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Rapporto Ice: l’Italia dell’export non molla e conferma le eccellenze

FIRSTonline

Nel 2023 l’economia globale ha mostrato un andamento complessivo migliore rispetto a quanto atteso. Il Pil mondiale ha infatti registrato una crescita del 3,2% nonostante le tensioni internazionali, le politiche economiche e monetarie restrittive finalizzate a contenere le spinte inflazionistiche e il maggior rigore nelle politiche di bilancio.

Il Fmi, nel World Economic Outlook dello scorso aprile, ha stimato che la crescita globale si manterrà su livelli sostanzialmente equivalenti al 2023 anche nel biennio 2024-2025, al 3,2%.

Rispetto alla crescita del Pil, la situazione degli scambi internazionali è meno positiva. Dopo il deciso rimbalzo post-pandemia, la dinamica del 2023 è stata peggiore, anche a causa delle tensioni geo-politiche, che hanno contribuito a una contrazione dello 0,6% in volume delle esportazioni mondiali di merci rispetto al dato dell’anno precedente. Il calo di volumi e prezzi delle materie prime hanno amplificato la perdita di valore negli scambi di merci (-5%).

Rapporto Ice 2023/2024: focus sulla crisi del Canale di Suez

Il Rapporto Ice 2023/2024 sottolinea la spinta all’accorciamento delle catene globali del valore e alla riorganizzazione verso aree geografiche considerate “sicure” e “amiche”, soprattutto da parte dei governi. Queste pressioni sul commercio internazionale, non necessariamente dettate da opportunità economiche, contribuiscono al rallentamento osservato.

Il Rapporto dedica un approfondimento alla crisi nel Canale di Suez, evidenziando gli effetti rilevati sugli scambi via mare e sul transito delle navi. Il 7% dell’export italiano, pari a un valore di 44 miliardi di euro, si stima passi per il Mar Rosso; mentre per le importazioni il valore sale a 84 miliardi pari al 14,2% degli acquisti totale. La modifica delle rotte da parte delle compagnie di navigazione, a seguito degli attacchi armati alle navi che attraversano il Mar Rosso passando dallo stretto di Bab al-Mandab da parte del gruppo ribelle yemenita degli Houthi, ha comportato un aumento dei costi di trasporto e assicurativi rispetto al periodo precedente gli attacchi. I noli sono triplicati tra ottobre 2023 e gennaio 2024 ma sono fortemente diminuiti nel trimestre successivo, per effetto di un significativo aumento della capacità di carico complessiva.

Nonostante la turbolenza del contesto internazionale, il Pil italiano ha registrato un tasso di crescita dello 0,9%, un aumento per il terzo anno consecutivo superiore alla media dell’Eurozona e a quello di Francia e Germania.

L’export Made in Italy regge nel 2023

Nel 2023 l’export Made in Italy di merci ha raggiunto quota 626 miliardi, stabile rispetto a quanto registrato nel 2022 per effetto di una contrazione dei volumi esportati pari al -5% controbilanciata dall’aumento dei prezzi all’export (+5,3%). Le vendite all’estero sono cresciute però del +30,4% rispetto al 2019 (480 miliardi), prima cioè di lockdown e dei forti aumenti logistici causati dalle tensioni geopolitiche in Ucraina e Medio Oriente. La crescita dell’export è invece stata del +60,5% rispetto al 2012, quando avevano raggiunto il valore di 390 miliardi.

Le esportazioni italiane di manufatti nel 2023 si sono confermate allo stesso livello del 2022 (596 miliardi), risultato di una riduzione dei volumi, a fronte di un aumento dei prezzi. Questo deriva da andamenti opposti nei diversi mercati (-2,1% dell’export verso l’Ue e +2,3% verso i mercati extra-Ue). Si osserva, inoltre, un rafforzamento dei vantaggi comparati dell’industria italiana: i macchinari si riconfermano il primo settore come peso sull’export (16%) con un aumento in valore (+8,8%), in aggiunta a mezzi di trasporto (cresciuto del +10,5%) ed agroalimentare (+5,7%). Le esportazioni di servizi (137 miliardi) sono aumentate di oltre l’8% in volume e di oltre il 12% in valore accrescendo la propria quota di mercato mondiale.

La crescita delle esportazioni è stata particolarmente sostenuta in Africa, Medio Oriente, India e Brasile, anche se Europa e America settentrionale rimangono i principali mercati di sbocco. E nonostante l’Italia rappresenti il 2,2% del Pil mondiale, su almeno 5 macro-categorie vanta una penetrazione di mercato superiore al 5% con punte del 10%, ad esempio per il vino.

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Categories: Economia e Imprese