Precursore del reddito di cittadinanza (RdC: dl n.4/2019) è stato il Reddito di inclusione (ReI: dlgs n.147/2017). Questa liaison è riconosciuta anche dall’attuale maggioranza di governo che, solitamente, è propensa a credere che prima del suo avvento non esistesse nulla, tanto da essere costretta ad inventare anche l’acqua calda. Nelle legge di bilancio – come è noto – è stato costituito (e finanziato) il Fondo per il reddito e la pensione di cittadinanza, ma nel contempo sono state garantite le prestazioni del ReI, fino alla piena operatività delle nuove misure da introdurre. Se ne è disposta, pertanto, la prosecuzione, confermandone i limiti di spesa e disponendo che essi concorrano, in base alle procedure indicate per l’erogazione delle prestazioni, al raggiungimento del limite di spesa complessivo previsto per il reddito di cittadinanza. A tal fine, le risorse destinate all’erogazione economica del ReI, nei suddetti limiti di spesa, sono state trasferite ed accantonate nell’ambito del nuovo Fondo per il reddito di cittadinanza, riducendo, conseguentemente, a decorrere dal 2019, le relative risorse del Fondo povertà previste per la misura. Per il 2019, il limite di spesa previsto per l’erogazione dei benefici economici del ReI era determinato, in poco meno di 2,2 miliardi circa. Gli stanziamenti erano previsti in diminuzione 2,15 miliardi per il 2020 e 2,13 miliardi annui dal 2021. Queste risorse hanno quindi contribuito alla copertura finanziaria del RdC.
Scheda Reddito di inclusione |
In applicazione del dlgs n. 147/2017 dal 1° gennaio 2018 è stato istituito il Reddito di inclusione (ReI) quale misura unica nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, condizionata alla valutazione della condizione economica attraverso l’ISEE. Il ReI ha sostituito il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva) e l’ASDI (Assegno di disoccupazione). Il ReI si componeva di due parti: 1.un beneficio economico, su dodici mensilità, con un importo variabile a secondo della numerosità del nucleo familiare (da circa 187 a circa 539 euro per nuclei familiari con 6 o più componenti). Il beneficio economico era erogato mensilmente attraverso una carta di pagamento elettronica (Carta ReI); 2.un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento della condizione di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali del Comune. 3.Per l’accesso al ReI erano previsti requisiti economici, di residenza/soggiorno e di compatibilità (i membri del nucleo familiare non devono essere percettori di prestazioni di disoccupazione). |
Nel passaggio delle consegne tra i due istituti l’Osservatorio sul Reddito di Inclusione (ReI) ha pubblicato i dati del 2018, anno in cui sono stati erogati benefici economici a 462.170 nuclei familiari, raggiungendo 1.329.325 persone. La maggior parte dei benefici sono stati erogati al Sud (68%), con interessamento del 71% delle persone coinvolte. Il 47% dei nuclei beneficiari di REI risiede in sole due regioni: Campania e Sicilia. Calabria, Lazio, Lombardia e Puglia coprono un ulteriore 28% dei nuclei.
Il tasso di inclusione del REI, ovvero il numero di persone coinvolte ogni 10mila abitanti, nel 2018 risulta pari a 220. Raggiunge i valori più alti in Sicilia, Campania e Calabria (rispettivamente 634, 603 e 447) e i valori minimi in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige (37 e 28). L’importo medio mensile del REI erogato nel 2018, pari a 295,88 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un intervallo che va dai 237,01 euro per la Valle d’Aosta ai 327,63 euro per la Campania.
Come risulta da un esame obiettivo il ReI non è stato un fallimento. Il suo vero limite lo ha messo in evidenza, nel suo saggio ‘’Le riforme dimezzate’’, Marco Leonardi, consigliere economico di Palazzo Chigi nella XVII Legislatura. Il ReI – una misura più organica e meno pasticciata del RdC e rivolta solo al contrasto della povertà – è arrivato troppo tardi e con scarse risorse a disposizione. ‘’Nel gennaio 2017, al passaggio del testimone da Renzi a Gentiloni, la legge delega sulla povertà era ancora da discutere al Senato, senza nessuna certezza sui tempi, tant’è che si rischiava di andare alle elezioni senza averne terminato l’iter. Fu trovato – prosegue Leonardi – non senza qualche difficoltà un accordo che prevedeva l’impegno del governo a scrivere molto rapidamente i decreti attuativi ….. in cambio della rinuncia, da parte del Senato, di non presentare emendamenti al disegno di legge delega’’.
