Il Recovery fund lima leggermente i fondi per l’Italia. Dalla proposta iniziale che assegnava al nostro Paese “fondi a disposizione per circa 196 miliardi a prezzi correnti, 69 sotto forma trasferimenti, 127 sotto forma prestiti”, si scende in base agli ultimi dati annunciati dal ministro dell’Economia Daniele Franco in Parlamento. Infatti il regolamento europeo, che prende a riferimento il Pil del 2019, porta “a una stima dell’entità delle risorse per circa 191,5 miliardi, leggermente inferiore a quella indicata a gennaio”. Il ministro, alla sua prima uscita parlamentare sul piano che il governo deve consegnare a Bruxelles entro il 30 aprile per ottenere i fondi del Next Generation Eu, ha anche sottolineato che “le risorse europee saranno disponibili alla fine dell’estate” con i pre-finanziamenti al 13%. Franco ha poi indicato obiettivi e priorità del Piano.
“Sappiamo tutti che il nostro Paese ha un cronico problema di disparità territoriali, di età e di genere”: il Recovery Plan rappresenta “una straordinaria opportunità per una crescita inclusiva” che punti a colmare queste lacune. Il numero uno del Tesoro ha ricordato che il Pil pro capite al Sud è pari al 55% di quello medio al Nord e che l’esclusione di giovani e donne dal mercato del lavoro è uno dei principali problemi da risolvere.
Se tutto andrà per il meglio da qui alla fine del mese prossimo, ha precisato ancora Franco, la prima tranche degli aiuti arriverà “a fine estate”. Quindi non a giugno, come si era ipotizzato finora. Il ministro ha ricordato poi che il 20% degli interventi andrà destinato al digitale e il 37% alla transizione ecologica, che, “come indicato dall’Agenda 2030 dell’Onu, prevede un abbattimento dei gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990: un obiettivo ambizioso che avrà enormi implicazioni per il nostro sistema produttivo”.
Franco ha definito il Recovery Fund “un passaggio storico molto importante nel processo di costruzione europea e un passo in avanti nella creazione di un bilancio comune. È nato in un contesto di emergenza, ma è volto a ridisegnare l’assetto dell’Europa in un orizzonte di medio e lungo periodo. L’indicazione per il Pnrr è di predisporre non solo investimenti ma anche riforme”. Sarà inoltre necessario “un cambio di passo nel modo di utilizzare le risorse”, visto che fin qui il nostro Paese non è mai stato efficiente nell’impiego dei fondi strutturali europei.
Non solo: “Dovremo riflettere nelle prossime settimane sulla distribuzione dei fondi tra progetti già in essere”, che al momento valgono circa 65 miliardi, “e nuovi progetti”, ha detto ancora il ministro, ricordando che il piano contiene già capitoli importanti come quelli su Alta Velocità, piano Asili nido, programma per la ricerca, rigenerazione urbana, interventi di ristrutturazione edilizia e industria 4.0. Infine, Franco ha ricordato che “il 70% delle risorse va speso entro il 2022”, che “gli interventi dovranno concludersi entro il 2026” e che “l’erogazione avverrà sulla base del conseguimento degli obiettivi in modo chiaro e verificabile”.