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Rapporto GreenItaly: il 26,5% delle imprese italiane punta sul verde

Dal 2010 ad oggi sono 385mila le imprese italiane che hanno scommesso sulle tecnologie green – Gli occupati che applicano competenze verdi in Italia sono 3 milioni, il 13,2% dell’occupazione nazionale – Il presidente Symbola Ermete Realacci: “Investendo green le aziende si aprono verso il futuro” – Il presidente Unioncamere Ivan Lobello: “La scelta green paga”. Starace (Enel): “Presentato a Delrio il piano nazionale colonnine ricarica elettriche”

Rapporto GreenItaly: il 26,5% delle imprese italiane punta sul verde

Il 26,5% delle imprese italiane punta sul “verde”. A dirlo è il rapporto GreenItaly 2016 di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e presentato questa mattina presso la sede di Unioncamere, a Roma.

Secondo il rapporto, come detto, più di un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ad oggi ha investito sulla green economy o lo farà nel corso di quest’anno. Si tratta di 385mila aziende italiane, che scommettono sulle tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di Co2.

Un’economia in forte crescita, alla quale si devono circa 3 milioni di posti di lavoro: i green jobs, ovvero quegli occupati che applicano competenze verdi. Una cifra che arriva a ricoprire il 13,2% del totale dell’occupazione nazionale, una quota che, secondo Symbola e Unioncamere, è destinata ad aumentare già nei prossimi mesi.

Nel dettaglio degli investimenti, dall’inizio della crisi la percentuale di aziende del manifatturiero che hanno scommesso sull’economia “verde” è pari al 33%. Un investimento che, spessissimo, diventa vettore di crescita, che porta a maggiori competitività ed esportazioni, oltre a fatturati e occupazione in aumento.

Nel comparto, infatti, il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delle imprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdotto innovazioni, contro il 18,7% delle altre.

Tornando all’occupazione, quest’anno dall’economia verde arriveranno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso stretto e figure ibride con competenze green, pari al 44,5% della domanda di lavoro non occasionale. Nel settore ricerca e sviluppo questa quota sale fino al 66%. Per il 2015 il contributo dei green jobs al prodotto lordo del Paese viene stimato a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo.

L’Italia, poi, vanta dei primati di efficienza a livello europeo: con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro, è il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori input energetici a parità di prodotto, dopo il Regno Unito (11,6, che ha però un’economia molto più finanziaria che manifatturiera) e davanti a Francia (14,5), Spagna (16,8) e Germania (17,7). Con 312 tonnellate per milione di euro siamo secondi, sempre dietro la Gran Bretagna (260), per minore impiego di materia, meglio di Francia (358), Spagna (362) e Germania (462). Con 107 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro prodotto siamo secondi per minore intensità di emissioni atmosferiche, stavolta dietro la Francia (93, aiutata in questo caso dal nucleare) e davanti a Spagna (131), Regno Unito (131) e Germania (154).

Siamo invece primi per contenimento dei rifiuti prodotti: ne produciamo appena 42 tonnellate ogni milione di euro, meglio di Spagna (49), Regno Unito (59), Germania (64) e Francia (84). Primato che ci pone all’avanguardia nell’economia circolare e ci permette di essere già oggi leader europeo nel riciclo industriale.

A livello territoriale, molte imprese green si trovano nelle regioni del Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale.  La Lombardia è la regione con il più alto numero di imprese eco-investitrici, ne conta 69.390, quasi un quinto del totale nazionale; seguono il Veneto con 37.120 unità, il Lazio con 33.630 imprese green, l’Emilia-Romagna a quota 33.010 e la Toscana con 29.160. 
Per Symbola e Unioncamere, la green economy e l’economia circolare rappresentano la migliore risposta alla crisi, un paradigma produttivo capace di giovare a lungo termine sia alle imprese che all’occupazione.

“Queste imprese – afferma il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci – dimostrano che il nostro posto nel mondo non e’ quello della competitività a bassi prezzi e dumping ambientale e sociale, ma quello della qualità, fatta di cura dei dettagli, di attenzione al capitale umano, di coesione, bellezza, innovazione e sostenibilità”.

“Investendo green – prosegue Realacci – le aziende diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono un sentiero che va verso il futuro. Il rilancio di settori tradizionali come l’edilizia parte anche nella Legge di Bilancio, con Casa Italia, dal risparmio energetico, dalla sicurezza, dalla sostenibilità. Un’Italia che fa l’Italia e che contribuisce alla COP22 di Marrakech e alla sfida del clima incrociando la green economy con la qualità e con la bellezza”.

“I dati del nostro Rapporto dimostrano una volta di più che la scelta green paga”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello. “Questo modello di sviluppo si sta rivelando uno strumento prezioso per intercettare nuovi stili di consumo e di vita basati su una maggiore domanda di sobrietà, attenzione alla giustizia sociale ed equità. Si tratta di stili emergenti e in rapida ascesa sullo scenario globale che stanno portando verso una accelerazione dell’economia circolare”.

Un’innovazione che, secondo Lo Bello, “passa anche dalla digitalizzazione. Non a caso le imprese green sono anche quelle maggiormente digitalizzate nel nostro tessuto produttivo. Basti pensare che 4 su 5 sono presenti sul web, hanno processi digitalizzati e puntano sulle digital skills, contro poco più della metà delle imprese non green”.

C’è spazio, durante la presentazione, anche per un intervento dell’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, che ha affrontato un tema molto caro al mondo green, quello delle auto elettriche, per le quali il piano di distribuzione sul territorio nazionale delle colonnine di ricarica per le auto elettriche “è stato preparato al Politecnico di Milano e presentato al ministro Delrio per una sua visione. Ora è una regia del ministero delle Infrastrutture”.

“Nel frattempo – ha precisato Starace – alcune città sono partite, altre meno, sono iniziative in ordine sparso che, visto che è presto, si possono inserire in un piano organico e credo sarà così”. Secondo l’ad di Enel, quello delle colonnine è un lavoro che può essere affrontato in maniere organica e ordinata, senza investimenti colossali.

Pubblicato in: News

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