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Renzi lancia la strategia verde: 9 miliardi per le rinnovabili

Sulle rinnovabili il governo mette sul piatto 9 miliardi in 20 anni. E’ Matteo Renzi a dare personalmente l’annuncio giovedì mattina a Palazzo Chigi chiamando a raccolta due ministri (Galletti per l’Ambiente e Calenda per lo Sviluppo economico) e la triade dei Big nazionali dell’energia: Eni, Enel e Terna che metteranno in campo investimenti (già inseriti nei piani industriali) per circa 7 miliardi nei prossimi 3-4 anni. La ragione del dispiegamento di forze è che proprio Carlo Calenda ha appena firmato il decreto che ridisegna tutto il sistema di incentivazioni e di sviluppo per l’energia verde dei prossimi vent’anni, attesissimo e ritardato dall’avvicendamento al ministero, dopo le dimissioni di Federica Guidi. Nello stesso giorno l‘Enea certifica che gli italiani sono sempre più verdi: hanno speso 28 miliardi in quasi dieci anni, per rendere le proprie case più efficienti e risparmiose e dato una sforbiciata di 3 miliardi all’import di fonti fossili. “Siamo un Paese in classe A”, sottolinea il presidente Enea Federico Testa.

La logica del decreto rinnovabili è di sostenere le energie verdi più mature, come il solare e l’eolico, con interventi di accompagnamento verso la piena grid parity (parità di costo in rete); e di incentivare quelle che invece hanno bisogno di sostegno per svilupparsi (per esempio la geotermia). Il decreto, soprattutto, segna il fischio d’inizio per il repowering degli impianti eolici ovvero per la sostituzione delle pale attualmente in opera e giunte ormai a fine vita, con altre più nuove ed efficienti cioè in grado di produrre di più a parità di vento. Calenda ha spiegato che i fondi arriveranno in ragione di 435 milioni l’anno per venti anni per raggiungere il totale di 9 miliardi (qui la ripartizione delle risorse) . “Il 50% – ha ancora precisato il ministro – sarà destinato alle fonti vicine all’equilibrio economico l’eolico, un altro 25% alle ‘tecnologie di frontiera’ come la geotermia e il termodinamico e il restante 25% a fonti biologiche, come le biomasse e le fonti di scarto”.

Lo schieramento è quello delle grandi occasioni ed è lo stesso premier a sottolineare che in materia di energia e di rinnovabili “siamo qui a presentare il gioco di squadra che il Paese intende fare sulle rinnovabili partendo dalle aziende: abbiamo la prima azienda italiana come fatturato e lavoratori, che è l’Eni, e la seconda che è Enel, due grandi multinazionali che rispondono agli azionisti sui mercati, che hanno ingegneria e innovazione tali da essere leader a livello mondiale”.

I tre campioni nazionali sono lì a certificarlo e, aggiunge il premier, Palazzo Chigi e il Mef non hanno allo studio ulteriori cessioni di quote di capitale. La quota di controllo (circa il 30%), quindi, rimane invariata e pubblica, nella cassaforte del Tesoro e di Cassa e depositi.

Il tutto avviene a poche ore dagli ultimi dati resi disponibili dal Mise: dopo un trend negativo di quattro anni, nel 2015 sono infatti aumentati i consumi finali di energia (+4,1%), sostenuti da una più favorevole congiuntura economica. Gli incrementi si sono registrati in tutti i settori (usi civili +7,4%, trasporti +4,1%), a eccezione dell’industria, che registra una diminuzione del 1,8% rispetto all’anno precedente.

Quanto alle energie verdi, risulta raggiunto in anticipo l’obiettivo al 2020 in termini di incidenza delle rinnovabili sui consumi finali lordi di energia (17%): a fronte di una  contrazione della produzione di energie rinnovabili elettriche, dovuta a fattori contingenti e di natura transitoria (ritorno della produzione idroelettrica ai valori normali dopo la forte crescita del 2014 legata a un eccezionale livello di precipitazioni), si è registrata una crescita delle rinnovabili termiche, in particolare legna e pellet per il riscaldamento, collegata principalmente alle temperature invernali più rigide rispetto al 2014.

Per i progetti di Eni nelle rinnovabili “inizieremo a parlare con le Regioni, approveremo gli investimenti a settembre e si partirà a inizio 2017”, ha esordito l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Si partirà con due siti in Sicilia, due in Sardegna e uno a Manfredonia, tutti dedicati al fotovoltaico e “si creeranno posti di lavoro”. Gli investimenti globali, ha ricordato Descalzi, andranno da 700 milioni ad un miliardo.

Vista la decisione di spingere sull’acceleratore delle rinnovabili, “stiamo parlando con Francesco Starace (Enel, ndr) e altri interessati per fare joint venture” sui terreni disponibili. Il Cane a sei zampe infatti punta sulla trasformazione “di 4mila ettari bonificati e già predisposti, terreno ideale per portare fotovoltaico in prima fase”.

Lui, l’Ad di Enel Francesco Starace ricorda che il gruppo ha in vista circa 2,2 miliardi di investimenti sulle rinnovabili e che il 50% degli investimenti per la crescita sono destinati appunto all’energia verde, soprattutto all’estero ma anche in Italia dove oltre ai nuovi contatori 2.0 il gruppo spinge in direzione del geotermico, del repowering eolico e dell’idroelettrico. Nel puzzle delle attività Enel, Starace ha voluto inquadrare anche l’operazione Futur-E con la trasformazione di 23 vecchie centrali in nuovi siti riconvertiti a varie attività che saranno decise caso per caso. Solo per le bonifiche saranno investiti 200 milioni. Il piano per le colonnine di ricarica delle auto elettriche è in dirittura d’arrivo. Venerdì Starace lo vedrà in anteprima.

 “La produzione di rinnovabili non è efficiente senza una rete. E allora Terna investirà 4 miliardi nei prossimi quattro anni, uno l’anno” ha ricordato Renzi e l’Ad Matteo Del Fante ha precisato che il gruppo sta valutando i siti Eni in vista dei futuri allacci ai nuovi impianti verdi e verificando come bilanciare la rete in quei punti.

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