La battaglia contro l’Autonomia differenziata ha raggiunto un traguardo storico: oltre 500mila italiani hanno già firmato online per chiedere il referendum abrogativo della legge Calderoli, superando il quorum minimo richiesto in meno di un mese. In totale, le firme raccolte si avvicinano a 800mila, grazie anche alla raccolta fisica nei banchetti. Partita il 26 luglio, l’iniziativa ha visto una mobilitazione straordinaria, con la Cgil che ha certificato 164.711 firme, di cui ben 32mila solo in Sicilia, seguita da Emilia Romagna (16.150), Puglia (16.693) e Campania (13.228). Ed è probabile, visto il trend, che nei prossimi giorni il numero continui a salire.
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, attraverso l’iniziativa “Via Maestra”, ha portato la protesta ovunque: dalle spiagge affollate alle piazze cittadine, fino alla chiesa di San Giorgio Maggiore a Napoli, dove 100 fedeli hanno espresso il loro “No” al cosiddetto “Spacca Italia”, suscitando la dura reazione di Fratelli d’Italia. Il futuro del referendum ora dipende dalla decisione della Consulta sull’ammissibilità del quesito.
I commenti
Le reazioni non si sono fatte attendere. Maurizio De Stefano, del comitato di Napoli, ha dichiarato: “Le prime 500mila firme sono un traguardo importantissimo, ma è solo l’inizio. Dobbiamo intensificare l’impegno per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di contrastare l’autonomia differenziata per mantenere l’unità del Paese e l’uguaglianza dei diritti”. Anche Nicola Ricci, segretario generale della Cgil di Napoli e Campania, ha definito il risultato “straordinario” e ha ribadito la necessità di continuare la raccolta firme: “Non possiamo fermarci ora. Con questa grande alleanza democratica dobbiamo superare ogni obiettivo e portare i cittadini alle urne la prossima primavera per bocciare definitivamente questa legge che spacca il Paese e impoverisce il Sud”.
Lo scoglio della Consulta
Il cammino verso il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata si scontra con un ostacolo cruciale: il giudizio della Corte Costituzionale. Prima che gli italiani possano esprimere il loro voto, la Consulta dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità del quesito referendario. Poiché la legge Calderoli è strettamente legata all’articolo 116 della Costituzione, c’è il rischio che la Corte consideri il referendum inammissibile, trattandolo come una legge costituzionale e quindi non soggetta ad abrogazione tramite voto popolare. Se la Consulta bloccasse il referendum, si spegnerebbe la speranza di molti di fermare una riforma che potrebbe accentuare le disuguaglianze tra le regioni italiane. Tuttavia, se la Corte desse il via libera, si aprirebbe la strada a una battaglia elettorale decisiva per il futuro del Paese.