Quanto vale la retromarcia del governo gialloverde? E, soprattutto, che impatto avrà su reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni? Calcolatrice alla mano, la riduzione del deficit-Pil 2019 dal 2,4 al 2,04% annunciata mercoledì dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, comporta un taglio alla manovra di 6,48 miliardi. Di questi, 4,2 arriveranno dalle misure bandiera e 2,2 da altri tagli (la famosa spending review). E rischia anche di non bastare, visto che il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha chiesto ulteriori limature al disavanzo. Non a caso, il premier è tornato a Bruxelles dopo la cena con Matteo Salvini e Luigi Di Maio per un bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Tra i temi dell’incontro, al quale partecipa anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero, ci sarebbe la manovra.
Nella capitale belga c’è anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che resterà a Bruxelles fino a che non ci sarà un accordo. Tria vedrà al Palais Berlaymont prima Moscovici e poi il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis.
QUOTA 100 PER LA PENSIONE ANTICIPATA
Per il momento, il colpo più pesante è quello inferto a quota 100. La spesa per questa misura scenderà infatti di 2,7 miliardi, passando da 6,7 a 4 miliardi. In che modo? Semplice: restringendo la platea dei contribuenti che potranno usare questo nuovo canale per andare in pensione anticipata. Le 430mila persone previste inizialmente scenderanno a 300mila. Non solo. Il Tesoro prevede che circa il 15% della platea rinuncerà a questa possibilità perché scoraggiata dai nuovi paletti: divieto di cumulo lavoro-pensione sopra i 5.000 euro, finestra di 6 mesi per gli statali che si aprirebbe solo il 1° ottobre 2019 e solo per chi ha maturato i requisiti ad aprile, slittamento del Tfr, quattro finestre trimestrali per i privati.
REDDITO DI CITTADINANZA
Quanto al reddito di cittadinanza, rispetto agli annunci della campagna elettorale è rimasta sul piatto meno della metà dei soldi. I progetti originari del Movimento 5 Stelle erano di destinare a questa misura ben 17 miliardi di euro (di cui due per la riforma dei centri per l’impiego). Nella prima versione della manovra, quella con il deficit al 2,4%, queste risorse si erano già quasi dimezzate, scendendo a 9 miliardi. Dopo la trattativa con l’Europa dovrebbe sfumare un altro miliardo e mezzo, portando il conto finale a 7,5 miliardi. Meno della metà di quanto promesso prima delle elezioni del 4 marzo.
Come per la quota 100, anche per il reddito di cittadinanza la riduzione della spesa passa attraverso un restringimento della platea mediante l’inserimento di nuovi requisiti. Con ogni probabilità, non si terrà conto solo delle proprietà immobiliari o del conto in banca, ma anche dell’Isee familiare, l’indicatore reddituale complessivo in base al quale si stabilisce quali famiglie hanno diritto alle prestazioni sociali.
(Ultimo aggiornamento: ore 10.47 del 14 dicembre)
i pifferi di montagna andarono per suonare; invece furono suonati