Si parte stamane per il temuto viaggio verso terre ignote. Il seco no in arrivo dalle urne greche rimette in discussione la filosofia su cui si è sviluppata, mattone dopo mattone, la politica europea dallo scoppio della crisi in poi.
Le prime reazioni dei mercati asiatici lasciano prevedere, come da copione, una giornata ad alta tensione. Tokyo perde l’1,6%, Sidney l’1,3%. In tensione i rendimenti dei bond: il decennale australiano sale al 2,932%. In Europa però in apertura i listini perdono ma non crollano: Milano -2,4%, Parigi, -1,3% e Francoforte -1%.
L’euro arretra (-0,7%) nei confronti del dollaro a 1,1042 ma recupera dopo le dimissioni di Yanis Varoufakis dal governo greco. In pesante calo il petrolio: Brent sotto i 60 dollari al barile.
Tiene invece la Borsa cinese, secondo potenziale focolaio di crisi. Grazie agli interventi a difesa del mercato stamane Shanghai avanza del 3% dopo un avvio pirotecnico al +7,8%.
LA FRANCIA APRE AD ATENE, SECCO NO DA BERLINO
Lo shock per il voto greco percorre tutte le capitali dell’Unione Europea. Il ministro dell’Economia francese Emmanuel Macron si è espresso per l’immediata riapertura delle trattative con Atene, ma la sua sembra una voce isolata. Da Berlino la prima reazione ufficiale è del vice premier socialdemocratico Sigmar Gabriel: “Tsipras – ha detto – ha distrutto l’ultimo ponte che poteva collegare Grecia ed Unione Europea”. In giornata Angela Merkel incontrerà a Parigi François Hollande.
SULLE BANCHE LA PALLA PASSA A DRAGHI
La prima, cruciale partita si giocherà stamane alla Bce. Toccherà a Mario Draghi decidere se e come prolungare gli aiuti alle banche greche. Per la Banca centrale, dopo il no di Atene, sarà difficile resistere alle tesi di Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, per cui già da tempo i collaterali delle banche greche a garanzia dei prestiti hanno perduto ogni valore.
Mario Draghi, però, potrebbe evitare di chiedere per ora la restituzione dei prestiti Ela, atto che avrebbe l’effetto di accelerare il Grexit. Come già accaduto nel 2012, il banchiere chiederà ai vertici delle varie istituzioni europee se intendono farsi carico delle garanzie di Atene oppure no.
La prossima data chiave sarà, a questo punto, il 20 luglio, quando scadranno 3,5 miliardi di prestiti Ue ad Atene. Se entro quella data non ci sarà accordo, la Grecia entrerà in default, ma non sarà per questo espulsa dall’euro. Atene entrerà in una sorte di limbo, caratterizzato dalla doppia circolazione monetaria, con l’introduzione di una valuta ad uso interno.
UN FIUME DI LIQUIDITA’ SALVA SHANGHAI
Per quanto riguarda la Cina, si riparte da una frana del 28% dal 12 giugno scorso. Venerdì l’indice di Shanghai ha perduto il 5,84%. Nell’ultimo mese sono andati in fumo oltre 3mila miliardi d dollari, più della capitalizzazione della Borsa di Italia, Francia, Russia, Messico, India ed Australia messe assieme.
Nel weekend Pechino ha allestito in tutta fretta una diga anti panico con una serie di misure: a) stop alle Ipo ai listini di Shanghai e Shenzhen, accusate di drenare tutta la liquidità disponibile. Hanno già rinunciato 28 matricole nella sola giornata di sabato; b) creazione di un fondo costituito da 21 imprese primarie (sia pubbliche che private) a sostegno delle blue chips, sulla falsariga di quanto fatto nel 1997 ad Hong Kong durante la crisi asiatica; c) il fondo dispone di una potenza di fuoco limitata (19,3 miliardi di dollari) ma ha alle spalle il sostegno di Pechino; d) domenica sera, infine, è arrivata la notizia che Pechino era pronta a garantire la liquidità necessaria al mercato, rendendo così possibile il rimbalzo odierno. Si tratta di capire quale sarà l’efficacia nel tempo di queste misure.
