Condividi

Regno Unito contro Google: class action da 6 miliardi per abuso di posizione dominante

Google nel mirino di una maxi causa in Uk: 250 mila aziende chiedono 5 miliardi di sterline per pratiche anticoncorrenziali nella pubblicità online. Alphabet respinge le accuse

Regno Unito contro Google: class action da 6 miliardi per abuso di posizione dominante

Google finisce nel mirino di una nuova, pesantissima class action intentata nel Regno Unito. Il colosso di Mountain View è accusato di aver abusato della propria posizione dominante nel mercato della pubblicità online, danneggiando in modo sistemico migliaia di imprese britanniche. La richiesta di risarcimento è da record: 5 miliardi di sterline, pari a circa 5,83 miliardi di euro.

La causa è stata depositata presso il Competition Appeal Tribunal da Geradin Partners, studio legale specializzato in concorrenza, su incarico di Or Brook, docente di diritto della concorrenza presso l’Università di Leeds, che rappresenta oltre 250.000 aziende del Regno Unito.

Le accuse: abuso di posizione dominante e prezzi gonfiati

Al centro del contendere, ci sarebbe la strategia di Google volta ad escludere i concorrenti dal mercato della pubblicità sulla ricerca online. Secondo l’accusa, l’azienda avrebbe imposto costi eccessivi per i propri servizi pubblicitari, generando ricavi sproporzionati a discapito degli inserzionisti.

Google ha sfruttato la sua posizione dominante nella ricerca generale e nella pubblicità online per sovraccaricare gli inserzionisti“, ha dichiarato Brook. “Questa class action vuole chiedere conto delle sue pratiche illecite e ottenere un risarcimento per le aziende britanniche che sono state costrette a pagare troppo”.

La denuncia fa riferimento anche a pratiche legate all’ecosistema Android e alle intese commerciali con Apple. Google, secondo l’atto, avrebbe:

  • costretto i produttori di smartphone a preinstallare Search e Chrome per accedere al Play Store
  • pagato miliardi di sterline a Apple per rendere Google il motore di ricerca predefinito su Safari
  • garantito prestazioni migliori al proprio software Search Ads 360 rispetto a quelli di altri operatori

Nel 2023, Alphabet – la holding a cui fa capo Google – ha generato 14 miliardi di sterline (oltre 16 miliardi di euro) solo dalla pubblicità sulle ricerche.

La replica di Google: “Accuse infondate e speculative”

La risposta di Google non si è fatta attendere. Un portavoce ha definito la causa “l’ennesimo caso speculativo e opportunistico avviato nei confronti della società”, sottolineando che “i consumatori e gli inserzionisti usano Google perché è utile, non perché non ci siano alternative”.

Google promette battaglia legale: “Ci opporremo con forza”, ha ribadito il gruppo, che da tempo è sotto osservazione sia in Europa che negli Stati Uniti per presunti comportamenti anticoncorrenziali.

Le pressioni normative per le Big Tech

Il nuovo contenzioso dal Regno Unito si inserisce in un clima di crescente attenzione regolatoria nei confronti delle Big Tech. Nel 2020, uno studio della Competition and Markets Authority del Regno Unito ha rilevato che Google detiene il 90% dei ricavi nel mercato della pubblicità sui motori di ricerca.

Ma non solo il Regno Unito. Già l’Unione Europea ha imposto alla società una multa da 2,4 miliardi di euro nel 2018 (confermata lo scorso settembre dall’Ue) per aver abusato della sua posizione dominante nelle ricerche online.

Anche altri colossi del tech sono sotto pressione. Meta è coinvolta in un procedimento antitrust che potrebbe portare alla separazione di Instagram e WhatsApp, mentre Microsoft è nel mirino per presunti abusi nel mercato del cloud computing.

Novità sui domini: addio ai Google nazionali

Google intanto ha annunciato una modifica tecnica di portata globale: addio ai domini nazionali come “.it” o “.fr”, ma solo “google.com”. La modifica, che sarà introdotta gradualmente nei prossimi mesi, non influenzerà i risultati locali né la lingua dei contenuti, che continueranno ad essere determinati dalla posizione geografica dell’utente.

Nel corso degli anni, la nostra capacità di offrire un’esperienza locale è migliorata“, ha spiegato Google. “Abbiamo iniziato nel 2017 a fornire gli stessi risultati locali indipendentemente dal dominio utilizzato”. Durante la transizione, alcuni utenti potrebbero dover reimpostare le proprie preferenze di ricerca.

Commenta