Le tensioni geopolitiche in Asia e le nuove mosse di Donald Trump hanno offerto alle Borse l’occasione per una pausa dopo la lunga corsa avviata dopo la nomina del presidente Usa. Pesano sui listini i quattro missili lanciati da Pyongyang nel mare del Giappone, ma ancor di più il timore che le nuove iniziative di Washington sull’immigrazione e sulla sanità, nonché le accuse non provate verso Barack Obama, possano ritardare la riforma fiscale e gli incentivi promessi all’economia.
Non meno agitato il quadro europeo, condizionato dal tiro al bersaglio della campagna elettorale francese. Ad affondare gli umori degli operatori è stata ieri la decisione di Alain Juppé di ritirarsi dalla sfida visto che l’ex favorito del centro destra, François Fillon, rifiuta di farsi da parte. I mercati contavano che Juppé potesse arrivare al ballottaggio assieme a Emmanuel Macron, sorpassando Marine Le Pen, avvantaggiata dal forfait del sindaco di Bordeaux. La reazione dei mercati non si è fatta attendere: euro in calo a 1,058, mentre lo spread tra Berlino e Parigi, in termini di rendimento dei bond, si è allargato a 62 punti base (+4 rispetto a venerdì).
Seduta dai volumi in calo sulle borse asiatiche. Stamattina la Borsa del Giappone è in lieve ribasso nel finale di seduta: indice Nikkei -0,4%. Hong Kong è in rialzo dello 0,4% e Shanghai dello 0,1%, Seul +0,5%, Mumbai -0,2%.
I GRANDI FONDI METTONO AL BANDO SNAP
Nuova seduta al ribasso per Wall Street, in attesa dell’aumento dei tassi. JP Morgan prevede qualche turbolenza nei giorni che precedono l’annuncio della Fed del 15 marzo. Il Dow Jones (-0,24%) è sceso dotto i 21 mila punti, l’indice S&P 500ha chiuso a -0,33%, Nasdaq -0,37%.
Il rendimento del Treasury Bill è salito al 2,49%, dal 2,47% della chiusura di ieri. Siamo circa sui livelli di un mese fa.
Dopo l’esordio boom si è già sgonfiato il fenomeno Snap: -12,3% a 23.77 dollari, sotto il prezzo di collocamento di 24 dollari. Intanto diversi importanti investitori istituzionali hanno chiesto alle agenzie che curano gli indici di escludere il titolo Snap, che non prevede diritto di voto per i soci in assemblea, dai loro panieri. La società rischia perciò di non entrare negli acquisti di Etf e altri index fund.
In forte discesa banche e assicurazioni. JP Morgan ha perso l’1%.
ALLARME EIA: POCHI INVESTIMENTI, NEL 2020 PETROLIO PIÙ CARO
Poco mossi i prezzi del petrolio. Il Brent tratta a 55,90 dollari (-0,2%) scontando il rialzo della valuta Usa. Intanto, alla vigilia della conferenza annuale di Houston (presente il segretario generale dell’Opec Bankindo) l’Agenzia Internazionale dell’Energia lancia l’allarme: il calo degli investimenti dell’industria avrà forti effetti sulla produzione a partire dal 2020. Deboli le quotazioni del settore a Piazza Affari: Eni -1,18%, Saipem -1,45% e Tenaris -1,29%.
RALLY DI PSA DOPO L’ACQUISTO DI GM. FCA: “NON SIAMO PREOCCUPATI”
Giornata storica per l’industria dell’auto. Psa (+5,2%) ha concluso l’acquisto di Opel e Vauxhall da General Motors (-0,50%). L’operazione prevede un esborso di 2,2 miliardi di euro, compresi 900 milioni per il ramo europeo della finanza Gm. Il gruppo francese balza al secondo posto nella classifica per vendite in Europa con 4,3 milioni di vetture. Ma sia Volkswagen che Fiat Chrysler non credono che l’operazione possa influire sui loro programmi.
Gm si è comunque liberata di una partecipazione che negli ultimi 15 anni ha registrato perdite per 20 miliardi di euro, senza mai chiudere un esercizio in utile. Carlos Tavares, pdg di Psa , ha dichiarato che nei prossimi tre anni le sinergie tra Peugeot e Opel permetteranno risparmi per 1,7 miliardi. I margini operativi di Opel, secondo Tavares, saliranno al 6 % (contro l’attuale 2%). Ma i veri vantaggi riguarderanno lo sviluppo dei nuovi prodotti: la nuova Opel Corsa vedrà la luce nel 2020. Nel 2023 saranno lanciati cinque nuovi modelli Opel sviluppati su un’architettura comune con Psa.
A MILANO LA MAGLIA NERA, SI ALLARGA LO SPREAD
La congiuntura politica e l’aumento di capitale di Deutsche Bank hanno condizionato la seduta delle Borse europee, ieri tutte in calo. I future anticipano un avvio in rialzo dello 0,20%. Al solito, Milano ha patito più di tutte la frenata dei titoli bancari. Il Ftse Mib ha terminato la prima seduta della settimana in calo dell’1,07%, a 19.454 punti. In calo anche gli altri indici Ue con il Dax30 che ha perso lo 0,78%, il Cac40 a -0,6% e il Ftse100 in ribasso dello 0,43%.
Nell’incontro di ieri a Versailles, i quattro grandi (Italia, Germania, Francia e Spagna) hanno concordato che per andare avanti bisogna introdurre la possibilità di forme di condivisione meno vincolanti: l’Unione Europea a due velocità, la via preferita dalla Germania, si sta concretizzando.
