Le ferie stanno finendo anche per la politica: lo si capisce anche dal fermento in atto. Dopo la tradizionale pausa agostana, la politica torna a riprendersi la scena che le appartiene, ponendosi al centro del dibattito nazionale a suon di proposte e polemiche. Il teatro principale però sembra essersi ufficialmente spostato di 900 km, trasferendosi da Palazzo Chigi a Palazzo dei Normanni. Mancano poco più di due mesi alle elezioni regionali siciliane del 5 novembre e nessun partito vuole lasciare nulla di intentato.
Mai come in questo 2017, Palermo è riuscita a conquistare l’interesse nazionale. La posta in palio è alta. Sono in molti a pensare che il voto della Trinacria sia fondamentale, addirittura determinante per gli equilibri nazionali. Riassumendo in parole povere il sentire politico attuale: chi vince in Sicilia potrebbe già avere un piede all’interno di Palazzo Chigi, chi perde potrebbe non riuscire più a vederlo nemmeno col binocolo. Un banco di prova, un test da non fallire, un trampolino di lancio che proietterà i partiti e le coalizioni verso le politiche del 2018.
Proprio per questo motivo nulla verrà lasciato al caso. Per il centrosinistra e il centrodestra la parola d’ordine è una sola: trovare un candidato che riesca a scongiurare la vittoria del Movimento 5 Stelle che, con il candidato governatore Giancarlo Cancelleri punta a conquistare il jackpot. Il problema è che, come di consueto ormai, trovare un accordo tra i vari partiti che compongono i due fronti, impegnati da tempo immemore in una guerra intestina, sembra un sogno degno della più idealistica utopia di Tommaso Moro.
Mentre i pentastellati proseguono, da settimane, la loro campagna elettorale, centrodestra e centrosinistra continuano a litigare sul nome giusto, sul profilo più adeguato, sull’alleanza più fruttuosa. Da un lato si cerca di capire chi tra Gaetano Armao e Nello Musumeci rappresenti la scelta più azzeccata, dall’altro si prova a trovare la quadra sul rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, sostenuto dal PD e dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, ma che in caso di alleanza tra questi e Alfano potrebbe essere scaricato dagli altri partiti della coalizione.
Elezioni Sicilia: la scelta del centrodestra
Volendo riassumere la situazione del centrodestra alla vigilia delle Regionali siciliane, al momento coesistono due blocchi separati che, nonostante ripetuti tentativi non riescono a trovare la quadra. Silvio Berlusconi avrebbe intenzione di puntare sul docente di diritto amministrativo ed ex assessore regionale della Sicilia Gaetano Armao, padre del movimento Siciliani Indignati. Lo avrebbe confermato a Gianfranco Micciché nel corso del vertice tenutosi ad Arcore tre giorni fa, nonostante il nome abbia suscitato qualche malumore all’interno di Forza Italia.
L’ex presidente della Provincia di Catania, Nello Musumeci (Diventerà Bellissima) sarebbe invece il candidato di Giorgia Meloni. La decisione definitiva dovrebbe arrivare entro la fine di agosto ma lo scopo di entrambe le fazioni sembra essere univoco: evitare il reiterarsi di spaccature come quelle già viste per le comunali di Roma dello scorso anno. Il Cavaliere lo ha già promesso: nel caso in cui la scelta ricadesse su un candidato a lui gradito sarebbe addirittura disposto a trasferirsi per un mese in un appartamento a Palermo per fare campagna elettorale.
Da capire inoltre, quale sarà la posizione dell’Udc di Cesa che in Sicilia può contare su un bacino di voti non indifferente.
Regionali Sicilia: i dubbi del centrosinistra
Ma se il centrodestra “piange”, il centrosinistra non ride. Sembra essere ormai assodata, anche se non ufficiale, l’intesa tra il Partito Democratico e Angelino Alfano, nonostante i dirigenti siciliani di Ap abbiano più volte manifestato la volontà di partecipare attivamente alla trattativa. Nella Trinacria il partito dell’attuale ministro degli Esteri potrebbe garantire il 5-6% dei voti, percentuali notevoli in grado di determinare addirittura la vittoria.
In base all’accordo il candidato alla presidenza dell’Ars dovrebbe essere il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari. Un nome che piace a Matteo Renzi, ma anche al sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Un altro problema è rappresentato dai “partiti alla sinistra del PD: Articolo 1 – Mdp, Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista non sono disposti a correre al fianco di Alfano, facendo definitamente tramontare l’ipotesi di replicare il cosiddetto “modello Palermo” che tanto piace ai leader romani. Senza Alfano però potrebbero essere disposti a convergere su un candidato civico come Micari. Insomma, il problema non è il nome, ma la formazione.
Nel frattempo, il centrosinistra dovrà fare i conti anche con l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, intenzionato a candidarsi nuovamente e a tentare il raddoppio.
Tra gli altri candidati ufficiali, oltre a Cancelleri per il M5S, figurano: Roberto La Rosa (lista Siciliani Liberi), Piera Maria Loiacono (Partito Liberale Italiano e ista Libertas), Franco Busalacchi (Noi Siciliani) e l’ex rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla.