Peggiora la situazione finanziaria delle Regioni, colpite dalla riduzione dei trasferimenti dallo Stato centrale non interamente compensata dall’aumentato gettito dell’imposizione fiscale locale. Lo rileva la Corte dei Conti nella Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni per gli esercizi 2011-2012.
La magistratura contabile riporta un calo dei trasferimenti statali di 21,89 miliardi di euro nel quadriennio 2009-2012 (-20,2%), soltanto parzialmente bilanciato da un incremento degli incassi tributari, che raggiunge ritmi superiori al 10% annuo.
In generale, spiega la Corte, “a fronte di una spesa regionale corrispondente a circa il 22% della spesa delle Amministrazioni pubbliche, le Regioni sono state chiamate a concorrere al contenimento della spesa pubblica, nel quinquennio 2010-2014, per il 34% del complesso delle manovre correttive adottate per l’intero settore pubblico”. Per cui i saldi del conto consolidato per cassa presentano un netto peggioramento.
Rimane invece sostanzialmente stabile la consistenza complessiva del debito, nonostante l’andamenti economico- patrimoniale nell’aggregato delle Spa e Srl partecipate al 100% dalle Regioni, evidenzi perdite nel biennio 2010 -2011.
Le Regioni soffrono anche della pesante evasione fiscale dell’irap. La Relazione stima una sottrazione di base imponibile per questa imposta a 227 miliardi l’anno, nella media del triennio 2008-2010. La perdita annua di gettito regionale (prendendo a riferimento l’aliquota di base del 3,9%) si assesterebbe quindi a 9 miliardi (pari al 20% circa del gettito potenziale d’imposta).
La sottrazione di base imponibile Iva, nel 2011, ammonterebbe invece a circa 250 miliardi, con una conseguente perdita annua di gettito dell’ordine di circa 46 miliardi (pari al 28% del gettito potenziale).
La piaga dell’evasione colpisce tanto al Nord quanto al Sud, ma in maniera diversa. Secondo i dati della Corte dei Conti, l’evasione è più diffusa nel Mezzogiorno, con livelli di incidenza superiori al 40% per l’Iva e al 30% per l’Irap, ma il danno arrecato dal fenomeno, in termini assoluti, è ben maggiore al Nord, a causa del livello di attività economica che lì si concentra.
Non assume alcun tono assolutorio dell’evasione, infine, la considerazione conclusiva della Relazione. Essa ricorda come “il contestuale ricorso ad aggravi di imposte a livello sia centrale che locale contrasti con il principio ispiratore del federalismo fiscale, che richiede l’invarianza della pressione fiscale complessiva sul cittadino”.