IRAQ
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dato il via libera a una serie di raid in Iraq contro i ribelli sunniti che da mesi controllano diverse regioni a nord e a ovest del Paese, oltre a parte della Siria. Già da oggi, inoltre, gli aerei statunitensi porteranno aiuti umanitari agli oltre 40mila membri di minoranze religiose (fra cui molti cristiani) che da giorni hanno trovato rifugio sulle montagne irachene Sinjar per sfuggire alle persecuzioni dei miliziani.
“Ho autorizzato bombardamenti mirati per proteggere il personale americano e un impegno umanitario per aiutare a salvare migliaia di civili iracheni che sono intrappolati su una montagna senza cibo e acqua e che andrebbero incontro a una morte certa”, ha detto il presidente parlando alla nazione.
Già a giugno Obama aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero potuto usare la loro forza aerea per fermare l’avanzata dell’Isis. “Negli ultimi giorni, questi terroristi hanno continuato a muoversi sul territorio iracheno e sono vicino alla città di Ebril, dove diplomatici e civili americani lavorano al nostro consolato e il nostro personale militare forma le forze irachene”, ha aggiunto Obama, che ha ricordato di voler aiutare il governo di Baghdad e la minoranza curda.
I combattenti islamisti (che a giugno hanno proclamato lo Stato Islamico nei territori conquistati) continuano ad avanzare e a rafforzare le loro posizioni sia in Iraq che in Siria e in Libano.
GAZA
Intanto, nella Striscia di Gaza è scaduta la tregua umanitaria di 72 ore concordata da Israele e Hamas. Non è stato raggiunto alcun accordo per il prolungamento del cessate il fuoco, ma i negoziati indiretti e il lavoro di mediazione dell’Egitto proseguono.
Il movimento islamista radicale e le altre fazioni palestinesi hanno annunciato la loro decisione di rifiutare una proroga della tregua con Israele. “Tutte le fazioni palestinesi, incluso Hamas, si oppongono a un prolungamento della tregua perché Israele si rifiuta di venire incontro alle nostre domande, ma i negoziati al Cairo proseguono”, ha dichiarato il portavoce di Hamas a Gaza, Fawzi Barhoum.
Subito dopo le 7, al termine della tregua, dei razzi palestinesi sono stati lanciati da Gaza contro lo Stato ebraico. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle forze armate di rispondere agli attacchi missilistici palestinesi e l’esercito ha reso noto di aver ripreso le operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza.
Al momento l’esercito israeliano ha fatto ricorso a bombardamenti aerei e di artiglieria ma non ha dispiegato truppe all’interno della Striscia. Dalla fine del cessate il fuoco sono stati lanciati 18 razzi verso Israele: due sono stati intercettati dal sistema difensivo “Iron Dome” su Ashkelon, 14 sono caduti in zone disabitate e altri, due sulla stessa Striscia di Gaza.