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Referendum in Crimea: un plebiscito per l’annessione alla Russia

In gioco ci sono Ucraina e Russia, ma la percentuale è di quelle bulgare. Ieri il 96,6% dei partecipanti al referendum in Crimea ha votato per l’annessione delle penisola ucraina alla Russia. Questo il dato definitivo dopo il completamento dello spoglio delle schede. Un plebiscito rafforzato dalla scarsa affluenza ai seggi dei non russi, ma comunque di dimensioni ben oltre le attese per la Crimea, dove, su due milioni di abitanti, il 59% è di origine russa e il 77% usa il russo come prima lingua. Secondo la commissione elettorale locale, l’affluenza è stata del 73,14%.

Il presidente americano Barack Obama ha evocato eventuali sanzioni supplementari contro la Russia e ha avvertito il presidente russo Vladimir Putin che gli Stati Uniti e i loro alleati non riconosceranno “mai” il risultato del voto in Crimea. Nel corso di una conversazione telefonica con il numero uno del Cremlino, Obama ha sottolineato che il referendum è contrario alla Costituzione ucraina e si è svolto sotto la minaccia dell’intervento militare russo.  Il capo della casa bianca ha aggiunto che “le azioni della Russia violano la sovranità dell’Ucraina e la sua integrità territoriale” e che “in coordinamento con i suoi partner europei, gli Usa sono pronti ad imporre delle sanzioni supplementari contro la Russia”.

Dal canto suo Putin ha ribadito la propria posizione: il referendum “è pienamente conforme” al diritto internazionale la Russia è pronta a “rispettare la volontà del popolo di Crimea”. Ieri sera a Mosca si ipotizzavano tre mesi al massimo per “riconoscere e accogliere” la richiesta di Sinferopoli. E oggi il premier della Crimea Sergey Aksyonov volerà nella capitale russa per “portare e illustrare” i risultati del voto di ieri. 

E’ la crisi più grave tra Russia e Occidente dopo la fine dall’Urss e rischia di durare ben più a lungo di quella aperta nel 2008 con l’intervento dell’esercito russo in Ossezia del Sud.

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