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Referendum sulla cittadinanza: raggiunto il quorum delle 500mila firme, ora la parola passa alla Consulta

Imagoeconomica

Il referendum sulla cittadinanza, promosso da +Europa, ha raggiunto il traguardo delle 500mila firme necessarie, segnando un importante passo verso la possibilità di votare su un tema che ha diviso il dibattito pubblico per anni. La svolta è arrivata ieri pomeriggio, martedì 24 settembre, quando la piattaforma digitale per la raccolta delle firme online ha registrato il superamento del mezzo milione di sottoscrizioni in meno di venti giorni. Ora la palla passa alla Corte di Cassazione, che dovrà verificare la validità delle firme e accertarsi che la proposta rispetti le norme di legge. Se tutto procederà senza intoppi, la proposta sarà presentata alla Corte Costituzionale, la quale valuterà la sua conformità con la Costituzione. Se entrambi i passaggi andranno a buon fine, nella prossima primavera gli italiani saranno chiamati a esprimere il proprio parere su una proposta che intende modificare i requisiti attuali per l’ottenimento della cittadinanza.

Come si ottiene oggi la cittadinanza italiana e cosa chiede il referendum?

Oggi, la cittadinanza italiana è regolata da una legge del 1992, che è tra le più severe in Europa. Esistono due modi principali per diventare italiani: il primo è attraverso il ius sanguinis, cioè si diventa cittadini se si nasce da genitori italiani o si sposa un cittadino italiano. Il secondo modo è per naturalizzazione, che richiede di avere almeno 18 anni e di risiedere in Italia in modo legale e continuativo per 10 anni. Attualmente, l’Italia non offre lo ius soli, che darebbe automaticamente la cittadinanza a chi nasce nel paese, né il ius scholae, che la concederebbe a chi completa un ciclo di studi in Italia.

Il referendum proposto da +Europa chiede di ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza ininterrotta in Italia necessari per richiedere la cittadinanza. Se approvato, questo cambiamento riporterebbe l’Italia a regole più simili a quelle di altri paesi europei. Tutti gli altri requisiti rimarrebbero gli stessi, come la conoscenza della lingua italiana, avere un reddito sufficiente, l’idoneità professionale, rispettare le leggi fiscali e l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica. Circa 2,5 milioni di persone in Italia potrebbero beneficiare di questa modifica, rendendo più accessibile la cittadinanza per gli stranieri che vivono nel nostro paese.

I sostenitori del referendum sulla cittadinanza

Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha espresso grande soddisfazione per il risultato, ricordando come il 6 settembre, giorno in cui è stato depositato il quesito, in pochi credevano fosse possibile raggiungere un simile obiettivo, vista la natura divisiva del tema. ” Gli italiani dimostrano una grande voglia di partecipazione e di non essere rassegnati al modo ideologico con cui questo governo tratta temi centrali per il futuro del paese come la riforma della cittadinanza”, ha dichiarato, celebrando il successo di una campagna che negli ultimi giorni ha preso il volo.

Complici anche il supporto di numerose personalità della cultura, dello spettacolo e dello sport, come Julio Velasco, Ghali, Zerocalcare, La Rappresentante di Lista e Dargen D’Amico, oltre ai sindaci di molte città governate dal centrosinistra. Questo ha portato a un ritmo di crescita di circa 10mila firme all’ora nelle ultime 48 ore, mettendo anche a dura prova la piattaforma digitale del ministero della Giustizia, costringendo il server a una pausa forzata. Tra i politici che hanno aderito, Elly Schlein (Pd), Matteo Renzi (Italia Viva), Angelo Bonelli (Verdi), Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e Carlo Calenda (Azione).

Le reazioni di Meloni e Tajani al referendum

La premier Giorgia Meloni, intervenendo da New York, ha dichiarato di non vedere la necessità di cambiare la legge attuale sulla cittadinanza, definendo i 10 anni richiesti “un tempo congruo”. Tuttavia, ha aggiunto che, se ci sarà un referendum, saranno gli italiani a decidere, in pieno spirito democratico.

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha sollevato il tema dello ius scholae già lo scorso agosto, proponendo di concedere la cittadinanza a chi ha frequentato le scuole in Italia. Tajani ha precisato che la questione sarà affrontata internamente al partito e successivamente presentata agli alleati e in Parlamento, ribadendo che la cittadinanza è un tema serio che non deve essere utilizzato per “giochi parlamentari”.

Mentre Lega e Fratelli d’Italia mantengono una posizione fredda sulla questione, Magi sottolinea che la piattaforma digitale per la raccolta firme, introdotta grazie a un suo emendamento al decreto Semplificazioni del 2021, ha un valore cruciale: rende più difficile per il Parlamento evitare il confronto su questioni che potrebbero essere considerate “sgradite”.

La firma digitale sul referendum: ecco come funziona

L’uso della firma digitale ha giocato un ruolo chiave nel successo dell’iniziativa. La piattaforma governativa, introdotta proprio per facilitare la partecipazione ai referendum, permette di autenticare le firme in pochi minuti utilizzando Spid o la carta d’identità elettronica. Questa soluzione ha permesso di bypassare le tradizionali difficoltà legate ai banchetti fisici e alle tempistiche spesso lunghe per la certificazione delle iscrizioni alle liste elettorali, semplificando notevolmente il processo.

In attesa della decisione della Corte costituzionale, il referendum sulla cittadinanza si preannuncia come uno dei temi centrali del dibattito politico nei prossimi mesi.

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