L’export italiano continua a mantenersi solido. Dopo la forte crescita registrata lo scorso anno (+20%), principalmente grazie all’aumento dei prezzi, si prevede che le esportazioni di beni nel 2023 aumenteranno del 6,8%, superando i 660 miliardi di euro per proseguire a un ritmo del 4,6% nel 2024 e del 3,8% medio annuo nel biennio successivo. Si prevede che il 2023 sarà un anno con prospettive macroeconomiche deboli ma positive, seguito da un 2024 più dinamico, con una crescita globale del PIL stimata al +1,7% quest’anno e +2,5% l’anno successivo. Grande impulso deriva dagli investimenti green e dalle nuove tecnologie. È quanto emerge dal Rapporto Export 2023, intitolato “Il futuro è adesso. Insieme” che Sace, gruppo assicurativo-finanziario, direttamente controllato dal Mef, attivo nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale, ha presentato ieri. Nel contesto attuale, caratterizzato da shock e incertezze, il rapporto sottolinea che investire nella digitalizzazione, nell’innovazione e nella transizione energetica è fondamentale per rafforzare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali e favorire una crescita sostenibile.
Aumenta la quota di mercato italiana
Si prevede un aumento del contributo dei volumi alla crescita economica italiana quest’anno (+1,3%), sebbene ancora in modo moderato a causa della debolezza del commercio internazionale. Tuttavia, questa crescita si intensificherà gradualmente nei tre anni successivi. La quota di mercato italiana a livello globale è aumentata dal 2,4% al 2,6% nel 2022 e potrebbe ulteriormente aumentare nel 2023, nonostante un leggero peggioramento della competitività dei prezzi, in linea con Germania e Francia. Nel settore dei servizi, le esportazioni continuano a registrare una buona performance, superando i valori pre-pandemia nel 2022 e mostrando una crescita solida anche quest’anno (+7%). Nel periodo di previsione, si prevede che torneranno a tassi in linea con la media storica, superando i 140 miliardi di euro. Il settore turistico sarà uno dei principali motori di questa crescita.
Export Italia: Germania, Stati Uniti, Francia e Cina principali mercati
Sebbene le principali economie come Germania, Stati Uniti, Francia e Cina rimangano i principali mercati di riferimento per le vendite italiane, ci sono importanti cambiamenti in atto. Paesi del Golfo, India, Thailandia, Vietnam, Messico, Brasile e Croazia stanno presentando opportunità sempre più significative per l’export italiano. Si prevede che la Cina registri una crescita del +17% nel 2023, grazie alla sua completa riapertura dopo anni di restrizioni anti-Covid. Questo rappresenterà un beneficio non solo per i settori industriali cinesi, ma anche per i paesi ben integrati nelle sue catene di approvvigionamento. L’India, infatti, si conferma come uno dei mercati in maggiore espansione per l’export italiano di beni, con una previsione di crescita del +10,3% nel 2023. La sua evoluzione del sistema produttivo negli ultimi anni e l’impegno del governo a puntare su questo settore contribuiscono a tale risultato. Inoltre, le vendite italiane beneficeranno della solida crescita economica del Vietnam, che si prevede vedrà un aumento del +8,1% nel nostro export nel 2023 e del +6,5% nel 2024.
Bene anche l’export verso i paesi del Golfo tra cui Arabia Saudita (+15,6%) ed Emirati Arabi Uniti (+10%) dove le esportazioni italiane mostrano tassi di crescita a doppia cifra quest’anno e non inferiori al 5% nel 2024. Messico (+8,4%) e Brasile (+7,2%) restano i due principali mercati dell’America Latina e offrono prospettive di domanda molto favorevoli. Ottimi risultati anche per quanto riguarda la Croazia (+14,4%), entrata nell’Eurozona nel gennaio 2023, rappresenta un mercato di opportunità come porta d’ingresso alla regione balcanica.
Gli Stati Uniti, infine, grazie alle loro dimensioni di mercato interno e all’indipendenza energetica, continuano a registrare una performance economica solida, che sarà ulteriormente rafforzata dall’Inflation Reduction Act e fornirà un impulso positivo a numerosi settori, con benefici anche per l’export italiano (+6%).
Analizzato per la prima volta l’export di beni ambientali
Il Rapporto Export 2023 ha analizzato, per la prima volta, le esportazioni di beni ambientali (EG) e la loro importanza nella transizione sostenibile. Questi beni includono prodotti legati alla protezione dell’ambiente e quelli progettati per essere più eco-friendly, come biocarburanti, batterie senza mercurio e veicoli ibridi ed elettrici.
