In arrivo altre brutte notizie per chi prende il Reddito di cittadinanza. Dopo i 160 mila sms per informare le famiglie della sospensione del loro Reddito, l’Inps invierà, tra agosto e settembre, altri 80 mila sms. Lo riferisce il Corriere della sera. La stima non è ufficiale e si spera che stavolta i termini siano più chiari dato che i primi sms hanno creato confusione e scatenato al massimo le tensioni politiche per la cancellazione di una delle misure più osteggiata dal governo di centrodestra e fortemente caldeggiata dal Movimento 5 Stelle.
Ad esasperare gli animi degli “esclusi” dall’ammortizzatore sociale, che si sono affollati davanti ai Comuni e alle sedi Inps, è che non solo i 160 mila destinatari dell’sms di luglio – partito in automatico con l’ultima erogazione – rischiano di perdere l’Assegno unico, ma alcuni di questi, in realtà, possedevano i requisiti per continuare a godere della misura, e dunque non avrebbero dovuto essere sospesi. Sono tutti quei cittadini che sono stati presi in carico dai Servizi sociali dei Comuni nell’ultimo mese. Le comunicazioni tra i Municipi, il ministero del Lavoro e l’Inps sono sfasate, e gli ultimi dati sulla presa in carico da parte delle Città, che riguardano 88 mila nuclei familiari, esclusi in tempo dalle comunicazioni, sono fermi ai primi di luglio. Un errore che sarà corretto, ma che ha montato ulteriormente disagio e rabbia lanciando un assist all’opposizione.
Nel frattempo, l’Inps ha diffuso una nota dettata da “spirito di servizio, di vicinanza e trasparenza”, per ribadire quali sono le nuove misure che sostituiranno in parte il Rdc, come funzionano e a chi spettano.
Reddito di cittadinanza: la nota dell’Inps
I beneficiari sospesi, ma non attivabili al lavoro anche se non hanno soggetti fragili nel nucleo familiare, dovrebbero ricevere al massimo entro fine ottobre una comunicazione di presa in carico da parte dei Servizi sociali dei Comuni. Per questi, il Reddito continuerà ad essere erogato fino alla fine dell’anno, quando sarà sostituito dall’Assegno di inclusione. Tutti gli altri invece saranno dirottati sui Centri per l’impiego per avviare un percorso di formazione al lavoro, che darà diritto a 350 euro mensili per tutta la sua durata, con un massimo di 12 mensilità in base a quanto durano le iniziative di formazione e inserimento lavorativo. L’Istituto chiarisce anche che il Supporto alla formazione e al lavoro è individuale, e potranno riceverlo anche più persone in una famiglia.
L’Assegno di inclusione, invece, scatterà dal gennaio 2024 e riguarderà le famiglie di non occupabili (nuclei con almeno un minorenne, un over 60 o una persona con disabilità). Le stesse famiglie che, comunque, avranno diritto al Reddito di cittadinanza fino a dicembre 2023. O meglio, non proprio le stesse, dato che i criteri saranno più stringenti.
Rcd in scadenza: come non perdere l’Assegno unico
Quelle stesse 160 mila famiglie “escluse” dal Rdc rischiano di ritrovarsi anche senza l’Assegno unico per i figli. Lo chiarisce l’Inps con un messaggio, ricordando che la legge di Bilancio per il 2023 e il decreto di maggio (48/2023), che stabiliscono che “verrà meno anche l’attuale corresponsione d’ufficio dell’Assegno unico e universale (Auu) sul Reddito di cittadinanza”, e che quindi andrà fatta una domanda a parte, altrimenti i soldi verranno meno. Dovranno fare domanda entro luglio quelle per le quali la misura scade dopo sette mesi (ovvero quelle senza minori, ma con Isee basso e figli fino a 21 anni impegnati negli studi). “I nuclei familiari aventi diritto alla prestazione di Assegno unico e universale anche dopo la scadenza delle sette mensilità del Reddito di cittadinanza, – si legge nella nota -, dovranno presentare autonoma domanda per il riconoscimento del medesimo assegno entro l’ultimo giorno del mese di competenza del Reddito di cittadinanza. La domanda di Auu dovrà essere presentata anche nelle ipotesi di sospensione del Reddito di cittadinanza previste dall’articolo 13, comma 5, del decreto-legge n. 48/2023, in attesa della eventuale comunicazione della presa in carico dei soggetti non attivabili al lavoro entro il termine del 31 ottobre 2023”.
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