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Renzi e le privatizzazioni: “Disastro Telecom deciso da D’Alema”

FIRSTonline

Stop di Matteo Renzi ad eventuali nuove privatizzazioni e in particolare all’ulteriore cessione di quote del capitale Eni.

“Se mi chiede se bisogna privatizzare l’Eni, le dico di no. Sulle privatizzazioni delle aziende pubbliche direi che abbiamo fatto abbastanza, direi anche troppo in questi anni”, ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi, in un’intervista al programma Agorà su Rai 3. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha il controllo di fatto in Eni in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia attraverso Cassa Depositi e Prestiti. Lo Stato detiene attualmente il 30,1% del capitale: il 25,76% attraverso Cdp e il 4,34% attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Nel corso del programma, guardando più in generale alle privatizzazioni già fatte, Renzi è stato sollecitato dell’intervistatore a indicare una privatizzazione che non avrebbe fatto e che, a suo avviso, è riuscita male. Questa la risposta: “Sicuramente la vicenda Telecom ai tempi del presidente D’Alema”.

La privatizzazione di Telecom Italia è avvenuta nel 1997, vent’anni fa. Da allora, il gruppo italiano non ha avuto pace. Nel 1999  il manager Roberto Colaninno lanciò la sua scalata a Telecom alla testa di un manipolo di investitori (la “razza padana” di Chicco Gnutti e amici) e il “nocciolino duro” degli iniziali investitori si dissolse rapidamente. Successivamente, nell’estate del 2001, fu Marco Tronchetti Provera a conquistare il controllo, poi nel 2007 arrivo Telco (Assicurazioni Generali, Banca Intesa e Mediobanca, affiancate dalla spagnola Telefonica). Dopo varie vicende, Telefonica decide il suo disimpegno nel 2014 e apre le porte all’avanzata di Vivendi che si prende il 24% delle azioni nel 2016 e di fatto controlla quella che un tempo era la corazzata italiana delle telecomunicazioni.

Tra cambi di azionisti, ribaltoni di manager e cessioni , la capitalizzazione di Telecom Italia si è ridotta a 3 miliardi e 576 milioni a 0,58 euro per azione. Colaninno nel ’99 aveva lanciato la sua scalata, la “madre di tutte le privatizzazioni”, offrendo 11,5 euro per azione.

Oggi Telecom si confronta con un nuovo piano di esuberi che prevede fino a 7.500 uscite volontarie a fronte di 2.000 assunzioni per favorire il processo di digitalizzazione dell’azienda e dell’offerta al pubblico.

(Aggiornamento alle 12,32 di martedì 6 febbraio):

Lunedì sera Tim Brazil, società controllata da Telecom Italia, ha comunicato i dati riguardanti il 4Q 2017. Gli utili sono in aumento e la performance del trimestre ha superato le aspettative degli analisti.

I ricavi totali, comunica la nota, pari a 4,257 miliardi di real (1 real = 0,247 euro), sono cresciuti del 5,3% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. In aumento su base annua (+13,3%) anche l’Ebitda normalized che nel 4Q si è assestato a 1,769 miliardi di real: crescita riconducibile ad una serie di fattori come ad esempio l’incremento dei ricavi legati ai mobile service e ai fixed service, oltre ovviamente ad un efficiente controllo dei costi. L’utile nel 4Q del 2017 è pari a 604 milioni di real (+66% rispetto al 4Q 2016) mentre l’utile relativo all’intero esercizio 2017 ammonta a 1,235 miliardi di real (+64,5% rispetto al 2016).

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Categories: Finanza e Mercati

View Comments (2)

  • Su Renzi e D'Alema ognuno può avere le idee che crede ma i fatti sono fatti. Tre punti in questione:

    1) È vero o no che, dopo la privatizzazione, Telecom Italia cominciò a deragliare a seguito dell'Opa promossa dai "capitani coraggiosi" di Colaninno e Gnutti che l'allora premier D'Alema avallò e caldeggiò anche a costo di mortificare Tesoro e Banca d'Italia?

    2) È vero o no che i debiti sostenuti dai privati per finanziare l'Opa vennero scaricati sull’incolpevole Telecom, che ancora oggi ne paga il prezzo?

    3) Quanto all'accelerazione della rete in fibra a banda ultralarga, è vero o no che è un volano della modernizzazione del Paese che può aiutare l'Italia a colmare i suoi ritardi in materia?

  • Grande Renzi, il merlo che dice al corvo di essere nero. Infatti la grande idea di sperperare milioni di euro pubblici per portare la fibra ottica in molte città già comunque coperte dal servizio broad band non l'ha mica avuta il grande Matteo......che schifo!!!!!!!