Nel corso degli ultimi vent’anni, il commercio internazionale di beni ambientali è cresciuto a un tasso medio annuo del 7,6%, superiore alla crescita complessiva delle esportazioni di beni, arrivando a superare i 1.750 miliardi di dollari. I principali attori sono l’Europa e l’Asia, quest’ultima a più rapida crescita. L’Italia si è mantenuta al secondo posto nell’UE, con un export di beni ambientali del valore di 60 miliardi di dollari nel 2021, rappresentando il 3,4% degli scambi mondiali. I settori principali includono la meccanica strumentale, gli apparecchi elettrici e strumenti di misurazione e controllo.
I forti investimenti in corso per la transizione sostenibile, supportati dalle politiche europee, stimoleranno ulteriormente l’export italiano di beni ambientali. Si prevede una crescita del 9,3% quest’anno e del 9,7% l’anno prossimo, accelerando fino a una media del 14% all’anno nel periodo 2025-2026.
Intelligenza artificiale e commercio estero
L’intelligenza artificiale (IA) e il digitale stanno rivoluzionando le imprese e diventando strumenti strategici per la crescita. L’IA è ampiamente adottata in molti settori, soprattutto tra le imprese orientate al commercio estero. Si è constatato che l’utilizzo dell’IA migliora i modelli di business e supporta l’espansione delle imprese all’estero, aumentando la loro produttività grazie a una gestione più efficace delle catene del valore e a minori costi commerciali. Come evidenziato anche dalle recenti indagini realizzate presso le imprese italiane dal Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere, ad esempio, circa il 67% delle aziende che investe nelle tecnologie digitali esporta, contro il 44% di quelle che non investono.
Tuttavia, per massimizzare l’efficacia dell’Industria 4.0, non basta solo adottare le tecnologie, ma è necessario anche innovare il modello di business dell’azienda. Le imprese che investono nell’Industria 4.0 e innovano il loro modello di business hanno una probabilità di esportare tre volte superiore rispetto a quelle che investono senza modificarlo. Queste imprese sono anche più presenti nei mercati internazionali rispetto a quelle che non investono nell’Industria 4.0.
Grazie a un’industria manifatturiera avanzata e all’automazione, l’Italia ha una forte specializzazione nell’applicazione dell’IA ai sistemi fisici, come sensori, impianti di automazione e robot. L’applicazione dell’IA si estende anche ai servizi, come sanità, ricerca, finanza e trasporti. Inoltre, l’IA contribuisce alla sostenibilità ambientale consentendo una previsione sempre più precisa degli eventi climatici estremi e dei loro effetti su settori come l’agricoltura.
Nonostante i progressi delle imprese italiane, soprattutto delle grandi aziende, ci sono ancora aree di miglioramento, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), sia nel reperire risorse finanziarie per sostenere l’innovazione tecnologica, sia nella formazione e nell’organizzazione delle risorse umane.
“Rivoluzione tecnologica e transizione sostenibile sono le sfide che tutti noi, insieme, siamo chiamati ad affrontare oggi per disegnare il mondo di domani. Le imprese che investono in sostenibilità e in digitalizzazione sono anche quelle che esportano, di più e meglio. Il nostro Rapporto Export 2023 evidenzia proprio questa connessione e accompagnare le imprese in questi processi è la missione che noi del Gruppo Sace abbiamo fatto nostra, per contribuire al benessere duraturo della collettività. L’invito che voglio rivolgere ai nostri partner, le circa 40.000 imprese che supportiamo ogni giorno, è di investire in questo percorso, contando sempre sui nostri strumenti informativi, formativi e assicurativo-finanziari e sul nostro network di relazioni, per rafforzare la capacità di gestire i rischi, cogliere le opportunità e trarre profitto dai cambiamenti in atto” ha commentato Alessandra Ricci, Amministratore Delegato di Sace.
“In un contesto sicuramente non semplice, la performance dell’export italiano, pur in fisiologico rallentamento, quest’anno e il prossimo si conferma robusta. Il nostro Rapporto Export rappresenta una bussola di riferimento per le imprese che vogliono crescere all’estero, anche in nuove geografie e con uno sguardo sempre attento a intercettare i segnali del mercato. Ecco perché quest’anno abbiamo voluto analizzare per la prima volta i flussi internazionali di beni legati alla transizione energetica in cui in Europa l’Italia è seconda solo alla Germania, e la trasformazione digitale che è ormai constatato sia un acceleratore della competitività delle imprese, anche internazionalizzate” ha spiegato Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace.