Comunque si voglia mettere, i conti non tornano e il reddito di cittadinanza diventa un mistero. In attesa che il Governo invii al parlamento la nota di aggiornamento del DEF (Documento di Economia e Finanza), utile forse per cominciare a chiarire importi, meccanismi di funzionamento e soprattutto coperture del cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, la battaglia di cifre diventa incandescente. Sia all’interno del Governo, dato che non è ancora chiaro quanti siano i miliardi a disposizione per la misura, sia tra l’opinione pubblica, che cerca di capire chi, come e quanto. Interrogativi destinati a rimanere tali dato che tutte le simulazioni di calcolo finora eseguite sul reddito di cittadinanza da esperti e non si sono rivelate vane: i soldi non bastano mai.
REDDITO DI CITTADINANZA: LE CIFRE DI DI MAIO E LA “CONFUSIONE” DI SALVINI
“Nella manovra ci saranno 16 miliardi per i due interventi principali, reddito di cittadinanza e abolizione della legge Fornero. Ma in questa cifra ci saranno anche l’aumento delle pensioni di invalidità, il quoziente familiari, un premio alle famiglie numerose con contributo alla natalità” ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Quindi non ci sono 10 miliardi per il reddito?” gli è stato chiesto. “Se la matematica non è un’opinione, se ce ne sono 7-8 per la Fornero, ce ne sono 8 per il reddito“, ha ribadito il vicepremier.
Immediata la replica dell’omologo pentastellato: “Nella manovra ci sono 20 miliardi: 10 per il reddito di cittadinanza, 7 per riformare la legge Fornero, 2 per la Flat tax e 1 miliardo per le assunzioni straordinarie”, ha affermato Di Maio. E Le cifre fornite da Salvini? “Era mattino presto e forse si è confuso” ha spiegato il sottosegretario agli Affari regionali Stefano Buffagni, del M5S.
Entro stasera la nota di aggiornamento del Def dovrebbe arrivare – in ritardo di una settimana – in Parlamento, e ancora non c’è nemmeno chiarezza sulle cifre generali della Manovra.
REDDITO DI CITTADINANZA: CHI E QUANTO
Stando ad alcune delle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti del M5S, a partire da marzo – aprile 2019, il reddito di cittadinanza dovrebbe andare ai 6,5 cittadini che vivono sotto la soglia di povertà relativa indicata dall’Ue. Questa soglia è pari appunto a 780 euro al mese. Nel caso in cui tutte queste persone fossero a reddito zero e dunque avessero diritto all’importo totale del trattamento (9.360 euro all’anno), il reddito di cittadinanza arriverebbe a costare circa 60 miliardi di euro. Una cifra impensabile anche per una Manovra finanziata a suon di deficit.
A questo punto dunque, si fa strada l’ipotesi “dell’integrazione”: guadagni 200 euro al mese? Ne ricevi 580. 300? Si scende a 480 e così via. Anche in questo caso però, le casse dello Stato potrebbero essere prosciugate in pochissimo tempo, tenendo anche conto del fatto che l’aiuto dovrebbe (forse) salire a 1.100 euro mensili per una coppia di disoccupati e a 1.400 per una famiglia con un figlio.
Ci sono altre due ipotesi in campo. Ridurre in maniera considerevole la platea dei beneficiari (rischiando di scontentare gran parte dell’elettorato grillino che il 4 marzo è accorso in massa alle urne grazie soprattutto alla promessa sul reddito di cittadinanza) o diluire i 10 miliardi previsti per la misura (8 per Salvini) tra 6,5 milioni di cittadini: calcolatrice alla mano, nel secondo caso ogni persona riceverebbe 115 euro al mese. Una vera e propria beffa se si tiene conto che il reddito di inclusione che sarà abolito per veicolare le risorse su quello di cittadinanza, ne prevede 300 mensili.
REDDITO DI CITTADINANZA LEGATO ALL’ISEE?
Quarta ipotesi in campo: il reddito di cittadinanza sarà erogato in base all’Isee, l’indicatore della ricchezza delle famiglie. Dal concetto di persona si passerebbe dunque a quello di “nucleo familiare”. Se così fosse dunque, del provvedimento beneficieranno solo le famiglie con un Isee inferiore a 9.360 euro o addirittura inferiore ai 6mila, che è il parametro utilizzato oggi per il Rei. Anche in questo caso dunque la platea potrebbe scendere a 1 milione – 1,5 milioni di nuclei familiari che riceverebbero una cifra che si riduce progressivamente man mano che ci si avvicina all’importo massimo previsto.
REDDITO DI CITTADINANZA: I PALETTI
Con il reddito di cittadinanza non si potranno comprare nemmeno le sigarette. No, non è una battuta dato che secondo le prime indicazioni i soldi non potranno essere utilizzati per “spese immorali” tra le quali figurano anche sigarette e gioco d’azzardo. Si potranno acquistare solo vestiti, libri e beni di prima necessità come alimenti e medicine. Secondo il presidente di Assonime, Innocenzo Cipolletta, con questo meccanismo “sono da prevedere intoppi di tutti i tipi, dai supermercati dove si formeranno le file alle casse per colpa degli assistiti, ai traffici di scambio per acquistare prodotti vietati, fino al commercio delle identità elettroniche”.
Tornando alle spese potranno pagare bollette e affitto, ma non si potrà mettere nemmeno un euro da parte. Tutto ciò che non si spende se lo riprende lo Stato.
Attenzione poi ai controlli: in base a quanto dichiarato dal viceministro Castelli, ogni spesa anomala passerà sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza.
Un altro paletto importante riguarderà la casa di proprietà. Chiunque ne possieda una vedrà l’importo del sussidio ridursi del 50 per cento. Dal M5S sottolineano proprio che, soprattutto nelle regioni del Sud, il 50% delle famiglie che vivono sotto la soglia di povertà relativa ha una casa di proprietà e quindi non percepirà per intero i 780 euro, ma solo la metà.
REDDITO DI CITTADINANZA: COME SI RICEVERÀ
Anche in questo caso le ipotesi sono molteplici: inutile dire che il reddito di cittadinanza non passerà mai per il contante, difficile pure pensare a bonifici o assegni. L’erogazione potrebbe avvenire tramite la tessera sanitaria, che diventerà dunque una sorta di carta elettronica dei servizi. Al vaglio anche l’ipotesi di optare per una vera e propria carta acquisti, così come previsto attualmente per il Rei. In entrambi i casi, servirà del tempo per predisporre l’infrastruttura tecnologica necessaria a gestire il meccanismo.
L’INCUBO DEI CENTRI PER L’IMPIEGO
Ultimo aspetto, tutt’altro che secondario, da tenere in considerazione sono i centri per l’impiego. Per il reddito di cittadinanza saranno fondamentali, perché il loro compito sarà quello di trovare e veicolare tre proposte di lavoro per il percettore. Chi arriverà a tre rifiuti perderà il sussidio.
Ad oggi però, come sottolinea il Corriere della Sera “Resta poi da capire come riorganizzare in pochi mesi, con solo un miliardo i 552 Centri dell’impiego, dove 8 mila persone già oggi faticano a star dietro a 360 disoccupati a testa. Risultato: appena il 3,4% di chi vi si affida, trova lavoro”. Serve dunque una riforma radicale, da effettuare con un miliardo ed entro marzo – aprile.