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Renault, Senard non si dimette e rilancia: “Fca, mai dire mai”

Imagoeconomica

Il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard, non si dimette e rilancia il sogno di una fusione con Fca. All’assemblea della casa automobilistica francese che si è tenuta ieri, Senard ha sostenuto di essere certo che “in quel progetto c’era un reale potenziale di successo” per “sinergie robuste e valorizzanti” e non ha perso la speranza di rilanciarlo in un futuro prossimo: “Mai dire mai“.

“Non me lo tolgo dalla testa”, ha aggiunto Senard che ha anche rivelato che l’idea di un accordo con Fca per una fusione non era sua ma gli era stata suggerita dal ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, che – come Macron – ha poi dovuto fare marcia indietro per la pressione contraria dell’establishment transalpino, che ha fatto venire meno le iniziali condizioni politiche per il matrimonio tra le due case automobilistiche.

Senard si è detto sinceramente dispiaciuto per le nozze mancate con Fca, che avrebbero dato vita al primo costruttore mondiale, ma non è detto che la partita non possa riaprirsi, anche perché i francesi si stanno rendendo conto di non avere alternative migliori alla fusione con il gruppo guidato da John Elkann.

Prima però dovranno normalizzare i rapporti con i giapponesi della Nissan. A tale proposito Senard ha anche precisato di aver cercato di coinvolgere subito i giapponesi nell’operazione Fca, al punto che inizialmente i rappresentanti della Nissan avevano annunciato una “astensione positiva”. Poi la situazione è precipitata. Non è escluso però che i giochi si riaprano e che lo stesso Macron voglia riprendere in mano la situazione.

Sulla questione è intervenuto nuovamente anche il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che nel corso di un’intervista a France Info, ha dichiarato: “I colloqui potrebbero riprendere dopo il ripristino della fiducia”. Le Maire incontrerà oggi, 13 giugno, Senard allo scopo di chiarire la posizione dello Stato francese.

Il ministro ha comunque smentito che lo Stato abbia posto un veto sull’operazione, sostenendo di aver solo chiesto 5 giorni in più per valutare un’intesa che continua a considerare “un’interessante opportunità“.

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