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Rapporto Migrantes 2023: aumenta la fuga dei giovani +44%, ma raddoppiano anche i rimpatri. Ecco tutti i dati

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Italia terra di immigrazione ma anche di emigrazione. Gli italiani all’estero sono quasi sei milioni (5.933.418 gli iscritti al 1° gennaio 2023 all’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) e rappresentano circa il 10,1% della popolazione italiana. Dal 2006 a oggi, la presenza italiana oltre i confini nazionali ha evidenziato una crescita del +91%, anche se dal Covid-19 la crescita si è rallentata mostrando anche una nuova fase caratterizzata anche dal ritorno delle migrazioni interne.

Le donne italiane all’estero sono quasi raddoppiate (+ 99,3%), i minori sono aumentati del +78,3% e gli over 65 del +109,8%. I nati all’estero sono cresciuti, dal 2006, del +175%, le acquisizioni di cittadinanza del +144%, le partenze per espatrio del +44,9%, i trasferimenti da altra AIRE del +70%. Ma è soprattutto la fuga dei giovani a destare preoccupazione. Nel 2022, il 44% di coloro che hanno lasciato l’Italia erano giovani tra i 18 ei 34 anni. Una percentuale in aumento di due punti percentuali rispetto agli anni precedenti che evidenzia una crescita continua nonostante di giovani che cercano un nuovo futuro lontano dai nostri confinit.

A rilevare questi dati è il 18° Rapporto Italiani nel Mondo 2023 presentato dalla Fondazione Migrantes della Cei e curato da Delfina Licata che analizza l’evoluzione dei flussi migratori degli italiani.

Via dall’Italia per rivalsa e desiderio

Le iscrizioni all’Anagrafe italiana residenti all’estero (Aire) per espatrio nel 2022 sono diminuite del 2,1% rispetto all’anno precedente, totalizzando 82.014 italiani. Nonostante ciò, molte persone che emigrano per lavoro ritardano l’iscrizione all’Aire, creando una sorta di “moderni clandestini”.

Le motivazioni principali per l’espatrio sono legate alla ricerca di opportunità di crescita e al desiderio di sfuggire a situazioni di fragilità economica. È questo il motivo per cui l’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. I giovani e i giovani adulti, delusi dalla situazione in Italia, infatti, vanno alla ricerca di spazi che soddisfino la loro sete di crescita personale e professionale, dirigendosi l’estero.

E così l’Italia all’estero ringiovanisce costantemente. Il 23,2% (oltre 1,3 milioni) dei residenti iscritti all’Aire ha tra i 35 e i 49 anni, e più di 1,2 milioni tra i 18 e i 34 anni. Il 40,4% è nato all’estero da italiani. In prevalenza il livello di istruzione è medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma).

Guardando alle classi di età più mature, il 19,5% (oltre 1,1 milioni) della comunità italiana all’estero ha tra i 50 e i 64 anni, mentre gli over 65 anni rappresentano il 21,1%. I minori costituiscono più di 855 mila persone, corrispondenti al 14,4% della popolazione italiana all’estero.

Sul fronte dello stato civile, il 58,2% degli iscritti all’Aire è celibe o nubile, mentre il 35,3% è coniugato/a. I vedovi rappresentano il 2,2%, superati numericamente dai divorziati (2,8%). Inoltre, si registra un aumento delle unioni civili, che ammontano a 3.815.

Aumenta la presenza femminile all’estero

Quasi la metà della comunità italiana all’estero, pari al 48,2% (oltre 2,8 milioni) dei 6 milioni totali, è composta da donne. La presenza femminile è raddoppiata dal 2006, e secondo il Rapporto Migrantes, non si tratta più solo di “donne migrate spinte al trasferimento per ricongiungersi agli uomini”, ma di “donne moderne e dinamiche, motivate anche dalla prospettiva di una vita indipendente, di un maggior benessere economico e di una carriera più gratificante”.

Europa meta preferita

La maggior parte della comunità italiana all’estero si trova principalmente in Europa, accogliendo oltre 3,2 milioni di connazionali, corrispondenti al 54,7% del totale. Il continente americano segue con oltre 2,3 milioni, rappresentando il 40,1% della presenza italiana globale all’estero.

Nel 2022, la maggioranza degli italiani che hanno scelto di espatriare ha optato per l’Europa, rappresentando il 75,3% delle partenze. Le principali destinazioni europee includono il Regno Unito (16,4%), la Germania (13,8%), la Francia (10,4%), e la Svizzera (9,1%). Complessivamente, questi quattro paesi europei accolgono la metà delle partenze totali.

Il 17,1% ha scelto il continente americano, di cui il 10,5% si è diretto in America Latina, mentre il restante 7,4% si è distribuito nel resto del mondo.

