RCS, BREVE TREGUA TRA I SOCI IN VISTA DI UN NUOVO CDA
IL 2013 CHIUDE IN ROSSO PER 218 MILIONI, IN CALO I RICAVI
Dimissioni nel cda Rcs? “No, assolutamente no” informa un consigliere all’uscita dopo cinque ore di riunione. Non ci sono state dunque le temute dimissioni del presidente Angelo Provasoli, che a cascata avrebbero portato alla decadenza l’intero consiglio, con effetti drammatici per l’azienda che, dopo lo scioglimento del patto di sindacato fatica a tributare all’ad Pietro Scott Jovane, voluto da John Elkann, la necessaria fiducia. Il che non sta ad indicare che i dissidi tra i soci siano stati ricomposti bensì che si cercherà, di qui all’assemblea di bilancio, di trovare un’intesa che permetta di rinnovare il cda (oggi composto solo da consiglieri indipendenti) alla luce degli equilibri dell’azionariato, in piena evoluzione dopo la discesa di Mediobanca sotto il 10% e il disipegno dai vertici di Carlo Pesenti (“per ora” ancora azionista).
Alla questione sarà dedicata un’altra riunione del cda, fissata per il prossimo 24 marzo proprio ”per completare l’esame dei punti all’ordine del giorno e provvedere alla convocazione dell’assemblea” prevista l’8 maggio in unica convocazione, al fine di consentire, alla luce dell’ampliamento del flottante, la più ampia partecipazione ai lavori assembleari”. Ovvero, i pesi in consiglio saranno rivisti alla luce dei nuovi equilibri, ancora in evoluzione. Da una parte è salita Fiat, è spuntato Urbano Cairo (candidato da Diego Della Valle alla guida del gruppo), scalpita mister Tod’s. Dall’altra dall’altra sono scesi o stanno per scendere azionisti storici, vedi piazetta Cuccia, o quasi (come Pandette, espressione degi eredi).
Non sarà facile trovare una sintesi tra le varie posizioni, anche perché la gestione di Scott Jovane si è finora caratterizzata per alcune acquisizioni discusse, come quell recente di Youreporter, e per i rapporti tempestosi con la direzione del Corriere della Sera, culminati nelle voci di sfiducia verso Ferruccio De Bortoli. D’altro canto Diego Della Valle ha più volte minacciato l’azione di responsabilità verso l’ad, proposta che non favorisce né la pace né l’armistizio. Ma l’ascia di guerra resta, per ora, seppellita sotto il palazzo di via Solferino, oggi di Blackstone, che fu di proprietà della casa editrice. Come è saggio che sia, visto che i conti, sono ancora tutt’altro che allegri e che, come anticipa, la stessa Rcs, saranno in rosso anche a fine 2014. Rcs ha chiuso il 2013 con perdite per 218,5 milioni di euro, rispetto al risultato negativo per 507,1 milioni del 2012. I ricavi consolidati sono pari a 1.314,8 milioni, in calo rispetto ai 1.513 milioni del 2012. Risultano in calo sia i ricavi pubblicitari pari a 476 milioni (-18,8%), che quelli della diffusione. 720,3 milioni (-11%). Il margine operativo lordo prima degli oneri e dei proventi non ricorrenti del gruppo editoriale è stato nel 2013 pari a 27,6 milioni (50,19 nel 2012). L’indebitamento finanziario netto a fine 2013 risulta a 476 milioni (845,8 milioni a fine 2012), per il solo effetto dei 400 milioni incassati con l’aumento di capitale.
Le azioni di efficienza e contenimento costi hanno comunque superato di 10 milioni quanto previsto nel piano per lo sviluppo, spiega la società, portando a fine 2013 benefici per circa 92 milioni. Per effetto dei “piani di riorganizzazione” l’oganico è sceso di 528 unità, ovvero di 343 unità al netto delle attività destinate alla dismissione o già dismesse.
L’accelerazione del piano di efficienze attuata nel 2013 e prevista nel 2014, conclude la nota, consentirà di raggiungere il target triennale di taglio di costi previsto nel piano 2013-2015 con un anno di anticipo. Ma prima sarà necessario nominare un cda in grado di sancire la fine di malumori, screzi o colpi di cannone tra i soci. E non sarà facile.