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Rcs, Jovane cerca di rassicurare la Borsa. E riesce a frenare il crollo del titolo

”Permettetemi di presentare un piano nel quale noi del consiglio di amministrazione assieme agli azionisti crediamo fortemente”, ha esordito stamani con fierezza Pietro Scott Iovane, ad di Rcs Media Group davanti agli analisti finanziari. In quel momento, però, sul titolo fioccavano le vendite (-6,84%) una reazione comprensibile, visto il rosso profondo dei conti 2012 (509, 3 milioni di perdite, di cui 129 milioni negli ultimi tre mesi) e le solite diatribe che accompagnano le vicende di via Solferino: prima le dimissioni dal cda di Francesco Merloni, poi la lettera con cui Diego Della Valle ha manifestato le sue perplessità sui termini dell’operazione e l’esistenza di possibili conflitti di interesse. Altri, per ora, tacciono ma è scontato che le condizioni previste per l’aumento (abbattimento del valore delle vecchie azioni ed emissione delle nuove a 0,2 euro) non sono tali da sollevare entusiasmi, soprattutto tra chi, come Giuseppe Rotelli, rischia di veder ridotta la sua quota dal 16,3 al 4,4% in caso di non sottoscrizione. Infine, nota non da poco, i conti del 2013 non promettono nulla di buono come si evince dallo stesso piano triennale che, sulla base della previsione di un calo quest’anno del Pil dell’1% (+0,5% nel 2014, +1,2% nel 2015), prevede per la pubblicità tradizionale in Italia una discesa media annua dell’8% sia a livello di mercato che a livello di gruppo. Il mercato tradizionale della pubblicità in Spagna, invece, è visto in calo del 4%, con Rcs in flessione del 5%. Sulla circolazione giornaliera dei quotidiani è atteso un calo medio annuo del 10% in Italia, con una crescita del 38% nel digitale che renderà stabile il saldo. In Spagna il calo della circolazione del cartaceo è atteso al 9% medio annuo, con una crescita nel digitale del 34% e un leggero declino complessivo atteso.

Non era facile, insomma, la missione di Iovane. Ma, almeno a giudicare dalla parziale ripresa del titolo nel pomeriggio (perdita dimezzata ad un più confortevole -3,3%), Iovane merita la sufficienza: per di più, in queste condizioni, sarebbe stato un miracolo, merce difficile per un ex manager di Microsoft.

A TUTTO BIT (PER QUEL CHE SI PUO’)

Per rimediare alla crisi delle attività tradizionali il gruppo Rcs “rafforzerà la sua presenza e la sua offerta sul digitale” concentrandosi sulla redditività, ha sottolineato l’A.d Pietro Scott Jovane: a fronte di una crescita del mercato dell’11%, Rcs punta ad aumentare del 16% in Italia. La pubblicità online è attesa sul mercato spagnolo in crescita del 6%, con Rcs in crescita del 7%. Il focus sul digitale, ha comunque aggiunto, “non significa che abbandoneremo la carta” che continua ad essere parte del business. “Le tendenze digitali, che vengono tradizionalmente considerate come delle minacce per il nostro mercato – ha detto -, sono una delle migliori opportunità che ha Rcs per allargare la propria influenza, raggiungere nuovi mercati pubblicitari e diventare più redditizia”. Ma per raggiungere questo obiettivo Rcs, secondo Jovane, deve diventare capace di ”muoversi rapidamente” per fronteggiare la crisi del settore e trasformandosi ”in un nuovo player, piu’ agile e pronto a competere in un mondo in continuo cambiamento”. Un’impresa mica facile per un’azienda dalla governance complessa e dalle munizioni finanziarie limitate, dopo la disastrosa campagna di Spagna.

AUMENTO GARANTITO AL 91%…

Ad ovviare ai bisogni di nuova finanza contribuirà l’aumento di capitale che partirà in estate. I termini esatti dell’operazione saranno definiti solo dal cda dl 28 aprile, convocato per rispondere alle rimostranze di Della Valle. Ma già fin d’ora si sa che, entro luglio, arriveranno 400 milioni (altri 200 nel 2015), per la metà destinati a rimborsare prestiti bancari. In questo modo un pool bancario erogherà altri 575 milioni. L’aumento non dovrebbe riservare sorprese, visto il paracadute (166 milioni) garantito da un pool di banche, per lo più creditrici di Rcs. “Naturalmente ci aspettiamo che i nostri soci seguano l’operazione”, ha detto il direttore finanziario Riccardo Taranto. ricordando che la rinegoziazione del debito e’ subordinata all’esecuzione della ricapitalizzazione. Finora, ha detto , sono arrivate ”lettere per circa il 50%” del previsto aumento da 400 milioni, cui si aggiungono i circa 166 milioni del previsto consorzio di garanzia. In sintesi, ”Il 91% dell’aumento di capitale e’ garantito e ci aspettiamo di arrivare al 100%”.

LE CESSIONI: PRIMA DADA, POI IL MATTONE

I vertici di Rcs sono ”fiduciosi di raggiungere il target di 250 milioni” di dismissioni di attivi non core per la fine dell’anno prossimo ha detto il direttore finanziario Riccardo Taranto. Il deal più vicino “è connesso a Dada per cui ci potrà essere una svolta tra la fine del mese e maggio”. Ben più promettente il capitolo delle vendite immobiliari. L’edificio di Rcs in via San Marco a Milano, lo stesso che su via Solferino ospita le redazioni del Corriere e della Gazzetta, è “molto attraente”. “Stiamo analizzando” le proposte “di potenziali investitori interessati a questo edificio” ha aggiunto il direttore finanziario. Resta invece aperto il ‘cantiere’ per la cessione delle dieci testate periodiche che il gruppo vuole vendere o in alternativa chiudere. Il Cda della società ieri ha ritenuto non adeguate le due offerte sul tavolo, soprattutto per l’entità della ‘dote finanziaria’ chiesta dai compratori: si parla di una cifra sopra i 20 milioni.

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