Il Recovery Plan italiano approderà venerdì 23 aprile in Consiglio dei ministri, sarà illustrato il 26 e il 27 da Draghi in Parlamento e infine inviato alla Commissione europea il 30, come previsto dalla tabella di marcia. Nessun ritardo, quindi, anche se negli ultimi due mesi il piano è stato pressoché rivoluzionato. «Il governo — è scritto nel Recovery — stima che gli investimenti previsti nel Piano avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile. Nel 2026, l’anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo sarà del 3,6 per cento più alto rispetto all’andamento tendenziale e l’occupazione di quasi 3 punti percentuali». Il governo «vuole vincere questa sfida”. In base alle ultime indiscrezioni, vediamo quali sono i numeri principali del Recovery plan targato Mario Draghi e Daniele Franco.
IL VALORE COMPLESSIVO DEL RECOVERY PLAN ITALIANO
Innanzitutto, le risorse in arrivo con il Recovery Fund ammontano a 191,5 miliardi, di cui 138,5 da utilizzare per nuovi progetti e 53 per opere già avviate. Per quel che riguarda la natura dei fondi, 68,9 miliardi arriveranno sotto forma di trasferimenti a fondo perduto e 122,6 come prestiti. Tutti questi soldi vanno spesi entro il 2026, altrimenti si perdono.
Poi ci sono altri 30,04 miliardi stanziati con un Fondo complementare (alimentato in deficit) per finanziare progetti che non rientrano nel piano.
In tutto, quindi, il pacchetto vale 221,5 miliardi.
Se il piano otterrà il via libera da Bruxelles e tutti i Paesi ratificheranno il Recovery Fund entro maggio, in estate l’Italia riceverà i primi 27 miliardi. Il resto arriverà in rate successive, che però non sono certe: i trasferimenti sono subordinati all’effettiva realizzazione dei progetti fino al 2026. Se non manterremo le promesse, il rubinetto europeo si chiuderà.
LA STRUTTURA
Il Recovery Plan italiano si articola in sei missioni:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
- rivoluzione verde e transizione ecologica;
- infrastrutture per la mobilità sostenibile;
- istruzione e ricerca;
- inclusione e coesione;
- salute.
Ogni missione è suddivisa in un elenco di progetti, accompagnati a loro volta da un cronoprogramma di realizzazione.
Le regole europee impongono di utilizzare almeno il 24% dei fondi in arrivo dal Recovery per la digitalizzazione, il 38% per la transizione ecologica e il 10% per la coesione sociale.
Vediamo ora, nel dettaglio, quanti soldi vengono destinati a ciascun capitolo di spesa.
DIGITALIZZAZIONE: 42,5 MILIARDI
Per quanto riguarda il digitale, gli investimenti saranno ad ampio spettro:
- ammodernamento della pubblica amministrazione;
- incentivi all’innovazione per il settore privato;
- diffusione della banda ultralarga in tutta Italia.
Dal Fondo complementare arriveranno poi altri 6,13 miliardi, di cui uno per la diffusione del 5G.
RIVOLUZIONE VERDE E TRANSIZIONE ECOLOGICA: 57 MILIARDI
Anche sul fronte della cosiddetta “rivoluzione verde” gli interventi copriranno diverse aree:
- sviluppo delle rinnovabili;
- rafforzamento delle reti elettriche;
- sostegno all’economia circolare con il potenziamento della gestione dei rifiuti.
Per questa missione, dal Fondo complementare arriveranno altri 11,65 miliardi.
INFRASTRUTTURE PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE: 25,3 MILIARDI
In tema di infrastrutture, il Recovery Plan si concentra soprattutto sul rafforzamento delle ferrovie regionali e sull’estensione dell’alta velocità.
ISTRUZIONE E RICERCA: 31,9 MILIARDI
All’interno del capitolo scuola e università, si punta principalmente a sviluppare le capacità digitali e le “competenze Steam”, acronimo inglese che sta per “scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica”.
INCLUSIONE E COESIONE: 19,1 MILIARDI
Sul versante del lavoro, le priorità sono la riforma delle politiche attive e il sostegno all’imprenditoria femminile.
SALUTE: 15,6 MILIARDI
I fondi destinati alla sanità saranno utilizzati principalmente per ricostruire la rete di medicina territoriale e per ammodernare l’intero sistema con investimenti in telemedicina, fascicolo sanitario elettronico e formazione del personale sanitario.
LE RIFORME
Infine, per ottenere gli aiuti europei, l’Italia sarà obbligata a portare avanti almeno cinque riforme strutturali:
- pubblica amministrazione;
- semplificazioni;
- fisco;
- concorrenza;
- giustizia.