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Renzi sul dopo Quirinale: Italicum e Jobs Act non si toccano, referendum sulle riforme

Su Italicum e Jobs Act indietro non si torna. Così come sulla legge Severino, che resterà così com’è senza sconti sull’incandidabilità di Silvio Berlusconi. Qualche novità potrà invece venire sul decreto fiscale del 20 febbraio che il Consiglio dei ministri tornerà ad esaminare venerdì 20 febbraio insieme alla legge annuale sulla concorrenza. Nessuna retromarcia, infine, sulla riforma delle banche popolari che comincerà il suo iter alla Camera dalla prossima settimana.

Ecco in sintesi i paletti dell’agenda di Governo fissata dal premier Matteo Renzi che, con il suo consueto mix tra pragmatismo e decisionismo, si è già smarcato dalle pressioni che gli vengono da destra e da sinistra dopo l’elezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, elezione che ha segnato un successo personale del leader fiorentino e che ne ha rafforzato il ruolo di guida. “Porteremo a casa le riforme – ha scritto Renzi su twitter in riferimento alle riforme istituzionali – e poi le sottoporremo a referendum, così vedremo s egli italiani sono d’accordo con noi o chi non vuole mai cambiare niente”

QUALE MAGGIORANZA

A chi gli chiede se d’ora in poi farà riferimento alla maggioranza del Quirinale (è la richiesta della minoranza del Pd) o a quella del Nazareno (cioè l’asse sulle riforme con Berlusconi, che per la verità è molto più tiepido di prima sulle riforme istituzionali dopo la batosta subita sul Quirinale) o alla maggioranza di Governo malgrado gli ondeggiamenti del Ncd di Angelino Alfano, Renzi risponde con il buon senso dei numeri e con logica istituzionale che lo ha fin qui accompagnato. Il che significa che sulle riforme istituzionali il Governo ricercherà l’intesa anche con le opposizioni ma non si lascerà fermare da ricatti o da indesioni e perciò sulla legge elettorale non tornerà indietro mentre qualche aggiustamento ci potrà essere sulla riforma del Senato che è all’esame della Camera.

Del resto i numeri sono numeri e senza l’appoggio di Berlusconi, il Governo Renzi non potrebbe farcela al Senato a portare avanti le riforme istituzionali perchè non ha la maggioranza. A meno che non si sgretoli del tutto la montagna grillina, ma questo è un discorso per il futuro e prima o poi anche la minoranza del Pd dovrà farsene una ragione, anche se il premier sembra disponibile a ricercare una miglior soluzione su alcuni aspetti della riforma del Senato e a difendere la pace interna nel suo partito.

JOBS ACT

Indietro non si torna nemmeno sul Jobs Act, per la semplice ragione che, essendo divenuto legge, non è più un problema politico o parlamentare ma solo attuativo e i decreti conseguenti dovranno entrare in vigore quanto prima per assecondare i segnali di ripresa economica con una riforma che rende più flessibile il mercato del lavoro ma che assicura più garanzie a chi l’articolo 18 non l’ha mai visto e soprattutto alle nuove generazioni.

FISCO E CONCORRENZA

Niente sconti inoltre a Berlusconi sul fisco e sulla candidadibilità. La legge Severino, ha tenuto a precisare il premier, non si tocca. Qualche novità protrà invece venire sulla delega fiscale ma senza regali per il leader di Forza Italia. Niente sconti dunque a chi ha frodato il fisco e l’idea di una legge ad personam per il capo della Fininvest era fuori dal mondo prima e lo è a maggior ragione dopo la fine della battaglia per il Quirinale.

La polemica sul famoso 3% di franchigia fiscale sull’Iva pro-Berlusconi “è una leggenda metropolitana – ha tenuto a puntualizzare Renzi a “Porta a Porta” – perchè il principio è semplicemente quello di escludere dal penale le infrazioni marginali rispetto al totale del fatturato”. Il come lo si vedrà dal provvedimento che tornerà in discussione nel Consiglio dei ministri del 20 febbraio che all’ordine del giorno avrà anche la legge annuale sulla concorrenza con sconti alle tariffe Rc auto collegate però all’uso della scatola nera, con lo stop all’apertura di nuove farmacie e alla vendita di medicinali di gascia C nella grande distribuzione e con regole più concorrenziali per i professionisti e in particolare per notai e avvocati.

BANCHE POPOLARI

Ferma è anche la linea del governo Renzi sulla riforma delle grandi banche popolari, per l’approvazione della quale il premier è pronto a porre la fiducia se le resistenze di Ncd dovessero proseguire: “Bisogna togliere le grandi banche popolari – ha detto – dalle mani dei signorotti locali che hanno snaturato il concetto di solidarismo cattolico”. E più chiaro di così non poiteva davvero essere.

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