Colpo di scena nella vicenda Renault-Nissan. L’ex presidente di Nissan, Carlos Ghosn, ha lasciato il Giappone e si è rifugiato in Libano. Attraverso i suoi legali, ha dichiarato che non stava fuggendo dalla giustizia ma sta piuttosto cercando di evitare “ingiustizia e persecuzione politica”.
L’ex presidente Nissan, che si trovava agli arresti domiciliari a Tokyo dal 25 aprile, dopo essere stato recluso in prigione, in attesa di processo per frode industriale e fiscale. Non ha fornito dettagli su come è uscito dal Giappone ma ha promesso di parlare presto ai giornalisti.
“Ora sono in Libano e non sarò più tenuto in ostaggio da un sistema giudiziario giapponese truccato in cui si presume la colpa, la discriminazione dilaga e vengono negati i diritti umani di base, in flagrante disprezzo degli obblighi legali del Giappone ai sensi del diritto internazionale e dei trattati che è vincolato a sostenere”, si legge in una dichiarazione.
La vicenda di Ghosn inizia nel 2018 con l’arresto per frode ai danni della società automobilistica di cui era presidente. Tra il 2010 e il 2015, dicono i magistrati, avrebbe accantonato un tesoretto in nero, alla spalle di Renault e Nissan, stimato qualche milione di euro . Spese pazze hanno inoltre caratterizzato la sua gestione. Secondo la ricostruzione di Repubblica “i 50mila euro di “benefici personali” – come scrive il rapporto della casa automobilistica francese – spesi per celebrare il suo matrimonio e i 50 anni della nuova moglie al Castello di Versailles, con un dress code rigorosamente ispirato all’epoca di Maria Antonietta. Evento pagato a piè di lista da una filiale dell’azienda. Oppure gli appartamenti di lusso che avrebbe preso con fondi della società a Rio, Beirut e Amsterdam, gli inviti ad amici e parenti al Carnevale di Rio, diverse consulenze sospette arrivate a persone a lui vicine. Le indagini di Renault hanno individuato transazioni poco chiare sia nella filiale olandese che in quella dell’Oman che potrebbero aver dirottato verso i conti di Ghosn almeno 16 milioni di dollari.”
Dopo la fuga in Libano, di cui Carlos Ghosn è cittadino (ha anche la nazionalità francese e brasiliana), il pubblico ministero giapponese ha chiesto alla corte distrettuale di Tokyo la revoca della libertà vigilata del manager che, si è appreso, non era ai domiciliari come riportato in precedenza. Lo riportano i media giapponesi, spiegando che se il tribunale accoglie l’istanza, la libertà vigilata verrà annullata e la cauzione di 1,5 miliardi di yen (12,3 milioni di euro) verrà confiscata.
Aggiornato il 1° gennaio 2020 alle 9.46