E’ come sempre un Renzi d’attacco quello che parla alla prima direzione del Pd dopo le elezioni regionali ma è anche un Renzi che apre alla minoranza sulla riforma della scuola. “Se volete fermarmi, sfiduciatemi in Parlamento e nel partito, altrimenti io vado avanti con le riforme” fino alla fine della legislatura nel 2018 e al prossimo congresso del Pd nel 2017. E, in ogni caso, “non accetto lezioni unità da chi non vota nemmeno la fiducia: ci vuole un codice di condotta al nostro interno”.
Matteo Renzi non le manda a dire alla minoranza del Pd e domanda: “Come si fa a sostenere che abbiamo perso alle elezioni dopo che abbiamo conquistato 17 Regioni su 20?”. Se invece di avviare un processo di riforme a tutto campo, il Pd avesse continuato a sostenere il governo Letta, “non so se a rappresentare l’Italia al G7 ci sarebbe andato un esponente del Pd”.
“Il mio mandato ha senso – ha continuato il Premier – solo se si continua a fare cose” per cambiare l’Italia: è questo il punto centrale di tutta la strategia renziana ed è infatti questo il punto di dissenso con la minoranza Pd che di fronte a ogni riforma accampa pretesti per rinviare o accantonare i cambiamenti, essendo parte integrante di quel blocco trasversale conservatore che da anni difende lo status quo e impedisce all’Italia di modernizzarsi.
La riforma della scuola è parte del processo di cambiamento avviato da Renzi e su questo il premier e segretario Pd apre alla minoranza dem: “Ho i numeri per approvare subito la riforma anche al Senato, ma se vogliamo discutere ancora facciamolo: prendiamoci 15 giorni ma facciamo un’assemblea sulla scuola in ogni circolo del Pd”.
Sulla riforma costituzionale Renzi ha invece sostenuto che non ci possono essere ambiguità, anche se il testo può essere migliorato sulla composizione del Senato: “O si sta con chi la vuole o si sta con il Comitato del No che vede impegnati Salvini, Grillo e Berlusconi”. E ha aggiunto che il centrodestra, che fa leva sulla paura degli italiani, si sta riorganizzando e non va sottovalutato perchè è questo schieramento il vero avversario del Pd e dell’Italia che vuole cambiare. Viceversa, la coalizione sociale di Landini é “pura demagogia, è asociale” e non andrà da nessuna parte.