Lo spread Btp/Bund, in attesa della riunione della Bce di giovedì, ha archiviato la seduta in allargamento a 180,79 punti base rispetto ai 175,071 della chiusura di venerdì scorso.
AL VIA UN NUOVO BTP 10 INDICIZZATO ALL’INFLAZIONE
Il ministero dell’Economia ha incaricato Deutsche Bank, JP Morgan, Mps, Société Générale e Ubs di curare il collocamento di un nuovo benchmark Btp indicizzato all’inflazione europea a scadenza 15 maggio 2028. L’emissione decennale, si legge in una nota del Tesoro, verrà perfezionata tramite un sindacato di banche «nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato».
La percentuale di titoli di Stato della zona euro a rendimento negativo risulta salita il mese scorso a quasi il 43% dal 40% di gennaio: in altre parole, su un totale di circa 7.180 miliardi sono 3.080 miliardi i titoli che l’acquirente è disposto a pagare per mettersi in portafoglio.
FRANA DB (-8,5%), IN FORTE CALO BANCO BPM
In Europa l’indice Stoxx del settore Banche è sceso dell’1,3%. Gli investitori hanno abbracciato la prudenza dopo l’annuncio del maxi-aumento di capitale da 8 miliardi di Deutsche Bank: alla Borsa di Francoforte la prima banca tedesca è caduta in ribasso dell’8,5% influenzando l’intero comparto bancario in Europa. A Parigi
Société Générale ha perso l’1,8%, BnpParibas -1,1%. A Piazza Affari Unicredit, che tira un metaforico sospiro di sollievo per aver chiuso con successo l’aumento di capitale prima dell’annuncio del travagliato colosso tedesco, ha chiuso in ribasso del 2,5%.
Intesa ha ceduto stamane l’intera quota in Allfunds Bank (Afb) – detenuta tramite la controllata Eurizon Capital SGR e pari al 50% del capitale – a fondi appartenenti a Hellman & Friedman, investitore leader nel private equity, e Gic, fondo sovrano di Singapore. Il corrispettivo in contanti è pari a circa 900 milioni di euro con una plusvalenza netta nell’ordine di 800 milioni di euro per il conto economico consolidato del Gruppo Intesa Sanpaolo. Afb è una piattaforma distributiva multimanager di prodotti di asset management rivolta a investitori istituzionali e nel 2016 ha contribuito al conto economico consolidato del Gruppo Intesa Sanpaolo per 34,5 milioni di euro in termini di utili.
Attraverso Banca dei Territori il gruppo bancario ha già raccolto 30 milioni con i Pir, i piani individuali di risparmio.
Cali consistenti per Banco Bpm (-4,1%). Nessuna delle azioni per le quali era stato esercitato il diritto di recesso a seguito della trasformazione in spa e alla fusione è stata acquistata al termine del periodo dell’offerta in borsa.
Bper Banca -2,7%, Ubi ha limitato le perdite a -0,6%. Gli analisti di Barclays hanno confermato il giudizio Equal Weight alzando il target price a 3,30 euro da 2,30 euro. Serviranno altri tre-quattro mesi di lavoro per perfezionare il processo di vendita delle quattro good bank. È quanto ha detto ieri Roberto Nicastro, presidente delle good bank.
POSTE ITALIANE GIÀ FESTEGGIA LA SUPERCEDOLA
Poste Italiane + 4,61% a 6,35 euro è stata la miglior blue chip di oggi. C’è euforia sul titolo perché potrebbe essere in arrivo un dividendo straordinario fino ad un miliardo di euro per dotare la Cassa Depositi e Prestiti le risorse per comprare dal Tesoro la sua quota, pari al 29,3%. Lo Stato italiano riuscirebbe così a incamerare un po’ di soldi, senza rinunciare a mantenere un minimo di influenza sulla società, in un momento in cui la politica parla molto di difesa degli interessi nazionali e dentro il Pd cresce lo schieramento che non vuole le privatizzazioni In audizione presso la Commissione Industria del Senato l’ad Francesco Caio si è limitato a dire che le mosse sul capitale le decide l’azionista e non il management aggiungendo che “l’azionista-Stato sta valutando come, quando e quali sono le modalità per ulteriori ed eventuali evoluzioni della compagine azionaria”.
TECHNOGYM AI MASSIMI, OGGI I CONTI SNAM
Scende Telecom Italia-1,27% a 0,776 euro), nonostante Mediobanca Securities confermi sul titolo la raccomandazione outperform e il prezzo obiettivo a 1,34 euro.
Snam ha segnato un -0,31% a 3,852 euro in attesa della pubblicazione dei risultati 2016 e dell’aggiornamento del piano.
Balzo di Fincantieri (+4,71%) dopo che, in un’intervista, il presidente francese François Hollande ha affermato che la Francia non si opporrà all’entrata della società italiana nel capitale di Stx.
Technogym (+1,9%) segna il nuovo massimo storico. La società ha comunicato ieri sera di aver chiuso il 2016 con un incremento dei ricavi dell’8,5% a 555 milioni di euro.
D’Amico International Shipping guadagna dell’1,7% dopo aver deliberato l’emissione, fino ad un massimo dell’equivalente in dollari di 35 milioni di euro di nuove azioni (comprensivo di sovrapprezzo) con assegnazione contestuale di warrant gratuiti esercitabili entro un periodo di cinque anni.