L’IRA DI DELLA VALLE FA LIEVITARE RCS MEDIA GROUP +6%. AL VIA IL CDA INDIPENDENTE VOLUTO DA MEDIOBANCA
La fumata bianca, come previsto, non c’è stata. Rcs Mediagroup volta pagina a metà, senza riempire la casella dell’ad. “Non c’è perché vogliamo scegliere bene” dice Paolo Merloni, consigliere del gruppo del Corriere della Sera, tra i pochi componenti del vecchio board per una conferma in Cda tra tanti “indipendenti” scelti da Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca. La votazione, infatti, non ha fatto registrare sorprese.
L’assemblea ha nominato un Cda a dodici componenti in cui figurano Angelo Provasoli, che verra’ nominato in giornata presidente dal board in corso. Sono stati eletti poi nel consiglio Rcs Umberto Ambrosoli, Roland Berger, Andrea Campanini Bonomi, Fulvio Conti, Luca Garavoglia, Piergaetano Marchetti (presidente uscente), Paolo Merloni, Carlo Pesenti, Angelo Provasoli e Giuseppe Vita. Per le minoranze entra Giuseppe Rotelli. Il dodicesimo consigliere secondo le attese sara’ il nuovo amministratore delegato, il cui nome non e’ ancora stato individuato.
Quella poltrona vuota giustifica l’ira di Diego Della Valle che ha sparato bordate a destra e a manca rilevando che “il patto, a mio avviso, non esiste più”. E, tanto per non creare equivoci, ha sottolineato che parlava “da azionista importante che intende pesare il prima possibile ancora di piu”. Musica per le orecchie di Piazza Affari che pregiusta aria di battaglia: il titolo Rcs, dopo le sue parole, “strappa in asta di volatilità tra forti scambi, con un aumento teorico dell’8,76%, poi ridimensionato ad un comunque robusto +6% tra scambi ben superiori alla media (più di un milione di pezzi contro i 700 mila della media).
Ma la sensazione è che la partita sia destinata a giocarsi più con le carte già distribuite che non in base a nuovi, pirotecnici blitz. Lo stesso Della Valle, poche settimane fa, è stato battuto sul tempo da Giuseppe Rotelli che ha acquisito la quota del gruppo Toto accettando di pagare il suo 5% con un premio ben superiore a quello offerto da don Diego. La chiave di volta della battaglia per ”la Rizzoli non e’ una sala giochi dove uno si diverte e si fa venire delle idee estemporanee” come sottolinea il piretecnico mister Tod’s è nel possibile rimescolamento delle carte tra i grandi azionisti di oggi, sia quelli fuori patto (lo stesso Della Valle, Rotelli e la famiglia Benetton) che quelli che non vedono l’ora di venire fuori dall’intesa che scadrà nel marzo 2014. Come l’ad delle Generali Giovanni Perissinotto.
“La mia precisa impressione e’ che il patto non esista proprio piu’ – incalza Della Valle – Ho assistito nell’ultimo patto a un malumore forte anche di persone che per quieto vivere non lo dicono ed eviteranno di dirlo per un po’”. Poi, con palese riferimento a Mediobanca (di cui è importante azionista) aggiunge: “Convocare il patto tre volte in 48 ore per decidere due cose non appartiene a quella scuola là. I patti li convocavano per un secondo. Stiamo andando finalmente verso un mercato che si apre”.
L’intenzione di uscire dal patto non è un’esclusiva del solo Perissinotto, sottolinea Della Valle. ”L’ho sentito dire da molte altre persone, anche se oggi per correttezza non si espongono o si espongono il meno possibile, ho l’impressione che queste cose siano proprio finite, non solo in Rizzoli, ma nella mentalita’ dell’economia di questo mercato. Stiamo andando in questo senso verso qualcosa di positivo”. ”Il mercato – aggiunge – deve essere di chi lo sa guidare, accetta e vince la sfida della competitivita’ ” e non deve essere riconosciuta piu’ alcuna ”autorevolezza a quelli che non hanno alcun valore”.
La sortita di Della Valle fa passare in secondo piano la voce del presidente uscente, Piergaetano Marchetti, cui resterà il controllo della beneamata (e non economica) Fondazione. “La scelta del nuovo amministratore delegato di Rcs MediaGroup verra’ fatta”, assicura, ”entro brevissimo tempo, in modo che la societa’ abbia soluzione di continuita’ in un momento difficile”. ”E’ corretto che il nuovo ad sia scelto dal nuovo cda – ha aggiunto – Il vertice fara’ tesoro di eventuali ricerche e indicazioni di rose di nomi che saranno compiute”.
“Io un nome ce l’avevo ed era quello di Antonello Perricone“ ribatte a distanza Della Valle. Antonello Perricone, l’ad in uscita, si limita ad illustrare la situazione dell’azienda, non rosea ma meno grigia di altri concorrenti. Rcs MediaGroup, spiega, ha visto nel primo trimestre una raccolta pubblicitaria in Italia “decisamente migliore rispetto alla concorrenza” con un margine operativo lordo che, nonostante il difficile quadro congiunturale, “sarà non troppo dissimile sia dai propri obiettivi, sia dal Mol del primo trimestre dello scorso anno”.
“Non è ancora il tempo di parlare di trimestrale, che sarà esaminata a metà maggio dal Cda – ha concluso Perricone -. Quello che oggi possiamo dire è, che in base ai dati in nostro possesso per quel che riguarda la pubblicità, credo che i dati Rcs in Italia siano decisamente migliori rispetto alla concorrenza e questo dovrebbe consentirci, pur in presenza di un calo dei ricavi pubblicitari, di avvicinare il risultato di ebitda non solo rispetto a quello previsto ma anche a quello dell’anno precedente, grazie alla continua azione sui costi, che in Spagna si è dovuto ulteriormente portare avanti con dei nuovi piani di interventi”.
Insomma, guai ad abbassare la guardia. Anzi, prima arriva il business plan meglio è. Anche perché occorre sciogliere alcuni nodi di fondo: procedere o meno all’aumento di capitale già deliberato? Far cassa con la cessione delle unità immobiliari di pregio e con Flammarion? E cosa privilegiare, una volta raccolte le risorse necessarie: lo sviluppo a tappe forzate sul web? La ristrutturazione, anche “violenta” della controllata spagnola Recoletos, che opera su un mercato, se possibile, ancor peggiore di quello italiano (ieri si è saputo che dall’inizio della crisi ben 6.241 giornalisti iberici hanno perduto il posto in radio, tv o carta stampata)? Della Valle si dice “favorevole a tutto quello che metta l’azienda in condizione di essere competitiva, di poter investire, qualunque sia la strada percorribile. Prima di pensare a un aumento di capitale, per quanto mi riguarda e per il Cda che l’ha deliberato, si può mettere in sicurezza l’azienda vendendo le cose che non sono strategiche”, ivi comprese le testate della Periodici.