Le norme contenute nel Ddl Concorrenza, compresi gli emendamenti più recenti, non faranno scendere i costi dell’assicurazione rc auto. Anzi, rischiano di penalizzare ingiustamente alcune categorie di automobilisti. Lo sostiene l’Ordine degli attuari, categoria professionale che all’interno delle compagnie assicurative calcola le funzioni matematiche alla base delle tariffe.
La riforma in discussione alla Camera – e che salvo imprevisti sarà approvata entro l’estate – prevede sconti per chi non causa incidenti da 4 anni pur vivendo nelle province a più alto tasso di sinistri stradali e, in generale, per chi installa la scatola nera. Allo stesso tempo, però, il testo delega il governo ad adottare entro un anno dall’entrata in vigore della norma un decreto sull’obbligo di installazione della scatola nera. Un emendamento ha reintrodotto poi il tacito rinnovo delle polizze, cancellato nel 2012 dal governo Monti.
“Come accade per il prezzo di qualsiasi bene o servizio – scrivono gli attuari – anche quello delle polizze rc auto dovrebbe essere calcolato a partire dai costi sottostanti, nell’ambito del rispetto delle regole stabilite dal libero mercato. Il Ddl Concorrenza prevede invece delle norme destinate a modificare aprioristicamente i prezzi delle polizze, il cui effettivo impatto sulla riduzione dei costi (che nel ramo rc auto sono costituiti essenzialmente dai risarcimenti a chi subisce danni da incidenti stradali) non è stato oggetto di alcuna valutazione. Nel contempo, il Ddl introduce ulteriori voci di costo (si pensi per esempio ai costi per la gestione delle scatole nere e per l’ispezione dei veicoli) senza prevederne un’adeguata copertura”.
Quanto agli emendamenti a favore delle zone con più sinistri e della mobilità degli assicurati tra le imprese, secondo gli attuari da queste modifiche “non c’è ragionevolmente da attendersi nessuna riduzione dei costi. I limiti imposti dal Ddl alla libera determinazione delle tariffe (si pensi appunto alla residenza dell’assicurato e alla sua storia contrattuale, che oggi sono tra i fattori tariffari più rilevanti), non potranno comportare, in assenza di una riduzione dei costi, alcuna diminuzione del premio medio”.
Al contrario, “il divieto di valorizzare correttamente questi fattori di rischio, che oggi consentono un’adeguata differenziazione dei prezzi, comporterà invece soltanto un livellamento delle tariffe, con ingiustificati aggravi per gli assicurati che per meriti soggettivi (non aver causato sinistri) e/o oggettivi (residenza in zone a bassa sinistrosità) oggi a pieno diritto stanno pagando i premi più bassi”, concludono gli attuari.