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Rapporto Prometeia-Unicredit sulle filiere: ripresa, si investe troppo in immobili e poco sul futuro

RAPPORTO PROMETEIA-UNICREDIT SULLE FILIERE ITALIANE – La ripresa del sistema produttivo c’è, ma con un equivoco di fondo: “Le aziende investono troppo in immobili e troppo poco in nuovi macchinari, stiamo perdendo terreno con l’economia tedesca”, spiega il rapporto illustrato oggi a Milano – Recuperano 8 filiere su 13 nel biennio 2014-15.

Rapporto Prometeia-Unicredit sulle filiere: ripresa, si investe troppo in immobili e poco sul futuro

La ripresa delle filiere italiane è molto timida ma c’è, anche se con un equivoco di fondo. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da Prometeia con Unicredit e presentata oggi a Milano: sono in attesa di recupero 8 filiere sulle 13 maggiori del panorama produttivo del Paese (+6% nel biennio 2014-’15), e soprattutto è previsto un ritorno alla redditività per tutte le fasi, con un aumento del ROI medio di quasi un punto all’anno, dal 2,8 del 2013 a un livello del 4,7 nel 2015.

Con un dato, però, che getta più di un’ombra: quello degli investimenti che, come sottolineato dal vicepresidente di Confindustria Ivanoe Lo Bello e dal presidente di Prometeia Angelo Tantazzi, “sono stati negli ultimi anni troppo improntati verso gli immobili e troppo poco in macchinari e tecnologie”. Il che sta dando un risultato preoccupante: “Molte aziende soffrono – spiegano ancora dalla tavola rotonda dell’Aula Magna Unicredit – perché c’è la recessione, ma molte altre soffrono perché stanno perdendo la sfida dell’innovazione e del rinnovamento industriale”.

Il mattone, per farla breve, viene preferito non solo dalle famiglie ma anche dagli stessi imprenditori, che non osano spendere in nuovi macchinari ma preferiscono andare sul sicuro allargando il patrimonio immobiliare. “Vi assicuro – ha detto il dg di Unicredit Roberto Nicastro – che ci sono sì molte aziende indebitate, ma anche altre che hanno un’ingente liquidità, e che non la spendono per paura o per scarsa fiducia nel futuro. Il clima generale di sfiducia frena gli investimenti e fa sì che i soldi ci siano, ma spesso rimangano lì, pronti a essere spesi un domani, quando le condizioni del mercato saranno migliorate”.

Imprese alla finestra, dunque, come dimostrato da uno dei capitoli del rapporto Prometeia, forse il più eloquente. Negli anni pre-crisi, tra il 2006 e il 2007, la rincorsa dell’economia italiana su quella tedesca procedeva a pieno ritmo (la produttività era superiore dell’1,5%), grazie al fatto che erano superiori non solo gli investimenti immobiliari ma anche quelli in macchinari: appena il dato sui macchinari è sceso, come nel 2008 ma ancora più marcatamente nel 2011, e quello sugli immobili è eccessivamente aumentato, la produttività – secondo i dati Eurostat – è diminuita del 2% in rapporto a quella tedesca.

Prometeia tuttavia evidenzia che questa tendenza starebbe cambiando, e che sembrano emergere le condizioni per una nuova accelerazione delle filiere italiane: secondo il rapporto saranno 83 i miliardi annui investiti nel biennio 2014-15, una cifra in controtendenza e di cui una parte sarebbe nuovamente utilizzata per ricostruire la base industriale.

Ripresa, dunque, ma con cautela. E che, come sottolinea ancora il dg Nicastro, non deve riguardare solo le aziende ma anzi “parte dal credito alle famiglie, dalle quali si riattiva tutto il ciclo economico, a partire dai consumi. In questo senso, il segnale confortante è la ripresa dei mutui negli ultimi mesi”.

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