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Rcs, via libera delle banche a un nuovo accordo

La nuova intesa prevede che il totale delle tre linee di credito salga da 574 a 600 milioni di euro, con il costo medio annuo in calo da 610 a 480 punti base – Accordo anche sulla revisione della soglia minima di aumento per ottenere il via libera dalle banche alle nuove linee di credito: basteranno 380 milioni di euro – Domani l’ok dal Cda di Rcs.

Le banche che finanziano Rcs hanno trovato un’intesa per modificare gli accordi sul debito del gruppo editoriale. Una notizia che rasserena gli animi in vista dell’assemblea di Rcs che giovedì dovrebbe dare il via libera a un aumento di capitale da 400 milioni. I nuovi termini dell’accordo saranno sottoscritti dall’azienda nella prossima riunione del Cda, che era già in calendario per domani. Intanto, questa mattina a Piazza Affari il titolo di Rcs perde oltre mezzo punto.   

L’intesa prevede che il totale delle tre linee di credito salga da 574 a 600 milioni di euro, con il costo medio annuo in calo da 610 a 480 punti base (con uno sconto dunque di 130 pb, inferiore ai 250 pb chiesto da Rcs alla luce delle nuove condizioni di mercato dopo il taglio del tasso di sconto). Accordo anche sulla revisione della soglia minima di aumento per ottenere il via libera dalle banche alle nuove linee di credito: basteranno 380 milioni di euro, ovvero quelli per cui l’aumento è già garantito.

Sull’ultimo punto dell’intesa mancano ancora i dettagli finali, che dovrebbero essere definiti oggi. La questione riguarda la quota di rimborso anticipato del debito da versare alle banche con i proventi dell’aumento: fin qui si è parlato di 225 milioni, ma Rcs vorrebbe ridurre la somma al di sotto della metà dell’aumento. In gioco c’è l’assenso di alcuni soci all’intera operazione. 

L’azionista di maggioranza relativa, Giuseppe Rotelli, forte del 16,8% del capitale, scioglierà le sue riserve solo domani, all’immediata vigilia dell’assemblea. E’ improbabile un ripensamento da parte di Edizione Holding (gruppo Benetton) e di Diego Della Valle – forti rispettivamente del 6 e dell’8% circa del capitale – che già da tempo hanno annunciato il loro voto contrario. Diversa la posizione degli incerti (vedi gruppo Pesenti) e dei soci in uscita, come le Generali (senz’altro allineate, al momento del voto, con Mediobanca). Ma il vero ago della bilancia rimane il gruppo Rotelli, che sembra orientato verso il sì. 

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