Le comunità italiane più numerose all’estero si trovano principalmente in Argentina, con oltre 921 mila iscritti (15,5% del totale), seguita da Germania con oltre 822 mila (13,9%) e Svizzera con oltre 639 mila (10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

La durata dell’esperienza all’estero varia, con il 51% che risiede oltre i 15 anni e il 19,3% da meno di 5 anni. Circa il 49% si trova all’estero per espatrio, mentre il 40,4% è nato all’estero da cittadini italiani. Le acquisizioni di cittadinanza sono in aumento del 3,3%.

Sud territorio principale di emigrazione

Il meridione continua a spopolarsi. Il 46,5% degli italiani residenti all’estero arriva dal Sud (con le sole isole che raggiungono il 15,9%), il 37,8% dal Nord (di cui il 19,1% dal Nord Ovest) e il 15,8% dal Centro.

La Sicilia è la regione d’origine più rappresentata, con oltre 815 mila connazionali, seguita dalla Lombardia, Campania, Veneto e Lazio, tutte con oltre 500 mila residenti all’estero.

Nel corso del 2022, il 53,9% delle persone che hanno scelto di espatriare dall’Italia proveniva dal nord, il 30,2% dal Mezzogiorno e il 15,9% dal Centro.

Crescono i pensionati all’estero

Dal 2012, la Fondazione Migrantes e l’INPS monitorano i pensionati italiani all’estero, quelli che rientrano in Italia o fanno parte dei flussi migratori in uscita dal paese. La mobilità dei pensionati ha mostrato variazioni nel tempo. Nel 2019, le partenze annuali erano quasi 6 mila, diminuendo drasticamente nel 2020 e 2021. Nel 2023, le iscrizioni all’AIRE per espatrio degli over 65 sono state 4.300. Si è registrato un aumento del +17,8% per chi ha 65-74 anni, +15,1% per 75-84 anni e +5,3% per gli over ottantacinquenni rispetto all’anno precedente.

I pensionati scelgono di emigrare verso paesi con condizioni fiscali vantaggiose, come il Portogallo o la Tunisia per i dipendenti pubblici, un costo della vita più basso, un clima favorevole e servizi medici di buon livello. Inoltre, spesso la motivazione è la ricongiunzione con figli e nipoti.

Raddoppiano i rimpatri

Tra il 2012 e il 2021 si è verificato un notevole aumento dei rimpatri di connazionali, passando da 29 mila nel 2012 a circa 75 mila nel 2021 (+154%), superando il fenomeno degli espatri che ha visto saldi migratori sempre negativi.

La Lombardia è la regione che attrae il maggior numero di lavoratori rientrati dall’estero, con una percentuale stimata del 42% nel 2023. Si osserva anche un aumento relativo dei rientri nelle regioni meridionali, grazie a incentivi fiscali per i lavoratori. Nonostante ciò l’aumento dei rimpatri, non è sufficiente a compensare la perdita di popolazione dovuta agli espatri.

La Fondazione Migrantes suggerisce che i rimpatri e lo smart working giovanile, se supportati da un adeguato quadro legislativo, potrebbero costituire un efficace mezzo di ripopolamento delle aree interne, contribuendo anche a trattenere i giovani.

Mattarella: “Lavorare all’estero è opportunità ma il ritorno in Italia è la nostra sfida”

In occasione della presentazione del Rapporto, il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha voluto mandare un messaggio alla Fondazione Migrantes per parlare del fenomeno dell’emigrazione.

“L’Italia, nella storia recente, ha conosciuto stagioni di forte emigrazione. Oggi assistiamo a una diversa mobilità verso i paesi esteri. L’Italia sembra destinata a un drastico calo demografico, con i rischi connessi di depauperamento di risorse ed energie sul piano sociale, economico, culturale e con impatto negativo su tanti profili della vita sociale. In controtendenza, la comunità italiana fuori dall’Italia cresce. Si tratta, in parte, di un fenomeno connesso alla globalizzazione, all’internazionalizzazione, all’apertura delle frontiere, alla lenta ma crescente creazione di un comune sentire europeo tra le giovani generazioni. Gli italiani sono ovunque benvenuti e apprezzati, per la loro cultura, tenacia e creatività. Lavorare all’estero, per i nostri giovani, è una grande opportunità di crescita umana e professionale e deve essere una scelta libera, non un obbligo di fatto. Se – dopo un percorso formativo in Italia – si è costretti a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione o di soddisfacenti prospettive e, soprattutto, una volta acquisite preziose conoscenze ed esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia, alla quale bisogna porre rimedio. Quando non si riesce a riportare nel nostro Paese professionalità, esperienze, risorse umane, è l’intera comunità che viene impoverita. Individuare percorsi concreti per garantire, a chi lo desidera, il ritorno in Italia in condizioni di lavoro soddisfacenti, è una sfida fondamentale che le istituzioni e la politica devono saper raccogliere. Per il futuro del nostro Paese serve una visione nuova e adeguata.”

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