Le novità sulle assicurazioni Rc auto introdotte con il decreto fiscale penalizzano chi oggi paga meno per merito e le famiglie con redditi più bassi, proprietarie di un solo veicolo. Inoltre, la riforma non comporta alcuna riduzione del costo complessivo delle polizze. È questa l’opinione dell’Ordine degli Attuari, i professionisti esperti di calcoli assicurativi e previdenziali.
Ma cosa prevede il decreto fiscale a proposito delle polizze Rc auto? Il cambiamento è notevole. Finora, grazie alla legge Bersani del 2007, i figli potevano assicurare ogni nuovo veicolo con la classe di merito più favorevole fra quelle dei genitori. La norma prevedeva però due limiti: il veicolo del figlio doveva essere un nuovo acquisto (non importa se nuovo o usato) e appartenere alla stessa categoria del mezzo del genitore (quindi auto con auto, scooter con scooter). Ora il decreto fiscale 2020 cancella questi due limiti, rendendo agevolabili anche i veicoli che non sono stati appena acquistati e quelli di categorie diverse. Traduzione: un figlio che ha una moto da vari anni e ha causato diversi incidenti potrà assicurare quello stesso scooter in prima classe, beneficiando degli anni passati in auto da uno dei suoi genitori senza causare incidenti.
Gli attuari bocciano questo sistema perché “i premi assicurativi, anche se relativi a coperture obbligatorie come nel caso della RC auto, devono essere determinati con criteri scientifici, nel rispetto dei principi e delle regole della tecnica attuariale”. E questo per “garantire l’equità dei premi stessi, poiché a rischi più elevati devono corrispondere premi più alti, e viceversa”.
Con le nuove norme il governo punta a regalare “una boccata di ossigeno” alle famiglie italiane, riducendo i costi complessivi delle assicurazioni Rc auto. Ma anche su questo fronte, secondo gli attuari, le nuove norme saranno un fallimento, visto che “le compagnie faranno in modo di recuperare i premi mancanti addebitandoli agli assicurati che non beneficiano di questa norma (tutte le famiglie con un solo veicolo a disposizione), oppure spalmandoli su tutti i contratti in maniera indifferenziata, quindi anche su quelli che hanno già raggiunto la miglior classe di bonus/malus per meriti propri. In entrambi i casi non potrà diminuire il premio medio complessivo”.
Risultato: pur nascendo da buone intenzioni, la riforma rischia di danneggiare proprio chi ha più meriti e/o si trova in condizioni economiche meno favorevoli.