I tempi stringono, ma per stabilire le condizioni dell’aumento Rcs ci vorrà un nuovo cda, già fissato per il 28 aprile. L’operazione da 400 milioni (più 200 milioni nel 2015) si farà comunque entro luglio, per garantire la continuità aziendale del gruppo. L’esito positivo è in ogni caso garantito dall’ombrello del consorzio di garanzia bancario (Banca Imi, Centrobanca, Bnp Paribas, Mediobanca e Banca Akros) che si è impegnato per 166 milioni. Intanto oggi il titolo crolla a Piazza Affari: -5,8% intorno alle 13:20.
Ma il lungo board domenicale ha dovuto prender atto delle contestazioni, via lettera, di Diego Della Valle contro la prospettiva di un’operazione fortemente diluitiva dei soci attuali. La pensa allo stesso modo Francesco Merloni, che si è dimesso dal consiglio e che non parteciperà all’aumento (al pari delle Generali) che comunque modificherà gli equilibri proprietari del gruppo editoriale.
Finora, infatti, hanno garantito la partecipazione all’aumento sette soci presenti nel patto: Mediobanca, Fiat, Unipol-Fonsai, Pireli, Intesa, Mittel ed Edison. In tutto il 44% del capitale del capitale (contro l’attuale 58%). Oltre al no di Merloni si registra il silenzio del gruppo Pesenti (ieri Carlo Pesenti non ha partecipato al cda). Una parte dei soci, tra cui Fiat, hanno anticipato la volontà di sottoscrivere l’inoptato all’interno del patto.
Che faranno i soci fuori patto? Della Valle vede come il fumo negli occhi la diluizione della quota legata alle modalità dell’operazione: la sua partecipazione potrebbe diluirsi, in caso di non adesione, dall’8,6 al 2,3%. Analoga la posizione del primo azionista del gruppo, Giuseppe Rotelli (ieri assente dal cda) che potrebbe scendere dal 16,5 al 4,4%.
L’operazione comunque è necessaria, a giudicare dai numeri. Dal cda di Rcs Media Group è emerso che la perdita per l’esercizio 2012 è stata di 509,3 milioni,, rispetto al risultato negativo per 322 milioni nel 2011, dopo svalutazioni di immobilizzazioni per 435,1 milioni (349,2 milioni nel 2011). Per questo motivo, si legge nella nota ufficiale, Il Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup ha avviato l’operazione di rifinanziamento del debito bancario e lo schema della proposta all’Assemblea Straordinaria di ricapitalizzazione della Società per complessivi massimi 600 milioni di euro.
“L’aggravarsi della situazione di sfavorevole congiuntura generale e di profonda trasformazione dell’editoria ha condizionato e continua a riflettersi significativamente sui risultati del Gruppo, richiedendo una rapida implementazione del Piano per lo Sviluppo 2013-2015, precedentemente approvato” si legge nella nota da cui emerge la conferma che pure il 2013 sarà un anno difficile. Di qui la necessità dell’iniezione di capitali: “in tale contesto e a supporto degli obiettivi del Piano per lo Sviluppo è stata approvata l’operazione di rifinanziamento per 575 milioni di euro del debito bancario in scadenza – prosegue la nota -, con la sottoscrizione di un term sheet con le banche creditrici che vincola l’erogazione del finanziamento all’effettiva sottoscrizione e liberazione dell’aumento di capitale – per un importo di almeno 400 milioni di euro ed è stato approvato lo schema della proposta di ricapitalizzazione della società per massimi 600 milioni di euro”.
Oggi l’ad Piero Scott Jovane illustrerà il piano industriale alla comunità finanziaria. E farà il punto sul capitolo dismissioni. Il cda di ieri ha giudicato insoddisfacenti le due proposte per i periodici giunte sul tavolo dell’ad, mentre si avvicina la cessione di Dada. Si profila battaglia, invece, sulle dismissioni immobiliari vista la resistenza delle redazioni a traslocare da via Solferino. Ma questa “patata bollente” potrebbe essere lasciata alla nuova Rcs che emergerà dopo l’aumento, sempre più legata al tandem Mediobanca-Fiat o, meglio Exor, visto il probabile spostamento della quota dall’azienda industriale alla capogruppo finanziaria (scelta collegata alla fusione futura Fiat/Chrysler). E al nuovo partner industriale di cui si parla con sempre maggiore insistenza per render possibile il turnaround del gruppo.