L’emendamento al decreto Milleproroghe sull’RC auto familiare peggiora ulteriormente un quadro normativo che presenta già di per sé numerose criticità. Questa l’opinione degli attuari sulle novità che il provvedimento omnibus, approvato in via definitiva dalla Camera e attualmente al vaglio del Senato, contiene sull’assicurazione auto.
Facciamo un breve riassunto: lo scorso 16 febbraio è entrata in vigore la nuova normativa introdotta dal decreto fiscale sull’Rc Auto familiare che consente di usare la classe di merito assicurativa più vantaggiosa su tutte le polizze stipulate per i veicoli (sia auto che moto) appartenenti ai membri di uno stesso nucleo familiare. Un meccanismo già sonoramente bocciato dagli attuari perché “i premi assicurativi, anche se relativi a coperture obbligatorie come nel caso della RC auto, devono essere determinati con criteri scientifici, nel rispetto dei principi e delle regole della tecnica attuariale”. E questo per “garantire l’equità dei premi stessi, poiché a rischi più elevati devono corrispondere premi più alti, e viceversa”.
Il decreto Milleproroghe che dopo aver ricevuto la fiducia della Camera si appresta ad essere votato senza modifiche dal Senato (il testo è vicino alla scadenza e se venisse cambiato dovrebbe tornare a Montecitorio) contiene un ulteriore correttivo. In base a quanto previsto dall’emendamento n.41 le compagnie assicurative avranno la possibilità di aumentare fino a cinque classi di merito l’assicurazione del beneficiario della RC familiare che ha causato un incidente provocando danni superiori a 5mila euro, ma solo per i veicoli di diversa tipologia. Facciamo un esempio pratico: se l’incidente è stato causato dal guidatore di uno scooter che possiede la classe di merito più favorevole appartenente all’auto di un componente della famiglia, in caso di danni superiori a 5mila euro la classe di merito del guidatore potrà salire di 5 unità. Se invece il binomio è auto-auto o scooter-scooter, tutto rimane invariato.
“È l’ennesimo provvedimento che rischia di compromettere ulteriormente la corretta gestione del Bonus/Malus come strumento tecnico di determinazione delle tariffe assicurative”, commentano gli attuari secondo cui “il correttivo apportato in extremis sembra finalizzato alla possibilità di una sorta di ravvedimento a posteriori. In parole semplici: ti ho concesso un beneficio perché pensavo che lo meritassi, ma se mi sono sbagliato me lo faccio restituire. Così come è scritto questo emendamento rischia di essere più dannoso che inutile.”, spiegano.
Il motivo è presto detto: la norma lega il funzionamento del sistema Bonus/Malus non solo all’incidente, ma anche al suo importo e alla tipologia di veicoli e potrebbe dunque determinare un allungamento dei tempi di liquidazione e modificare la natura del meccanismo stesso, fondato sulla stima della rischiosità dell’assicurato (basata sull’osservazione della sua storia) e non su un sistema di premio/punizione.
Ulteriori critiche vengono poi rivolte alla discrezionalità lasciata alle compagnie assicurative “in termini di applicazione o meno e in termini di livello di penalizzazione” e al fatto che la norma non ponga alcun limite temporale: le compagnie, a livello teorico, potrebbero decidere di “colpire anche un guidatore che dopo 30/40 anni dall’aver beneficiato della norma si rendesse responsabile di un sinistro”, continuano gli attuari secondo cui anche la definizione di “5 classi” di merito potrebbe addirittura favorire i peggiori guidatori e non danneggiarli. La bocciatura insomma è su tutta la linea.