha detto che il faccia a faccia con il numero uno della Commissione è andato “bene, molto bene”.
Dopo le frecciate degli ultimi giorni e in attesa del Consiglio europeo di oggi, insomma, i toni tornano ad abbassarsi. Ormai non è un mistero che il governo Renzi intenda alzare il rapporto deficit-Pil 2014 per finanziare il taglio del cuneo fiscale e il pagamento integrale dei debiti della Pa. Per conoscere i numeri definitivi bisognerà aspettare il 10 aprile, data in cui l’Esecutivo presenterà il Documento di economia e finanza. Ma le indiscrezioni non mancano.
Secondo Bruxelles, il dato relativo al nostro Paese dovrebbe arrivare quest’anno al 2,6% e sembra che il governo Renzi intenda usare per intero quel margine di 0,4% che consentirebbe all’Italia di avere a disposizione circa 6,4 miliardi di euro in più senza violare il tetto del 3% imposto dagli accordi di Maastricht. Un limite che due giorni fa, parlando di fronte alla Camera, il Premier ha definito “obiettivamente anacronistico”.
Ieri mattina sia Barroso sia il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy avevano sottolineato come tutti i Paesi debbano rispettare i vincoli europei. I due leader, inoltre, avevano accolto con imbarazzo una domanda sulla possibilità che l’Italia finanzi a deficit le misure per la crescita. Lo scambio di sorrisi ironici è stato letto da alcuni giornali come una riedizione della scena tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy dell’ottobre 2011, che marcò il punto più basso nelle relazioni tra l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e l’Europa.
Renzi ha replicato che “l’Italia è uno di quei Paesi che i vincoli li rispetta”, sebbene il mese scorso la Commissione Ue abbia declassato l’economia del nostro Paese tra quelle con squilibri macroeconomici eccessivi (insieme a Slovenia e Croazia) e il commissario per gli Affari economici Olli Rehn abbia lamentato un ritmo insoddisfacente nella riduzione del deficit strutturale e del debito pubblico italiano.