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RAPPORTO DELLA FONDAZIONE ROSSELLI – Troppi sportelli bancari in Italia, segno di inefficienza

Se volesse essere come la Germania, l’Italia dovrebbe dimezzare il numero dei propri sportelli. Oggi il sistema bancario italiano, contando anche le filiali di Banco Posta, conta infatti circa 80 sportelli per 100mila abitanti contro i pochi più di 40 del sistema tedesco (escludendo Banco Posta il dato scende invece a 53,2). Il che non significa che per l’Italia sia auspicabile un taglio di questa dimensione (né che sia fattibile) ma si tratta di un’indicazione significativa per dare l’idea dello spazio di manovra che ha oggi il sistema per aumentare la propria efficienza.

“La politica degli sportelli ha un valore segnaletico importante” rileva infatti il XIX rapporto sul sistema finanziario della Fondazione Rosselli presentato ieri a Milano dai curatori Giampio Bracchi, presidente della Fondazione Politecnico di Milano e da Donato Masciandaro, direttore del dipartimento di economia politica della Bocconi di Milano. “Contiene in sé – continua il rapporto – l’effetto di una molteplicità di fattori di (in)efficienza, incluso il ruolo di variabili di sistema, quale il grado di flessibilità del mercato del lavoro oppure il ruolo del localismo oppure la diffusione dei servizi internet”. Per capillarità della rete l’Italia è seconda solo alla Spagna e nonostante la cura dimagrante avviata con la crisi il sistema resta sovradimensionato rispetto agli altri principali Paesi europei. “Se dovessimo arrivare ai livelli della Germania, includendo il Bancoposta gli sportelli dovrebbero essere dimezzati”, è stata la provocazione lanciata da Donato Masciandaro, nel corso della presentazione del rapporto, precisando però che non si tratta di “un auspicio ma solo di un benchmark”. 

Al centro del rapporto ancora una volta la necessità per il sistema di lavorare ancora sulla riduzione dei costi: con una riduzione dei ricavi del 3,5% annuo e una riduzione dei costi dello 0,5% i conti infatti ancora non tornano. Il tutto in uno scenario in cui la caduta di redditività è strutturale e riguarda tutta Europa, lasciando quindi pochi margini di azione sul fronte dell’aumento dei ricavi. 

L’EFFETTO EURO E L’EFFETTO DEBITO SOVRANO

Lo studio quest’anno approfondisce l’analisi della redditività dell’industria bancaria italiana confrontandola con la situazione europea mettendo in luce da un lato l’efficienza della struttura dei costi (in particolare gli sportelli appunto) e dall’altro l’efficacia nell’allocazione del credito. In particolare si evidenzia un effetto euro sulla redditività lorda: in un contesto in cui il margine di interesse diminuisce in tutti i Paesi, le perfromance dei Paesi Euro sono sistematicamente più basse di quelli dei Paesi non-Euro. D’altra parte la caduta del margine nell’area euro (su valori inferiori al 2%) è un effetto atteso della ,maggiore stabilità, integrazione e concorrenza dei mercati bancari. C’è poi stato anche un effetto Debito sovrano: la caduta dei margini netti di interesse è maggiore nei Paesi cosidetti Piigs (Porttogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) rispetto a quelli non-Piggs.L’analisi europea mostra comunque che in tutta Europa i costi sono diminuiti con una dinamica meno accentuata della riduzione dei ricavi: la riduzione dei costi del personale come percentuale dei costi operativi totali ha rallentato dopo i miglioramenti avvenuti nei primi anni 2000 con la massiccia introduzione dell’automazione e dei servizi internet. Infine, la redditività netta totale ha risentito anche del peggioramento nella crisi della qualità del credito. Anche qui lo studio rileva una chiara differenza ella redditività netta Tra Piigs e non Piigs a discapito dei secondi.

LE RACCOMANDAZIONI DEL RAPPORTO

Lo studio nel complesso conferma le policy già individuate lo scorso anno: per il sistema bancario italiano è indispensabile un aumento della produttività attraverso una razionalizzazione dei costi e un miglioramento delle capacità allocative. Una strategia che può essere attuata attraverso una diversa politica del lavoro e dei compensi; politiche di fusionii e acquisizioni hard, ossia che producano aumenti di produttività effettivi e immediati e non eventuali e posticipati; un maggior utilizzo della tecnologia per supportare la conoscenza della clientela e la corretta allocazione del credito 

LA QUALITA’ DEL CREDITO

Sul fronte dell’erogazione del credito il rapporto individua due ondate in cui l’effetto razionamento si è fatto sentire particolarmente: il 2008 con la crisi subprime e il 2011-2012 con la crisi del debito sovrano. Questa seconda ondata, rileva lo studio, ha diviso in due l”Euroopa colpendo con maggior forza i Paesi periferici. Se in Italia nei tre anni tra l’agosto 2011 e l’agosto 2014 il credito si è ridotto del 9%, i dati del Rapporto segnalano una riduzione del 33% in Spagna, del 22% in Portogallo e del 16% in Grecoa. Nel 2013-2014 con il rafforzamento patrimoniale delle banche italiane e la messa a disposizione di abbondante liquidità a basso costo da parte della Bce – spiega il Rapporto – il razionamento dell’offerta di credito si è allentato ma in un’economia in deflazione e senza investimenti, la domanda di buon credito delle imprese non è ripartita”. 

LA GOVERNANCE EUROPEA

Sul fronte della governance, il Rapporto torna a sottolineare l’importanza di accompagnare il processo di omogeneizzazione dell”Unione monetaria da progressi omogenei nel campo bancario e fiscale e nei livelli di competittività privata e pubblica. “Con la grande crisi – spiega il Rapporto – questi tassi di non omogeneità sono aumentati e gli effetti si sono evidenziati e sono deflagrati nella forte correlazione creatasi fra debiti sovrani e debiti bancari”. Per il Rapporto pe rrisolvere questa correlazione è necessaria la creazione di una credibile Unione Bancaria, attraverso il mantenimento di un’attendibile e indipendente politica monetaria e la creazione di due politiche economiche altrettanto credibili, una di supervisione e l’altra di gestione delle crisi. A cui si affianca la necessità di regole comuni in tema di bilancio, fiscale e vigilanza. “Basta notare che l’Italia – dice il Rapporto – ha allo stesso momento uno dei sistemi fiscali meno efficienti e un sistema di vigilanza bancaria fra i migliori a livello europeo”. 

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