“La sostenibilità complessiva del nostro welfare appare sempre più a rischio”. Lo sostiene Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali. Durante il convegno dal titolo “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano: gli effetti delle novità pensionistiche per il 2019” – organizzato insieme ad Arca Fondi SGR in occasione della X edizione del Salone del Risparmio – Brambilla ha spiegato che “se per le pensioni i dati sono positivi, al netto dei costi per le modifiche introdotte con la conversione del decreto legge n. 4 del 29 gennaio 2019, altrettanto non si può dire per altre variabili fondamentali di sistema”.
A pesare, secondo Brambilla, sono soprattutto i costi dell’assistenza, che si sono impennati di quasi il 60% nell’arco di un decennio, passando “dai 73 miliardi del 2008 ai circa 116 del 2018 (+ 43 miliardi)”. Soldi che, naturalmente, devono arrivare dalla fiscalità generale. “Considerando che il Paese è al palo come incremento della produttività – conclude Brambilla – e che le nuove spese assistenziali, segnatamente il reddito di cittadinanza e le pensioni di cittadinanza, comporteranno maggiori oneri che incrementeranno deficit e debito, la sostenibilità complessiva del nostro welfare appare sempre più a rischio”.
In un’intervista rilasciata lo scorso gennaio a La Verità, Brambilla aveva aggiunto che ai 116 miliardi spesi dallo Stato centrale per l’assistenza nel 2018 dobbiamo aggiungere, sulla base delle indicazioni della Ragioneria di Stato, la spesa assistenziale degli enti locali e lo 0,8% del Pil per il sostegno alla casa. Alla fine, il monte spesa totale per l’assistenza sociale sfiora i 130 miliardi, quando la spesa per le pensioni autentiche, cioè quelle sostenute dai contributi, è di 160. Così il sistema non regge”.
Da esperto di previdenza in quota Lega, l’anno scorso Brambilla è stato consulente economico del Governo, incarico che ha deciso di abbandonare all’inizio del 2019 per manifestare il proprio dissenso con l’impianto previsto per quota 100. “Arriveranno circa 300 mila domande per accedere a quota 100 – aveva spiegato ancora a La Verità – Chi conosce la macchina sa che è impossibile accontentare subito tutti. Ci sarà un tale ingorgo che bisognerà fare delle scelte”.