Nel 2020 la crisi economica causata dal Covid ha abbattuto i redditi del Nord con una violenza dieci volte superiore rispetto a quella registrata al Sud. Il calo dell’imponibile, infatti, è stato pari all1,45% nella parte settentrionale del Paese (a 23.828 euro), contro il -0,15% rilevato invece nel Mezzogiorno (a 17.256 euro). I numeri sono contenuti in un articolo pubblicato martedì sul Sole 24 Ore, che cita come fonte gli open data sulle dichiarazioni dei redditi 2021 pubblicati recentemente dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia.
Redditi imponibili 2020: le performance delle Regioni
A livello regionale, le cadute più significative sono state in Toscana (-1,96%), Lombardia (-1,75%) e Valle d’Aosta (-1,74%). Male anche Veneto (-1,62%), Liguria (-1,36%), Piemonte (-1,29%) ed Emilia Romagna (-1,13%). Al contrario, le entrate pro-capite sono addirittura aumentate in Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria.
Come si spiegano tante differenze?
Questo andamento così eterogeneo si spiega con il diverso impatto delle misure di contenimento della pandemia. Le chiusure, infatti, hanno pesato soprattutto sui redditi dei lavoratori autonomi e dei dipendenti del settore privato, lasciando invece pressoché inalterati i redditi da pensione e quelli dei lavoratori pubblici.
Uno sguardo ai Comuni
Per quanto riguarda i singoli Comuni, a subire i cali più significativi sono le città d’arte, fra le quali spicca il -4,36% di Venezia, un dato quattro volte peggiore rispetto alla media nazionale. Si tratta del crollo più pesante fra le grandi città, seguito dal -1,98% di Firenze.
Se si allarga lo sguardo anche ai centri di minori dimensioni, invece, il dato peggiore è di gran lunga il -35,3% di Positano, seguito a una certa distanza dal -21% di Limone sul Garda.
Ci sono però anche 54 capoluoghi che hanno chiuso il 2020 con un incremento del reddito imponibile rispetto al 2019. Si tratta di città medio-piccole, quasi tutte al Sud. Fra queste, il dato migliore è il +1,69% registrato a Campobasso.