In pratica il 1° dicembre del 2017 il REI divenne operativo (ma entrava in vigore il 1° gennaio successivo), ma non fu organizzata una pubblicità efficace e, soprattutto, le elezioni erano ormai a pochi mesi. In sostanza, sostiene Leonardi, se la scala delle priorità avesse anteposto l’adozione di uno strumento di lotta alla povertà ad altre misure, forse le cose sarebbero andate diversamente. Anche perché era già noto da tempo il tema (RdC) su cui il M5S avrebbe svolto la campagna elettorale.
A questo punto sembra opportuno mettere a confronto i risultati conseguiti dal ReI con quelli (fino ad ora) attribuibili al reddito di cittadinanza, senza dimenticare che quest’ultimo istituto è di recente istituzione e che può avere ulteriori sviluppi. Anche perché gode di maggiori risorse del ReI. Vi sono però forti elementi di analogia, soprattutto nella ripartizione (non solo) territoriale dei beneficiari.
In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ha fornito i seguenti dati: “Al 12 aprile sono state elaborate circa 640 mila domande…..Il tasso di accoglimento è del 75%. Quindi sono già 480 mila le carte del Rdc che verranno caricate tra il 20 e il 25 aprile e distribuite alle Poste, alle quali si sommeranno le altre carte che risulteranno dalle quasi 200 mila domande che esamineremo in questi giorni”. L’importo medio è “finora 520 euro per famiglia, con un massimo di 1.380 euro mensili, e di 40. Considerando – ha spiegato – che le risorse per il Rdc sono molto superiori al poverty gap stimato in 4,9 miliardi e che l’assegno contribuirà a ridurre l’indice di disuguaglianza, lo considero un grande risultato’’. Alcuni giorni dopo, il 24 aprile, Tridico ha fornito delle altre considerazioni, in una intervista a Radio Capital, a commento di una certa delusione circolata al cospetto dei primi dati sull’accesso al RdC: “L’importo medio del Reddito di cittadinanza sarà di 520 euro a nucleo” mentre sono “a oggi pervenute domande per 900mila nuclei”. Tridico non vede un dato di richieste inferiore alle aspettative. “Secondo le stima della relazione tecnica sarebbero dovute essere 1,3 milioni – ammette – ma nel primo mese di attivazione del Rei arrivarono 80mila domande, a marzo 2019 erano diventate 475mila. Oggi invece partiamo direttamente dal 65% potenziale”. Quanto all’esborso finale, il presidente dell’Inps ricorda che “molti italiani sono possessori di casa o la utilizzano senza dichiarare l’affitto perché non lo pagano”. Così “l’importo scende da 780 a 500 euro – sottolinea – e io ho sempre detto che il reddito costerà di meno del previsto. Alla fine se i numeri saranno questi, il costo finale sarà di circa 7 miliardi”. E “ci potrebbe essere un risparmio di un miliardo, dovuto anche al tasso di rifiuto che si attesta intorno al 25%. E questo risparmio – ha osservato – dovrebbe rimanere sul sociale”, dal momento che il reddito “è una misura di prestazione sociale”.
Il ministero del Lavoro ha fornito dei dati più articolati in un comunicato ufficiale. ‘’ I numeri – è scritto – racchiudono sia le domande online, sia quelle pervenute agli uffici postali e quelle raccolte dai CAF. Al 7 aprile 2019, sono 806.878 le domande già caricate dall’INPS sulla piattaforma relativamente alle richieste di Reddito di cittadinanza: 433.270 sono giunte da donne (54%) e 373.608 da uomini (46%). Con riferimento all’età dei richiedenti, la percentuale maggiore si annida nella fascia d’età tra 45 e 67 anni con poco più del 61% (494.213 domande), seguiti con coloro che hanno un’età compresa tra i 25 e i 40 anni, con 182.100 domande (di poco inferiore al 23%). Il resto è distribuito tra gli ultra 67enni (105.699 domande, leggermente superiore al 13%) e poco più del 3% tra i minori di 25 anni’’. Ovviamente la raccolta delle domande e delle iscrizioni non è chiusa, avendo il RdC carattere strutturale. Va riconosciuto, poi, che questa prima fase (grazie agli accordi con le Poste e con i Caf) è stata gestita senza quei disguidi organizzativi che si temevano con lunghe code agli sportelli e quant’altro. La distribuzione delle domande conferma gli effetti attesi per quanto riguarda le regioni del Sud e le donne, mentre il 3% degli under 25 anni è un pugno in un occhio (soprattutto se lo si aggiunge al 23% delle coorti comprese tra 25 e 40 anni). In giro, negli ambienti governativi si avverte un po’ di malcelata delusione.
Dal 14 gennaio che aspetto risposta della domanda prezentata per rei