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Re, virologa: “La medicina non offre certezze assolute ma io mi vaccinerò”

INTERVISTA A MARIA CARLA RE, nota virologa bolognese e responsabile di uno dei maggiori laboratori sanitari pubblici dell’Emilia-Romagna – “Sono favorevole ai vaccini e se la strada della persuasione non darà risultati, bisognerà renderli obbligatori ma non possiamo illuderci che quando arriverà il vaccino potremo buttare la mascherina” – “nessuno dei sanitari merita le critiche che sono circolate in questi gionri”

Re, virologa: “La medicina non offre certezze assolute ma io mi vaccinerò”

“La medicina non offre risposte sicure al 100% o allo 0% e a questa relatività deve abituarsi anche l’opinione pubblica, soprattutto oggi, che parliamo frequentemente di questioni sanitarie a causa della pandemia. La scorsa settimana si è discusso molto delle perplessità espresse sui vaccini da alcuni colleghi, ma si è sollevato un polverone inutile. Non c’è da stupirsi che il professor Crisanti, prima di vaccinarsi, voglia leggere gli studi sull’argomento e desidero farlo anch’io. Sinceramente però se mi venisse offerta ora la possibilità di un vaccino anti-Covid 19 io la sfrutterei. Sono molto fiduciosa nel lavoro immane che si sta facendo”. 

Maria Carla Re, docente di microbiologia, responsabile di uno dei laboratori più importanti per la diagnosi della Sars-CoV-2 in Emilia-Romagna fa il punto con FIRSTonline sulla risposta vaccinale alla pandemia a nove mesi dalla prima ondata di Covid che travolse il sistema sanitario italiano come uno tsunami. I vaccini sono sicuri? Bisogna farli? Devono essere obbligatori? Sono queste alcune delle domande che abbiamo posto alla virologa bolognese. 

Professoressa Re, lei dice che si vaccinerebbe, ma le polemiche sul tema, le notizie contrastanti, non aiutano i cittadini a scegliere come comportarsi di fronte a una novità così grande. Per uscire dall’emergenza Covid lei crede che sarà necessario rendere obbligatorio il vaccino per tutti?

“Io sono favorevole ai vaccini e al concetto di prevenzione e in questo momento, sono molto contenta del silenzio dei no-Vax. E sì, credo che l’anti Covid andrebbe reso obbligatorio, ma non subito, ci vorrà almeno un un po’ di tempo per valutare il tutto. Se la strada della persuasione non avrà risultati a mio avviso bisognerà lavorare sulla obbligatorietà. Ammesso che un vaccino sia pronto a fine dicembre come sostengono alcuni o a gennaio, o anche più avanti, da quel momento partiranno varie fasi. Prima gli acquisti e la distribuzione, poi una parte della popolazione vaccinata andrà monitorata per capire come funziona la protezione e se uno o più richiami sono necessari. Quindi vedremo quanto durano gli anticorpi prodotti, perché sappiamo che quelli naturali hanno un decremento nel tempo. Ecco, ci sarà molto da verificare”.

Il nostro stile di vita tornerà quello di una volta nel giro di pochi mesi?

“No, penso proprio di no, sarà una cosa lunga. Non possiamo illuderci che arriva il vaccino e buttiamo la mascherina. Alcune abitudini salutari che abbiamo preso, come il frequente lavaggio delle mani e la mascherina ci faranno compagnia ancora per un bel po’ di tempo. Questo virus non scomparirà”.

Aziende come Pfizer e Biontech, Moderna, Astrazeneca hanno annunciato, con una certa enfasi, l’efficacia dei loro prodotti anti-Covid, al termine della fase 3 di sperimentazione. Astrazeneca ha segnalato che dovrà fare approfondimenti, ma insomma la famosa luce in fondo al tunnel si è accesa o no?

“Sicuramente c’è un grande fermento, molti centri di ricerca sono impegnati sull’obiettivo e le speranze sono davvero tante. Ma verificare se un vaccino sarà protettivo, di lunga durata e senza effetti collaterali, necessita di tempi prestabiliti. Capisco che oggi, che stiamo vivendo una situazione drammatica, tutti vorremmo avere già in mano le risposte, eppure, ripeto, abbiamo bisogno di tempo, per verificare se gli anticorpi che verranno prodotti saranno protettivi, cioè neutralizzanti, quanto dureranno e altro. Se anche durassero un tempo limitato non sarà un fatto negativo perché si potranno prevedere uno o più richiami dopo la prima dose. Accade con tantissime altre preparazioni vaccinali. La produzione di un vaccino è sempre un processo lungo e complicato”.

