Molte partite Iva aperte nel 2019 con la prospettiva di rientrare nel regime forfettario rischiano di essere già escluse dal perimetro fiscale agevolato. Il motivo? Le nuove regole in vigore dal primo gennaio 2020, che comportano un irrigidimento dei criteri per essere ammessi al regime forfettario, si applicano anche all’anno scorso. Lo ha confermato la sottosegretaria all’Economia, Cecilia Guerra, a margine di un convegno organizzato il 23 gennaio dall’Anc.
I NUOVI REQUISITI VALGONO PER IL 2019
In particolare, Guerra ha chiarito che i due nuovi requisiti (1- non aver percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente o assimilati, come quelli da pensione, per più di 30mila euro; 2 – non aver speso più di 20mila euro per personale e lavoro accessorio) valgono per il 2019. Di conseguenza, chi l’anno scorso ha superato questi limiti è fuori dal regime forfetario già dal 1° gennaio 2020.
CHI RISPETTA I LIMITI COME LO DIMOSTRA?
Chi invece rispetta i requisiti potrebbe in teoria dimostrarlo al più presto solo con la Certificazione unica di marzo. Per questo il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa (M5S), aveva parlato della possibilità di accettare quale verifica del limite dei 30mila euro anche la somma dei cedolini o delle buste paga del 2019. “Possibilità che potrebbe essere ufficializzata con una circolare”, ha aggiunto lo stesso Villarosa.
REGIME FORFETTARIO 2020: ESCLUSA UNA PARTITA IVA SU 4
Secondo la relazione tecnica alla legge di Bilancio, che prende come riferimento le dichiarazioni dei redditi del 2018 (anno d’imposta 2017), le nuove regole sul regime forfettario per le partite Iva nel 2020 porteranno all’esclusione di un contribuente su quattro: 341.500 su una platea composta da 1,4 milioni di persone. Sennonché, negli ultimi due anni si è registrato un boom di adesioni al regime forfettario, che è arrivato certamente a superare i due milioni di partite Iva. Il numero degli esclusi, quindi, rischia di essere molto più alto: si parla addirittura di mezzo milione.