Superate le difficoltà di questi mesi, principalmente causate dalla crisi energetica, è iniziato l’aggiustamento di bilancio. Lo scrive Ref Ricerche nell’ultima edizione del suo rapporto mensile sulla congiuntura economica, che spiega come nei primi mesi del 2023 stiano emergendo dei fattori (tre per l’esattezza) di cambiamento dello scenario economico internazionale, con implicazioni differenti sulla congiuntura delle diverse aree:
- Scendono le quotazioni sul mercato europeo del gas naturale. Grazie alla loro caduta, migliorano le prospettive per l’area euro rispetto al quadro che si prospettava sino a pochi mesi fa.
- Superata l’ondata invernale della pandemia e l’abbandono della politica “zero-Covid” in Cina. Da questa situazione, si rafforzerà l’attività produttiva in Asia e migliorerà anche il funzionamento delle catene globali del valore.
- La crisi di alcune banche negli Stati Uniti. Il deterioramento delle condizioni finanziarie accentuerà l’indebolimento della domanda Usa nei prossimi mesi.
La crescita europea dipenderà dalla tenuta della domanda interna
Nell’area euro si registrerà un drastico miglioramento delle condizioni dal lato dell’offerta. Previsto anche un minore sostegno della domanda americana alla crescita delle esportazioni dovuto all’indebolimento del dollaro. La crescita europea sarà affidata alla tenuta della domanda interna, ma il ciclo delle riaperture nei servizi sta per esaurirsi, mentre quello delle costruzioni inizierà a ridimensionarsi presto. La politica monetaria non sostiene più la domanda, mentre i vincoli ai saldi di finanza pubblica saranno ripristinati dal prossimo anno. L’intonazione della politica fiscale sarà quindi restrittiva dal 2024, in Italia più che negli altri Paesi quando finiranno i sostegni delle misure contro il caro-energia e la spinta del superbonus si esaurirà.
La crisi energetica è alle spalle, riprende forza il mercato asiatico
Secondo le analisi di Ref, l’Europa ha superato la crisi energetica molto più agevolmente rispetto a quanto ci si attendesse. Le famiglie e le imprese hanno evidenziato una grande capacità di adeguare la domanda di energia in risposta ai prezzi elevati senza alterare troppo standard di vita e livelli produttivi. La maggiore parte dei Paesi ha iniziato ad accelerare nel percorso della transizione energetica. Si stanno avviando percorsi di cambiamento destinati a portare l’area euro verso l’abbattimento dei consumi di combustibili fossili nel corso del prossimo decennio.
La riattivazione della produzione da parte della Cina rappresenta un importante elemento di normalizzazione del funzionamento delle catene globali del valore, e dovrebbe aiutare quindi a migliorare la disponibilità di semilavorati, determinando aumenti della produzione cui dovrebbe corrispondere anche una fase di attenuazione delle tensioni sui prezzi.
L’inflazione rimane la nota dolente di questo 2023
Il tema dell’inflazione rimane la nota negativa in questi primi mesi del nuovo anno. Nella maggior parte dei paesi, l’inflazione ha iniziato a scendere, ma questo tuttavia è dipeso prevalentemente dall’effetto meccanico della caduta delle componenti legate all’energia, dato l’andamento dei prezzi delle materie prime. Gli indicatori dell’inflazione, infatti, nella maggior parte dei Paesi, hanno evidenziato ancora valori elevati. Ciò significa che i tempi per una sua normalizzazione continuano a essere più lunghi del previsto.
Le banche centrali, poi, hanno prolungato la fase di rialzi dei tassi d’interesse a seguito della relativa inerzia mostrata dalla dinamica dei prezzi. Ed è qui l’altra nota dolente dell’anno poiché tassi d’interesse più alti sembrano necessari per forzare il rientro in tempi rapidi della dinamica dei prezzi.
Rischio di una frenata del credito all’economia
Il peggioramento delle condizioni monetarie sta iniziando a mettere in difficoltà diverse banche che stanno registrando perdite del valore degli asset nei rispettivi portafogli. Questo problema è avvertito maggiormente negli Stati Uniti, ma il rischio di contagio potrebbero estendersi alle banche di altre economie, suggerendo politiche prudenziali nell’erogazione dei prestiti.
C’è il rischio che si vada incontro a una frenata del credito all’economia, che porterebbe ad un impatto maggiore dei tassi d’interesse sulla domanda aggregata. Il settore più vulnerabile sembrerebbe quello immobiliare, che è gravato (su tutta Europa) da livelli elevati dei prezzi delle case, non più coerenti con i livelli più elevati dei tassi d’interesse sui mutui. Possibile quindi un calo degli investimenti. Un credito più limitato frenerà anche i consumi che nell’ultimo anno erano cresciuto molto grazie alla riduzione del tasso di risparmio, a fronte di un reddito disponibile che in termini reali si è ridimensionato.
Meglio l’Europa degli Stati Uniti
L’Europa si trova in condizioni migliori rispetto agli Stati Uniti grazie alla caduta dei prezzi del gas e ad un sistema bancario meno deregolamentato rispetto a quanto accaduto sul suolo americano negli anni scorsi. Si annunciano, però, anche nell’area euro segnali di frenata del credito e i primi cedimenti nel comparto immobiliare. In Italia, per esempio, sta per esaurirsi la spinta al settore delle costruzioni che è derivata sino ai primi mesi dell’anno dagli investimenti finanziati con il superbonus 110%.
La congiuntura europea verrà anche frenata dal fatto che la fase straordinaria della politica di bilancio sta per concludersi. Nel 2024 tornano i vincoli ai saldi di finanza pubblica, dopo la sospensione dal 2020.
L’Italia è fra i Paesi che dovranno realizzare la correzione più marcata
Nel Documento di economia e finanza, il governo ha confermato l’intonazione della politica fiscale: il deficit difatti passerebbe da un valore piuttosto elevato nel 2022 (8% del Pil) a un saldo del 3.7% nel 2024 per poi raggiungere la soglia del 3% nel 2025. Una correzione quindi di ben 5 punti di Pil in due anni. Al miglioramento del saldo contribuirebbe il venir meno di molte misure tra il 2022 e il 2023. Tra queste vi è in particolare il ridimensionamento degli incentivi del superbonus e la riduzione da quest’anno delle misure di contrasto al caro energia fino alla loro definitiva soppressione. Importante ruolo per la politica di bilancio, nel sostenere la crescita dell’economia nei prossimi anni, sarà dato dalla realizzazione delle misure del Pnrr. È possibile che se verrà meno il sostegno alla domanda, programmato con il Pnrr, il conseguente aumento del grado di restrizione della politica di bilancio possa determinare una crescita inferiore alle attese e portare ad una fase di prolungata stagnazione. Il superamento degli shock legati alla pandemia e alla crisi energetica, comunque, restituisce all’Italia una prospettiva più favorevole, ma l’uscita dalla fase delle politiche straordinarie resta un passaggio estremamente complesso.