Più che sulle trivelle, che nei nostri mari non ci sono più e non ci saranno più, il referendum di oggi si gioca sul quorum ed è un’anticipazione del ben più serio referendum sulla riforma della Costituzione del prossimo ottobre.
Le urne saranno aperte dalle 7 alle 23 ma c’è un’ampio fronte, sostenuto dal premier Matteo Renzi e appoggiato dal Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano che invita all’astensione e a non partecipare al voto di quello che considera un referendum fasullo, anzi una vera e propria “bufala” che sotto presunti timori ambientali, mai suffragati da nessuna seria analisi, punta in realtà a difendere i poteri delle Regioni contro lo Stato in materia di energia.
Il referendum di oggi non è infatti un referendum popolare ma un referendum proposto, come la Costituzione prevede, da 8 Regioni, che nel corso della campagna referendaria si sono in gran parte defiliate temendo la strumentalizzazione anti-governativa della consultazione che è guidata da quel capopopolo che è diventato il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, ex magistrato ed ex sindaco di Bari, inizialmente renziano e oggi fiero avversario del premier, in altre parole una sorte di Di Pietro in ritardo. Con lui, oltre alle associazioni ambientaliste, ci sono le forze dell’opposizione e parte dei vescovi.
Il sindacato è spaccato come lo è la minoranza Pd: Bersani voterà no come gli ex premier Prodi e Letta, mentre Speranza voterà sì.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, voterà, anche se non si sa come, solo perché così vuole la tradizione e perché
il Capo dello Stato deve mantenersi imparziale e non può parteggiare per il Sì o per il No.
Finora nessun referendum, tranne quello sul nucleare, ha mai raggiunto il quorum: quello di oggi per vincere deve raccogliere il consenso della metà dei 50.631.368 aventi diritto al voto più uno, cioè oltre 25 milioni di italiani.