La platea di percettori del Reddito di Cittadinanza è di circa 1,8 milioni di famiglie. A questi beneficiari si aggiungono circa 3 milioni di domanda potenziale ma in attesa o esclusi in ragione degli stessi requisiti formali di accesso o per la scarsa informazione sulla policy. In molti non hanno mai smesso di usufruirne dalla sua approvazione, complici anche le debolezze del mercato del lavoro e l’ampia diffusione del lavoro povero in Italia. È quanto emerge da una nuova indagine dell’Inapp che sottolinea alcune criticità di questa misura nell’ambito delle politiche attive del lavoro, rappresentativa dell’intero territorio nazionale su un campione di oltre 45mila individui dai 18 ai 74 anni.
L’acceso dibattito, dopo due anni dalla sua approvazione, sulla modifica o abolizione del sostegno economico sociale per le famiglie sotto il livello di povertà sembra non aver incentivato la creazione di nuova occupazione, ma evidenziato un problema ben più stringente: la diffusione del lavoro povero nel nostro Paese.
Dai risultati dell’Inapp oltre 814 mila cittadini, in rappresentanza di altrettante famiglie, hanno percepito il Reddito di Cittadinanza già da prima dell’emergenza sanitaria, pari al 45% dei percettori. Poco più di 1 milione di famiglie (il 55%), invece, ha iniziato a percepire il RdC durante la pandemia da Covid-19. Per un totale di 1,8 milioni di famiglie. A questi beneficiari si aggiungono circa 1,6 milioni di famiglie che intendono fare richiesta della misura di sostegno a breve e 1,4 milioni di nuclei la cui domanda non è stata accolta.
Quasi la metà dei percettori sono lavoratori poveri
Inoltre, di questi quasi 2 milioni, il 46% dei percettori risultano occupati (552.666 standard e 279.290 precari) con impieghi tali da costringerli a ricorrere al RdC per la sussistenza, il 25% è in cerca di lavoro mentre il 29% è inattivo. Per dimezzare l’attuale numero dei percettori della misura si dovrebbero migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori osserva l’Inapp.
Peraltro, anche la grande domanda potenziale, rivela un 49,8% di simili “working poors”, spiega il Sebastiano Fadda, Presidente dell’Inapp. E conferma la maggiore criticità del RdC che va oltre il semplice numero di occupati ma riguarda “la qualità del lavoro, delle retribuzioni, della produttività, e della riduzione della precarietà”.
Reddito di Cittadinanza: in quanti e perché rifiutano l’impiego
Se per il 77,3% il reddito è fondamentale per la sussistenza, il 78% ha dichiarato di aver rifiutato l’offerta ricevuta soprattutto per altri motivi: la maggioranza (il 53,6%) perché il lavoro proposto non era in linea con le proprie competenze, mentre il 24,5% perché non era in linea con il titolo di studio. Anche la retribuzione bassa e la distanza della sede proposta hanno influito (rispettivamente per l’11,9% e il 7,9%).
Per l’Inapp emerge la difficoltà dei servizi sociali e dei centri per l’impiego a prendere in carico i beneficiari e quella degli enti locali ad attivare progetti di utilità collettiva. Solo il 39,3% ha dichiarato di essere stato contattato dai centri per l’impiego e il 32,8% dai Comuni. Ma di quel 40% circa, a sua volta, solo il 40% ha sottoscritto il patto per il lavoro, e solo alla metà di questi è stata avanzata una proposta di lavoro (peraltro rifiutata dal 56% degli stessi, con le motivazioni sopra citate).
Invece, tra coloro che sono stati contattati dai Comuni, solo il 30% ha sottoscritto un patto per l’inclusione sociale, e tra questi solo il 20% ha partecipato a progetti di utilità collettiva.
Benefici di carattere psico-sociale percepiti dai fruitori del Reddito di Cittadinanza
Importante anche considerare i benefici di carattere psico-sociale percepiti dai fruitori del RdC: il 64% dichiara di avere maggior fiducia nelle istituzioni, il 63% di aver avuto più tempo per la cura dei figli, il 61% di aver migliorato la sua condizione economica, il 58% ha fatto volontariato, il 54% percepisce un miglioramento della sua salute psico-fisica e, in generale, 1 su 2 dichiara di aver aumentato la fiducia in sé stesso, nel futuro, nei rapporti con gli altri e nella classe politica.
Fadda: “Una misura utile contro la povertà peggiorata dal Covid ma necessita di modifiche”.
Secondo il presidente dell’Inapp, il sistema socioeconomico italiano era già molto fragile prima della pandemia, sicuramente la crisi sanitaria e la conseguente crisi economica ne hanno peggiorato le dinamiche. In questo scenario il Reddito di Cittadinanza si è dimostrato una misura utile “per fronteggiare la diffusa povertà”, ma “il perimetro della popolazione in condizione di vulnerabilità è più ampio”.
Per quanto riguarda gli strumenti affiancati al RdC, stando ai dati sopracitati, si sono mostrati poco efficaci nel promuovere un miglior inserimento lavorativo e una maggiore inclusione sociale. Il problema “non è solo quello della disponibilità di risorse, quanto quello di utilizzarle in maniera efficiente nell’ambito di una pianificazione integrata delle politiche del lavoro con le politiche industriali e in genere con le politiche di sviluppo”, ha aggiunto Fadda. “È urgente guardare alle cause per giungere ad una ristrutturazione organica sia del sistema delle politiche attive del lavoro sia dei servizi sociali ed evitare che anche gli ultimi due programmi lanciati in proposito (GOL e Fondo Nuove Competenze) si rivelino poco efficaci”.