È un settore da privilegiare e tutto fa ritenere che lo sarà: l’agricoltura sostenibile italiana a gennaio dovrebbe ricevere una prima tranche dei fondi del Recovery Fund. Sui 10 miliardi di aiuti per la nuova politica agricola (Pac) in vigore dal 2023, le anticipazioni di 1,2 miliardi riguarderanno le colture sostenibili diffuse in tutto il Paese. La prospettiva di affrontare un 2021 con minusvalenze più contenute rispetto al 2020 sta facendo il giro delle organizzazioni agricole. Le strategie industriali orientate alla sostenibilità vedono l’Italia a primi posti in Europa. Con il sostegno della Ministra Bellanova le imprese agricole hanno ingaggiato una battaglia in sede Ue sui dazi e sui volumi delle esportazione. Qualità italiana contro falsi e imitazioni.
L’accordo tra Parlamento e Consiglio UE sullo storno delle prime risorse stabilisce che più della metà dei fondi vadano proprio agli investimenti sostenibili. Le aziende quest’anno chiuderanno bilanci risicati ed hanno fatto sapere che senza aiuti non potranno fare la loro parte nella pur travagliata transizione energetica nazionale. La gamma di interventi sostenibili va dall’uso di carburanti a basse emissioni, alla digitalizzazione, all’acquisto di mezzi ed attrezzature non impattanti. Un capitolo è riservato ai giovani imprenditori agricoli a cui viene assegnato un contributo, come primo insediamento, di 100 mila euro. “Sia chiaro – spiega l’europarlamentare Paolo De Castro (PD), relatore della parte agricola – che gli Stati membri dovranno obbligatoriamente investire almeno il 37% di queste risorse sbloccate per delle misure agroambientali”. C’è poi un 8% che può essere usato per aumentare la quota o essere utilizzata per finanziare le misure legate allo sviluppo rurale.
Fino a gennaio, però, bisogna aspettare il voto del Parlamento europeo, previsto a dicembre. L’ assenso finale da parte degli eurodeputati è atteso anche dalle organizzazioni ambientaliste che hanno criticato gli accordi raggiunti. Tra gli altri il sostanzioso programma Farm to Fork che introduce target di riduzione dei fertilizzanti, a giudizio delle associazioni non ne esce bene. Le critiche si allargano all’intero pacchetto green dell’Ue che, invece, ha nell’agroalimentare un punto centrale. Le tre forme di sostenibilità -ambientale, economica e sociale – su cui si combatte una dura battaglia politica, oggi non vedono gli ambientalisti al fianco della Commissione. Per l’Italia dovrebbe essere il governo a stimolare un confronto meno litigioso per non rischiare di inficiare sforzi industriali importanti. Le accuse ambientaliste arrivano fino alle società petrolifere e di fertilizzanti.
Basta aver introdotto una verifica di medio termine della Pac europea nel 2025 per neutralizzare queste critiche? Difficile fare previsioni. Soprattutto perché l’anticipazione dei fondi a gennaio 2021 in Italia non dovrebbe dispiacere troppo. Nonostante i roboanti discorsi sulla svolta verde, l’Ue ha appena dichiarato l’Italia fanalino di coda per i fondi strutturali nel 2019.