L’Istat ci ripensa, e sul Pil fornisce la terza versione diversa nel giro di meno di un mese, la seconda nel giro di pochi giorni. Il +0,8% comunicato martedì scorso, 1° marzo, rilanciato con soddisfazione dal premier Matteo Renzi sulla sua bacheca Facebook, è stato rivisto questa mattina al +0,6%: questo sarebbe l’incremento effettivo del prodotto interno lordo italiano nell’anno solare 2015. La correzione è dovuta a una considerazione abbastanza semplice, che però l’istituto di statistica aveva omesso di pubblicare nell’ultimo rilevamento: il 2015 ha avuto tre giorni lavorativi in più rispetto al 2014, quindi il risultato era grezzo e andava corretto in proporzione al calendario.
“Nel 2015 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.636.372 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è aumentato dello 0,8%, registrando una crescita dopo tre anni consecutivi di flessioni“: questo registrava l’Istat nel comunicato di tre giorni fa, che fece discutere in quanto andava persino – e inaspettatamente – a migliorare le previsioni del Governo, che secondo quanto comunicato dallo stesso Renzi “a inizio 2015 si aspettava una crescita del +0,7%”.
L’aggiornamento arriva con i conti del quarto trimestre 2015 durante i quali il Pil “espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2014. Nel corso dell’anno la crescita congiunturale ha mostrato un progressivo indebolimento”, comunica infine l’Istat.
“Rispetto al trimestre precedente – prosegue il comunicato diffuso oggi dall’Istituto di statistica – tutti i principali aggregati della domanda interna sono aumentati in maniera significativa, con incrementi dello 0,3% per i consumi finali nazionali e dello 0,8% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dell’1,0% e dell’1,3%.
Il dato del +0,8% era stato a sua volta rivisto a rialzo dopo una prima stima datata 12 febbraio, in cui effettivamente l’Istat rilevava che “nel 2015 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%. Il 2015 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al 2014 e la variazione annua del Pil calcolata sui dati trimestrali grezzi è pari a +0,7%”, in linea con le aspettative dell’Esecutivo. Aspettative che invece, seppur di poco, vengono ridimensionate col dato definitivo pubblicato oggi: “Nel 2015 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%“, sentenzia definitivamente l’Istat aggiungendo che “la variazione acquisita per il 2016 è pari a 0,2%” e che il prossimo rilevamento è previsto per il 31 maggio.
Nella confusione dei dati, va anche spiegata una cosa: per poter comunicare un +0,8 basta tecnicamente arrivare a 0,751, visto che l’arrotondamento viene fatto alla terza cifra decimale. Questo significa che nonostante l’imprecisione nella comunicazione, i dati possano essere stati effettivamente molto vicini fra di loro.
Nel quarto trimestre del 2015 il Pil “espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,0% nei confronti del quarto trimestre del 2014. Nel corso dell’anno la crescita congiunturale ha mostrato un progressivo indebolimento”, comunica infine l’Istat.
“Rispetto al trimestre precendente – prosegue il comunicato diffuso oggi dall’Istituto di statistica – tutti i principali aggregati della domanda interna sono aumentati in maniera significativa, con incrementi dello 0,3% per i consumi finali nazionali e dello 0,8% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dell’1,0% e dell’1,3%.