Tornare a Maastricht per superare il Fiscal compact: è lo scambio politico che l’ex premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, propone all’Unione europea per sostenere la crescita economica senza scassare i conti pubblici ed è quanto si legge nel suo libro “Avanti. Perchè ‘Italia non si ferma” che sarà in libreria da mercoledì.
Al posto dei vincoli rigidi del Fiscal compact, negoziato dai governi Berlusconi e Monti, il segretario del Pd propone un percorso di crescita e risanamento diverso che poggi su un deficit pubblico del 2,9% del Pil per cinque anni. Se lo scambio suggerito da Renzi venisse accolto dai partner europei, l’Italia avrebbe a disposizione “almeno 30 miliardi di euro per i prossimi cinque anni per ridurre la pressione fiscale e rimodellare le strategie di crescita”.
Si tratterebbe di una somma consistente con la quale Renzi intende intestarsi la battaglia elettorale per tagliare le tasse e fronteggiare così la sfida della flat tax lanciata da Silvio Berlusconi e quella del reddito di cittadinanza di Beppe Grillo.
Naturalmente bisognerà vedere quale Governo se ne farà carico e se, dopo le elezioni, Bruxelles accoglierà le proposte renziane. Non sarà però, nelle intenzioni del segretario del Pd, uno scambio a senso unico. Per convincere l’Unione europea Renzi avanza un impegno a ridurre il debito pubblico attraverso un’operazione sul patrimonio in corso di elaborazione da parte della Cassa depositi e prestiti e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, verosimilmente attraverso la costituzione di fondo che raccolga gli asset mobiliari e immobiliari del Tesoro da valorizzare e collocare sul mercato.
Quale che sia la sorte della ricetta di Renzi, sarebbe un grosso passo avanti per la politica italiana se, al posto dello sterile dibattito sulle alleanze post-elettorali, il confronto tra le forze politiche si concentrasse finalmente sui contenuti e in particolare sulla politica economica da mettere in campo per sostenere la crescita ma anche per ridurre le diseguaglianze sociali, che in Italia come nel resto dell’Occidente alimentano le derive populiste e sovraniste.