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Renault: via all’era De Meo, il manager italiano che piace ai francesi

Imagoeconomica

Luca De Meo, l’ultima speranza per Renault. Così titola un editoriale di Le Monde, ricordando che oggi, 1° luglio, inizia ufficialmente l’era del manager italiano a capo della tormentata casa automobilistica francese. L’esordio di De Meo è attesissimo Oltralpe: la stampa, non solo l’autorevole Le Monde, gli sta dedicando tutti gli onori del caso, dopo il suo convincente discorso di 8 minuti in occasione dell’ultima assemblea di Renault, lo scorso 19 giugno. “Un debutto riuscito”, sostiene Le Monde, che definisce il manager milanese charmant e dal francese fluente, anche se con un velo di accento italiano. De Meo ha più di 25 anni di esperienza nell’industria automobilistica: per lui quello in Renault è un ritorno alle origini, visto che proprio lì era iniziato tutto, prima di passare a Toyota Europe e successivamente a Fiat, dove ha ricoperto l’incarico di Head of Business per Lancia, Fiat e Alfa Romeo.

Poi il manager classe ’67, laureato alla Bocconi, è stato anche amministratore delegato di Abarth e di nuovo Chief Marketing Officer del gruppo Fiat, prima di sbarcare in Volkswagen e di diventare presidente della controllata Seat, carica che ha ricoperto negli ultimi cinque anni contribuendo a rilanciare l’ex casa spagnola. Un giramondo di successo, reduce da decenni di gavetta e al quale Renault adesso affida un compito difficile: uscire da una crisi che era iniziata già prima del coronavirus, dopo il turbolento addio dell’ex CEO Carlo Ghosn, arrestato nel 2018 e tuttora al centro di una spy story internazionale. Già nel 2019 infatti la storica casa automobilistica transalpina aveva registrato il primo bilancio negativo dopo 10 anni consecutivi di utile: -141 milioni di euro.

Ora il Covid, che ha costretto ad un piano di austerità mai visto: Renault infatti beneficerà di aiuti per ben 5 miliardi di euro dallo Stato francese, ma allo stesso tempo ha dovuto rivoluzionare le strategie dei prossimi due anni, stabilendo una riduzione dei costi operativi per 2 miliardi. Questo significa che Renault da qui al 2022 taglierà 15.000 posti di lavoro. Eviterà per quanto possibile di farlo in territorio francese, dove nessuna fabbrica sarà chiusa ma dove comunque la dieta ferrea porterà gli organici a diminuire di 4.600 unità. Meno volumi, più produttività: è questo il nuovo mantra, già annunciato dal presidente uscente Jean-Dominique Senard prima di lasciare la “patata bollente” a De Meo.

“Dopo aver investito troppo, torniamo ai fondamentali”, ha detto un mese fa il manager francese, comunicando a stampa e mercati che la produzione tra il 2019 e il 2024 sarà ridotta del 18%, ma che ogni dipendente produrrà il 14% di veicoli in più nell’arco dell’anno (nel 2022 saranno 91 per dipendente). La capacità di produzione annua passerà dunque dai 5,5 milioni di veicoli del 2019 a 4 milioni. Una scelta necessaria per adeguarsi ai nuovi paradigmi post-Covid, che prevedono tempi molto duri per il mercato automobilistico, in tutto il mondo. Inoltre, nel caso specifico di Renault, come non manca di ricordare Le Monde, De Meo dovrà anche convivere con un “ambiente malsano”, deteriorato dal caso Ghosn e dalle tensioni con i giapponesi di Nissan, partner dell’Alleanza con Renault e Mitsubishi.

“Il suo profilo avrà l’effetto di un vaccino”, arriva a sostenere il quotidiano transalpino, riconoscendo al manager italiano di avere le capacità e l’esperienza giuste per risollevare le sorti di Renault, casa fondata nel XIX secolo e più volte, anche di recente, vicinissima a diventare partner di Fiat.

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