C’è un certo allarme sulla diffusione di Sars-CoV-2 fra i visoni (a partire dalla Danimarca). Il virus sta mutando?

“Questo è un virus a RNA quindi è un virus che è in grado, durante il suo ciclo replicativo, di mutare costantemente ed è pronto al salto di specie. Il problema visoni ha fatto molto scalpore, quando le autorità olandesi hanno annunciato che un visone aveva trasmesso il virus a un dipendente di un allevamento. L’organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che da giugno 2020 sono stati evidenziati 214 casi umani di Covid 19 in Danimarca con varianti associate ai visoni da allevamento. I visoni potrebbero dunque funzionare come reservoir ma anche uno spill-back dall’uomo al visone non può essere escluso. Il rischio che una popolazione animale possa contribuire ad amplificare la diffusione del virus esiste e permane. Dal momento in cui un virus o il virus si muove tra l’uomo e l’animale o tra l’animale e l’uomo, possono avvenire delle modificazioni genetiche e queste modificazioni genetiche devono essere chiaramente identificate e studiate. Sappiamo bene, che i virus, incluso SARS-CoV-2, cambiano nel tempo e le recenti scoperte devono essere ancora bene studiate al fine di capire l’impatto di nuove mutazioni in termini di diffusione, impatto clinico, terapia e vaccini. Alla base di tutto è la capacità adattativa dei virus.  Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze e utilizzare questa terribile esperienza per migliorare. La salute dell’uomo è strettamente correlata alla salute dell’animale e dell’ambiente. Oggi si parla molto di ONE HEALTH che deve prevedere lo sforzo collaborativo di più discipline – che lavorano a livello locale, nazionale e globale – per raggiungere una salute ottimale per le persone, gli animali e l’ambiente”.

Qual è la conseguenza delle mutazioni?

“Detto in modo semplice: se il virus fosse stabile, l’immunità prodotta ci permetterebbe di avere una protezione dei confronti di successivi contatti con lo stesso agente patogeno. Invece i virus a RNA sono virus proni a mutazioni, che potrebbero essere alla base di un variegato spettro di infezione. A questo proposito, non ci deve meravigliare che alcuni lavori scientifici comincino a certificare una diversità genetica tra alcuni ceppi virali che presentano un differente pattern di mutazioni, e dovremo verificare la situazione nel tempo per comprenderne la sua reale/eventuale evoluzione”.

I vaccini ci proteggeranno anche da virus mutati? 

“Sono fiduciosa, perché nel vaccino è stata utilizzata una parte costante del virus, altamente immunogena. Ci sono già alcuni lavori sperimentali sull’animale focalizzati proprio su nuove varianti ed efficacia vaccinale”. 

Professoressa Re ha notato che oggi molti cittadini  criticano, anche pesantemente, medici e operatori sanitari che, nella prima fase, erano considerati eroi? Come spiega questi comportamenti?

“Sinceramente me lo aspettavo. È tale la quantità di elementi positivi per la salute umana scaturita dalla ricerca negli ultimi decenni, che l’opinione pubblica si è abituata e non si stupisce più degli enormi successi che il mondo sanitario ottiene e dei loro grandi, positivi riflessi sulla salute dell’uomo. Anzi, quando una situazione clinica non evolve positivamente, come nelle aspettative generali, come se fosse un epilogo scontato, allora l’opinione pubblica è subito pronta a tirare fuori l’accusa di malasanità. Bisogna invece rendersi conto che siamo ancora lontani dal possedere le conoscenze necessarie e sufficienti a controllare tutte le situazioni patologiche e che la continua evoluzione degli usi e dei costumi, la globalizzazione degli scambi di merci e popolazioni, il continuo mutare delle condizioni climatiche, ci pone di fronte a nuove cause di malattia. In questi mesi i medici e gli operatori sanitari hanno lavorato e stanno lavorando in modo estenuante. E questo non oggi, in questa seconda ondata, ma dall’inizio dimostrando grande livello di professionalità e di senso del dovere. Forse qualcuno non si rende conto di quanto è stato fatto e si sta ancora facendo. Tutti hanno dato una mano, si sono resi disponibili, non guardando mai l’orologio e prendendosi cura dei pazienti. Penso che nessuno dei sanitari meriti le critiche che sono circolate”.

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