BCE IN CAMPO A DIFESA DI BTP E BONOS
Le aste del Tesoro italiano saranno regolari anche in presenza di una crisi per la situazione greca ha assicurato il direttore per il debito pubblico del Tesoro Maria Cannata.”Noi andiamo regolari – ha garantito – Siamo andati in asta in situazioni molto più complicate, anche nel novembre 2011″. Finora, del resto, i danni sono stati contenuti. Ma oggi si profila una giornata difficile per i titoli di Stato della periferia dell’eurozona, i più esposti alle scosse di Atene.
Le prossime emissioni italiane sono previste già in settimana: venerdì 10 i Bot a un anno, lunedì prossimo i Btp). Il Tesoro affronta la prova dopo aver raccolto oltre il 60% delle emissioni previste per l’interno anno, a tassi di interesse che si sono mantenuti molto bassi fino a fine mese, quando, sulla scia dell’annuncio del referendum, il rendimento dei Btp ha subito un balzo (dallo 0,85% all’1,25% per il 5 anni e dall’1,83% al 2,35% per il 10 anni).
Il mercato riparte dopo la massiccia fuga di investitori internazionali dal mercato: nell’ultimo mese i fondi monetari hanno liquidato posizioni per 6,1 miliardi di dollari, l’emorragia più grave dl luglio 2013. Nello stesso periodo sugli Etf del comparto si sono abbattuti disinvestimenti per oltre 3,2 miliardi di dollari.
La decisone della Bce di includere una serie di titoli anche italiani (Enel, Snam, Terna, Ferrovie) tra i possibili acquisti del Qe ha messo le ali al settore con forti acquisti sui corporate bond, anche quelli non direttamente interessati dal provvedimento.
PIAZZA AFFARI RIPARTE DA -5,4%
Gli effetti della crisi greca hanno pesantemente condizionato i mercati azionari nella scorsa settimana. L’indice Eurofirst delle prime 300 società quotate europee è arretrato del 3,5%. A Milano l’indice FtseMib è arretrato del 5,43%. Da inizio anno l’incremento si riduce al 18,4%.
In Piazza Affari oggi dividendo straordinario di Brembo (0,2 euro). Pagano la cedola anche Trevi (0,07 euro) e Compagnia della Ruota (0,026).
MONTE PASCHI
Fanalino di coda del listino nella passata settimana è stata banca Monte dei Paschi (-11,9% la scorsa settimana), sotto la pressione dei prezzi dei titoli di Stato. Il cda dell’istituto ha confermato l’incarico a Ubs e Citi per individuare il possibile partner secondo le indicazioni della Bce. Intanto accelera la corsa per la poltrona di presidente in sostituzione di Alessandro Profumo, che lascerà l’incarico il 6 agosto.
FCA ALLE PRESE CON IL BRASILE SPERA IN SUZUKI
In grande frenata Fiat Chrysler (-8,7%). Pesa sull’andamento del gruppo la difficile congiuntura del mercato brasiliano (-27% rispetto ad un anno fa). Sergio Marchionne, al proposito, ha detto di prevedere una ripresa entro la fine dell’anno. A quell’epoca il gruppo avrà probabilmente concluso l’Ipo di Ferrari, valorizzata per almeno 10 miliardi.
“E’ presto per discuterne”, ha risposto l’ad del gruppo ad una domanda sulle prospettive di un’eventuale conclusione dell’arbitrato tra Suzuki e Volkswagen che potrebbe schiudere le porte di un’alleanza con la casa giapponese.
TELECOM, PRIMO CONTATTO CON VIVENDI
Si terrà mercoledì il primo incontro ufficiale del board di Telecom Italia con una rappresentanza di Vivendi, capeggiata dal pdg Arnaud de Puyfontaine. La delegazione potrebbe poi essere ricevuta a Palazzo Chigi.