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Recessione scampata? Per Prometeia l’inflazione raffredda la crescita italiana, ma non la congela

Il 2022 è stato un anno turbolento ma le previsioni per il 2023 sono migliori delle attese: l’economia sarà frenata (+0,7%), ma non in recessione. Dai rialzi dei tassi della Bce effetto negativo dell’1% fino al 2025

Recessione scampata? Per Prometeia l’inflazione raffredda la crescita italiana, ma non la congela

Recessione scampata? Secondo Prometeia sì. Gli indicatori congiunturali relativi ai primi mesi del 2023 segnalano la possibilità di un primo semestre con crescita “molto bassa”, ma non negativa, per l’economia italiana: per l’intero anno la società di consulenza nel mondo bancario e di analisi macroeconomica prospetta una crescita di +0,7%, più ottimistica di qualche decimo in più rispetto le altre circolate di recente, ma anche rispetto le sue di dicembre. Il 2023 è in linea con quanto previsto per l’Eurozona, pur con una forte eterogeneità tra Paesi. La Germania, ad esempio, è prevista chiudere in negativo (-0,1%). Mentre nel 2024 dovrebbe salire un po’ di più (+0,9% contro il +0,6% per l’Italia). A livello mondiale per il 2023 è previsto a +2,3%; quello del 2024 a +2,7%.

Prometeia: recessione scampata, ma crescita rallenta

Secondo il Rapporto di Previsione Prometeia marzo 2023, l’inverno piuttosto mite e, di conseguenza, i risparmi di gas hanno evitato il razionamento e calmierato i prezzi dell’energia, scongiurando il rischio di una vera e propria recessione. D’altro canto, l’inflazione, il rialzo dei tassi da parte della Bce e, più di recente, rischi finanziari, si stanno diffondendo nell’economia riaccendendo i timori di un più forte rallentamento del ciclo economico. La domanda è: quanto intenso e quanto duraturo?

Gli effetti dei rialzi dei tassi della Bce

Tuttavia, se in passato il rientro dalle fiammate inflazionistiche e dal conseguente rialzo dei tassi di interesse aveva comportato una recessione, o un rallentamento di attività economica più marcato di quello attuale, questa volta potremmo averla scampata? La corsa dei prezzi potrebbe rientrare senza sperimentare una vera recessione – sia a livello europeo sia italiano – con tassi di interesse di policy che, nello scenario Prometeia, nell’area euro arriveranno al 4% a giugno (con due ulteriori rialzi da 25 punti base ciascuno) per poi ridiscendere già a inizio 2024, subito dopo l’avvio dei tagli da parte della Federal Reserve, che invece si ferma all’intervallo target di 4,75-5%.

La corsa dei prezzi alla fine si arresterà, anche se l’incremento dei tassi di interesse attuato fino ad ora dalla Bce in realtà potrebbe avere effetti contenuti (di pochi decimi) in termini di minore inflazione per l’Italia, riducendo l’attività economica di circa l’1% nell’orizzonte fino al 2025. Risultato non sorprendente, dato che si tratta di inflazione da costi: la politica monetaria, da sola, difficilmente potrà sconfiggerla, se non al prezzo di maggiori costi reali.

Prometeia sull’inflazione: “Rientro al 2% dal 2024 a tre condizioni”

Lo scenario Prometeia prevede dunque un rientro dell’inflazione verso il 2% dal prossimo anno (per qualche mese alla fine del 2023 si potrebbe anche andare al di sotto di questa soglia) e un rallentamento al +0,6%-0,7% di crescita del Pil nel biennio 2023-2024. 

Questo sarà possibile solo al verificarsi di tre condizioni:

  1. Se il prezzo dell’energia rimarrà su livelli molto inferiori ai massimi e in linea con quelli ora prevalenti sui mercati, l’inflazione potrà scendere nel corso del 2023, togliendo pressione ai costi e al potere d’acquisto, e frenando la discesa dei consumi. L’assenza di shock internazionali permetterà al ciclo industriale di ripartire, mentre gli investimenti finanziati dal PNRR contribuiranno a colmare il vuoto creato dal venire meno del bonus edilizio del 110%, in un contesto nel quale la politica di bilancio dovrà occuparsi di rientrare dagli elevati livelli di indebitamento, una volta che dal 2024 sarà di nuovo operativo il Patto di Stabilità e Crescita, per quanto riformato.
  2. Cruciale l’implementazione dei fondi del PNRR, nonostante le molte difficoltà di attuazione che stanno emergendo mese dopo mese. Nello scenario Prometeia il PNRR attiverà investimenti, pubblici e privati, per circa 40 miliardi di euro quest’anno e il prossimo: un pilastro fondamentale, quindi, a sostegno della crescita.
  3. Se il risparmio accumulato da famiglie e imprese, specialmente durante la pandemia da Covid-19, fungerà effettivamente da “cuscinetto” per affrontare gli aumenti di prezzi e costi. Il risparmio accumulato dalle famiglie nel triennio 2020-2022 sarebbe una riserva, anche psicologica, che consente di aumentare la propensione al consumo per fronteggiare il taglio al potere d’acquisto. Per le imprese, anche quelle più colpite dall’aumento dei costi e con minori possibilità di traslarli a valle, il minore indebitamento e l’accumulo di riserve liquide consentirà un “sacrificio” temporaneo sui margini. Fondamentali lo stimolo fiscale e, soprattutto, gli investimenti trainati dal PNRR, che sosterranno la domanda interna permettendo di compensare con la tenuta del fatturato l’eventuale restringimento dei margini unitari.

Le risorse del PNRR rappresenteranno quindi il vero motore della crescita del Pil italiano nel 2023.

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